Cresce il numero dei Comuni che scelgono l’agroecologia e il biologico

Segnali positivi per il biologico, mentre cresce il numero dei territori che si impegnano nell’agricoltura che cura la terra: solo nel Lazio ci sono ben 11 biodistretti, e aumenta il numero dei Comuni che entrano nella rete di chi sceglie il bio.

Allo stesso tempo, gli studi indicano una ulteriore flessione di residui di pesticidi nel piatto, anche se non è ancora studiato il cosiddetto effetto cocktail.
Sono alcuni dei dati resi pubblici in occasione della terza tappa di “I Territori amano il bio – in tour”, iniziativa realizzata nell’ambito del progetto BEING ORGANIC IN EU.

Al Maxxi di Roma nei giorni scorsi c’è stata la terza tappa del tour (da Bologna a Milano e infine a Roma), la Festa del BIO, un’occasione per raccontare le storie e i progetti dei comuni virtuosi.

I Territori amano il Bio – in tour coinvolge, infatti, le amministrazioni locali impegnate nel promuovere pratiche virtuose per l’ambiente e le racconta durante un giorno di festa per sensibilizzare e coinvolgere un numero crescente di comuni.

La prova di una spinta che parte dal basso con l’impegno di amministratori locali che cercano ogni giorno di fare la differenza nella tutela del suolo e della salute dei cittadini.
I Territori amano il bio – in tour è un evento itinerante promosso dal più ampio progetto I Comuni amano il Bio di Cambia La Terra, campagna di divulgazione sostenuta da FederBio insieme a Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e WWF.

L’obiettivo è la realizzazione di un database che raccolga tutte le ordinanze emesse dalle amministrazioni pubbliche per un suolo libero da sostanze chimiche, in agricoltura, nelle aree verdi ma anche nelle mense pubbliche. Un modo per fare rete e far conoscere esempi virtuosi che partono dal basso e che possono far da guida ad altri comuni interessati a intraprendere un percorso attento all’ambiente.

In Europa non si arresta la crescita dell’agricoltura biologica, e l’Italia si conferma sempre più come una vera e propria eccellenza in questo campo.

Secondo i recenti dati del rapporto “The World of Organic Agriculture 2024″, dell’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL in collaborazione con IFOAM, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale, nel 2022 l’Italia si è posizionata al terzo posto per la superficie dei terreni biologici, con 2,3 milioni di ettari, dopo la Francia (2,9 milioni di ettari) e la Spagna (2,7 milioni di ettari), con una superficie di campi bio del 18,7% sul totale, oltre il doppio della media europea del 9%.
Inoltre, il nostro Paese ha fatto registrare uno dei maggiori incrementi nel 2022, con un aumento di oltre 0,2 milioni di ettari rispetto al 2021, subito dopo la Grecia.

Ancora, l’Italia mantiene il primato per quanto concerne il numero di produttori bio con oltre 82.593 unità sui 480.000 attivi in Europa.
Podio anche per quanto riguarda il numero di trasformatori, quasi 24.000.

E segnali positivi arrivano anche dal dossier di Legambiente “Stop Pesticidi nel Piatto”: dal 2022 al 2023 le tracce di fitofarmaci negli alimenti – comunque entro i limiti di legge – sono passate dal 44,1% al 39,2%, con una diminuzione del 5%.
Aumentano anche i campioni analizzati privi di residui, dal 54,8% al 59,1%. Eppure, c’è ancora molto da fare.

Seppure nei limiti di legge, residui di pesticidi sono stati tracciati nel 15,6% dei campioni analizzati: su quasi un quarto di questi, nel 23,5% dei casi, si ritrovano tracce di diverse sostanze di sintesi.

È soprattutto questo “cocktail di fitofarmaci” a scatenare possibili effetti negativi sull’organismo umano, ma la ricerca su questo possibile rischio ancora langue.

Durante la manifestazione romana Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio ha puntato però il dito contro la schizofrenia dell’UE: “Mentre la Commissione europea chiede di raggiungere gli obiettivi delle strategie Biodiversità e Farm to Fork, che prevedono la riduzione dei pesticidi del 50% entro il 2030, allo stesso tempo ritira il regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) e rinnova per altri 10 anni l’uso del glifosato, un erbicida dannoso per l’ambiente e la salute umana.

Sostenere le amministrazioni che stanno adottando regolamentazioni per una transizione ecologica, che punti sulla riduzione della chimica di sintesi in agricoltura e a promuovere i distretti biologici per un rapporto virtuoso tra agricoltori e cittadini, è fondamentale.

Le numerose pratiche green possono essere replicate da altri comuni, così da creare una rete sempre più solida e influente che promuove un futuro più verde e sano”.

Alle prossime elezioni europee si deciderà anche sul futuro della transizione ecologica, su dare priorità alle politiche di sostenibilità in campo ambiente e salute o continuare a dare centralità allo sviluppo economico tradizionale.

L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) durante la XIII edizione delle Giornate Italiane Mediche dell’Ambiente, che si è svolta di recente presso l’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia a Roma, ha presentato raccomandazioni e proposte per migliorare le politiche ambientali e sanitarie a livello europeo, condensate in un Manifesto/Appello, ove non è mancato ovviamento un richiamo netto ai pesticidi: “Per quanto riguarda il contrasto ad un sistema alimentare basato sugli allevamenti e sull’agricoltura intensivi, ISDE Italia – si legge nel Manifesto/Appello – ritiene necessario che: vengano immediatamente banditi tutti i pesticidi che possono provocare danni alla salute; vengano incentivati la produzione biologica e locale ed il consumo a filiera corta.”

(https://www.isdenews.it/wp-content/uploads/2024/05/Manifesto-ElezioniEU_ISDE-1.pdf).

Qui per approfondire: https://www.cambialaterra.it/liberi-dai-pesticidi/.