Ancora una volta ci sembra necessario prendere posizione sulla situazione di guerra in Medio Oriente.
I seguenti punti ci paiono rilevanti:
- Nonostante questo conflitto riguardi soprattutto il controllo del territorio, sono coinvolti altri interessi, che si stanno arricchendo a costo di vite umane.
- Chi lancia missili sui territori altrui è un criminale violento che andrebbe giudicato come tale nei tribunali internazionali.
- Il futuro di qualsiasi territorio deve essere deciso dai suoi abitanti, senza l’intromissione di interessi esterni.
- Se la situazione fosse invertita e gli israeliani, al posto dei palestinesi, si trovassero rinchiusi in carceri a cielo aperto come la Striscia di Gaza o la Cisgordania, le podenze occidentali e l’ONU non lo tollererebbero.
Alla luce di tutto questo, prendiamo la seguente posizione:
- Non appoggiamo il governo e l’esercito d’Israele e neanche il governo e i militari palestinesi. Sosteniamo invece i cittadini di entrambe le parti che non vogliono né guerra né violenza nelle loro comunità.
- Lanciamo un appello per il cessate il fuoco e il disarmo delle due parti (sia convenzionale che, nel caso di Israele, nucleare), sotto la supervisione di paesi neutrali, senza interessi economici o militari nella regione e per un immediato embargo sulle armi che riguardi tutti le parti in conflitto.
- Chiediamo a tutti i paesi della regione di iniziare colloqui di pace dove non ci sono ancora trattati in vigore.
- Lanciamo un appello perché tutte le parti partecipaino alla prossima riunione dell’ONU su una zona libera da armi nucelari, al fine di disarmare la regione nel minor tempo possibile.
- Ci rivolgiamo a tutti i paesi della regione perché rinuncino alla guerra come modo di risolvere i conflitti.
Per Mondo senza Guerre la soluzione non consiste nel creare uno o due stati nel territorio attualmente occupato da Israele e Palestina, ma in una Nazione Umana Universale senza frontiere e senza restrinzioni di qualsiasi tipo per gli esseri umani. Tuttavia, fino a che questa visione non si trasformerà in realtà, crediamo che siano gli abitanti di questo territorio a dover decidere sulla sua amministrazione; se questi considereranno che due stati sono una soluzione migliore di uno, appoggeremo questa scelta. E’ chiaro che qualsiasi decisione presa da persone che vivono in una società disarmata e pacifica non porterà alla costruzione di muri che dividono la gente, tenendola rinchiusa in condizioni inumane.
Inoltre, diciamo a tutti quelli che da fuori vogliono aiutare e da dentro vogliono porre fine alla violenza che la cosa più importante da fare è aiutare il processo di riconciliazione. “Riconciliare non è dimenticare né perdonare, è riconoscere tutto quello che è accaduto e proporsi di uscire dal circolo vizioso del risentimento. È lasciar scorrere lo sguardo per riconoscere gli errori in sé e negli altri. Riconciliarsi internamente è proporsi di non passare per lo stesso cammino due volte, ma disporsi a riparare doppiamente i danni prodotti” [1].
Promuovere questo atteggiamento dentro e fuori dalla regione significa fare la cosa migliore per portare questo capitolo della storia umana a una conclusione nonviolenta.
Non siamo ingenui e sappiamo che è improbabile che i potenti prendano questa posizione, ma essa è comunque corretta. Speriamo che questo messaggio di riconciliazione e nonviolenza venga ascoltato nella regione e ispiri le nuove generazioni a trovare una via d’uscita da questa situazione disperata.