Ha registrato una grande partecipazione la visita all’interno dell’ex-carcere militare organizzata dal Movimento Nonviolento domenica 18 novembre a Peschiera del Garda (VR).
E’ stato un modo per celebrare i 40 anni (1972-2012) dall’approvazione della Legge che in Italia ha riconosciuto l’obiezione di coscienza ed istituito il servizio civile (prima sostitutivo, poi alternativo, oggi volontario).
In tanti ci siamo trovati davanti al Municipio di Peschiera, accolti dal Sindaco, il quale ha riconosciuto il valore della nostra presenza. “Allora non capivamo, ed eravamo spaventati nel vedere il nostro paese militarizzato ogni volta che c’era una manifestazione a favore degli obiettori. Oggi siamo molto lieti che le vostre idee si siano affermate e siamo contenti di avervi come graditi ospiti”.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, ha ricostruito la storia del movimento degli obiettori di coscienza, testimoni di pace che prendono sul serio il ripudio costituzionale della guerra, proponendo un’idea alternativa della difesa civile, non armata e nonviolenta. Ieri come oggi l’obiezione di coscienza è un modo di pensare, da cui deriva un modo di essere.
Abbiamo dedicato la giornata agli obiettori che in molti paesi europei ancora devono affrontare il carcere e molte difficoltà per affermare il loro diritto al rifiuto del servizio militare (a Cipro, in Turchia, in Grecia) e naturalmente ai giovani obiettori che si trovano coinvolti nel sanguinoso conflitto Israele / Palestina (da una e dell’altra parte dobbiamo sostenere e dare voce a chi sceglie di agire con la nonviolenza). Un pensiero è stato dedicato anche agli obiettori che in questi anni ci hanno lasciato (Enzo Melegari, Giuseppe Gozzini, Piergiorgio Acquistapace, Manlio Mazza, ed altri). Un ringraziamento è andato agli avvocati che difesero gli obiettori di coscienza nei tribunali militari (tra gli altri l’avv. Canestrini, Ramadori, Corticelli), contestando la “giustizia militare” e contribuendo all’ottenimento del riconoscimento giuridico del rifiuto dell’istituzione militare.
Significativa la presenza anche di alcuni esponenti del mondo militare che vissero quell’epoca “dall’altra parte”, ma che hanno voluto trascorrere la giornata con noi. Ci ha fatto piacere stringere la mano al Procuratore militare del Tribunale Militare di Verona che ha riconosciuto il valore degli obiettori che incontrava sul banco degli imputati.
Davanti alla caserma XXX Maggio, il presidente emerito del Movimento Nonviolento, Daniele Lugli, ha ricordato l’impegno fondamentale di Aldo Capitini (e dei suoi amici e collaboratori come Riccardo Tenerini, Silvano Balboni, Pietro Pinna) per lo sviluppo dell’obiezione di coscienza già durante il fascismo e nell’immediato dopo guerra.
Il rappresentate dell’Istituto storico veronese della resistenza, Giuseppe Muraro, ha raccontato una delle pagine più buie della storia della Repubblica di Salò che rinchiuse proprio nel carcere di Peschiera un migliaio di giovani renitenti alla leva o disertori dell’esercito fascista (veri e propri obiettori di coscienza) che furono tutti deportati e trovarono la morte nei lager nazisti.
Poi siamo entrati dentro la struttura militare (ormai chiusa e abbandonata da più di 10 anni) dove più di 200 persone sono state accompagnate a visitare quelle che erano le camerate, le celle, la mensa, l’infermeria, l’ufficio matricole, i gabinetti, i cortili dell’ora d’aria, da tre obiettori che a Peschiera furono detenuti: Matteo Soccio, Claudio Bedussi, Enzo Bellettato.
Non è stata solo una giornata per “fare memoria” (e mantenere intatto il filo che lega i primi obiettori di coscienza con quel milione di giovani che in 40 anni ha scelto di servire la patria con il servizio civile), ma soprattutto un’occasione per rilanciare l’obiezione di coscienza come primo passo decisivo per la non-collaborazione con la struttura militare e la preparazione della guerra; oggi il Movimento Nonviolento è impegnato nella campagna “disarmo” che nell’obiezione di coscienza deve trovare la propria linfa vitale.