Al 2021 la stima degli anziani non autosufficienti era pari a 3.959.395 individui e tra il 2020 e il 2021 la popolazione over65 non autosufficiente è cresciuta dello 0,6%. Di converso, continua la diminuzione di offerta di posti in servizi semiresidenziali socio-sanitari, che dopo il -4% tra 2019 e 2020 segna un ulteriore -12% tra 2020 e 2021, mentre  le ore di assistenza domiciliare integrata (ADI) erogate sono aumentate del 6,5%. Ma l’aumento delle ore di ADI non compensa il forte calo registrato nel 2020: infatti, nel 2021 le ore di assistenza garantite restano dell’11% inferiore ai valori del 2019. Sono alcuni dei dati del 6° Rapporto Osservatorio Long Term Care “La sostenibilità del settore Long Term Care nel medio-lungo periodo “, pubblicato dall’Università Bocconi e curato da Giovanni Fosti, Elisabetta Notarnicola e Eleonora Perobelli. 

Per quanto concerne la rete sociale, non sono disponibili dati sulla rete di offerta nazionale, salvo per il dato sui posti letto in strutture residenziali proposto da Istat che non è stata aggiornato. Ad ogni modo, nel 2020 questi sono stati 11.171, in calo del 33% rispetto alla rilevazione relativa al 2018. Anche in questo caso, l’assenza di dati interpretativi limita la capacità di analizzare puntualmente le ragioni di questo andamento. Per quanto concerne i servizi ad afferenza sociale, i dati 2020 (i più recenti a disposizione) permettono di vedere chiaramente l’impatto della pandemia anche sulla rete sociale: gli ospiti dei servizi residenziali sociali sono diminuiti del 39% rispetto al 2018; 2018; gli utenti dei centri diurni del 42%. Entrambi i servizi hanno risentito delle misure restrittive per l’accesso di nuovi utenti durante le fasi più acute della pandemia. Sono invece cresciuti gli interventi domiciliari, in relazione alle misure straordinarie messe in campo dai comuni per raggiungere gli anziani durante il lockdown.

Il tasso di copertura del bisogno garantito dalla rete socio-sanitaria pubblica è complessivamente molto contenuto  e i servizi semiresidenziali raggiungono una quota prossima allo zero del fabbisogno, rimanendo di gran lunga il setting meno diffuso della rete, mentre la residenzialità raggiunge il 7,2% del bisogno sugli over65 non autosufficienti. La copertura del bisogno sale invece al 9,6% se l’utenza in carico viene messa in relazione con la fascia di popolazione più in target per il servizio, gli over75 non autosufficienti. E anche per quanto riguarda le RSA nelle diverse regioni italiane si registra un’ampia variabilità che segue la geografia del Paese: nelle regioni del Nord i tassi di copertura sono superiori al 10%, nel Centro-Sud sono compresi tra l’1 e il 5% (con l’eccezione delle Marche, che raggiungono il 19% degli over75 non autosufficienti), percentuali estremamente contenute. Questa distribuzione dei tassi di copertura è coerente con la presenza delle strutture sul territorio nazionale, anche se l’assenza del dato sulla distribuzione dei posti letto per regione impedisce una rappresentazione a livello locale. Il Molise risulta come outlier, mentre le regioni rimanenti possono essere suddivise in tre cluster: un primo, concentrato nel Centro-Nord, in cui viene raggiunto oltre un quarto del target (Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Roma-gna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento); segue un cospicuo numero di regioni che coprono tra il 10 e il 20% del fabbisogno (Basilicata, Marche, Puglia, Campania, Umbria, Sicilia, Liguria, Abruzzo, Lazio). Infine, un ultimo gruppo di territori raggiunge meno del 10% dei potenziali beneficiari: Sardegna, Calabria, Provincia Autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta.

Per quanto riguarda il “badantato”, i dati INPS sul lavoro domestico in Italia incrociati con quelli Istat sulla popolazione residente ci permettono di aggiornare annualmente la cifra che rappresenta la presenza di badanti in Italia. Per il 2021, la stima del numero di badanti – regolari e irregolari – è di 1.073.565 individui . In termini di incidenza percentuale questo implica la presenza di una badante ogni 15 cittadini over75 oppure ogni 35,54 cittadini over75 non autosufficienti. E anche in questo caso lsi conferma una maggior incidenza nel Centro e Nord in Italia, in continuità con le stime precedenti. Dopo due anni di aumento sostenuto del numero di badanti regolari, tra il 2021 e il 2022 la tendenza si è invertita, con un calo del 4,9%. Tra le possibili ragioni vi è una riduzione delle regolarizzazioni “spontanee” promosse nelle fasi più critiche della pandemia da Covid-19 per garantire continuità nella cura e l’esaurirsi della norma prevista dal DL 34/2020, che aveva portato all’emersione di lavori irregolari. A questo si aggiungono anche i diversi «shock economici» che le famiglie italiane hanno dovuto affrontare nel 2021-2022 che potrebbero aver influito sulla loro disponibilità (e capacità) a pagare per tali servizi.

Complessivamente, la fotografia del settore al 2022 ci restituisce un’immagine in cui il bisogno di servizi per la non autosufficienza aumenta inesorabilmente, mentre il welfare pubblico ne raggiunge una quota minoritaria e prevalentemente con un servizio, ADI, la cui capacità effettiva di presa in carico rimane controversa. I gestori, dal proprio canto, mantengono un posizionamento saldamente ancorato al mercato accreditato con un’apertura limitata a servizi diversi dalla residenzialità, rimanendo quindi lontani dalla potenziale platea di bisogno presente nel nostro Paese. In questo quadro, l’offerta più capillare per accompagnare l’invecchiamento rimane il badantato, pur con tutti i limiti e le implicazioni (sociali e di cura) che questo comporta.

Intanto, come si ricorderà, la riforma delle politiche per la non autosufficienza in Italia è stata approvata con la Legge Delega 33/2023, ma –  purtroppo – ad oggi resta sostanzialmente “lettera morta”. Infatti, il Decreto Legislativo 29/2024 ha fortemente compromesso l’impianto innovativo della riforma (vanificato tante aspettative) e rinviato “a babbo morto” le necessarie decisioni. E così la riforma che doveva ridisegnare la domiciliarità, la residenzialità e l’indennità di accompagnamento in funzione dei bisogni delle persone anziane non autosufficienti e che doveva offrire loro una migliore qualità della vita, per ora ha generato soltanto cocenti delusioni (https://www.pressenza.com/it/2024/03/tutti-contro-il-decreto-legislativo-per-la-riforma-della-non-autosufficienza-anche-le-regioni/). 

Qui per approfondire e  recuperare tutti i rapporti dell’Osservatorio: https://www.sdabocconi.it/it/faculty-ricerche/ricerca/health-and-life-sciences-knowledge-platform/cergas/osservatori/osservatorio-long-term-care