Situazione umanitaria
Le operazioni militari a Rafah si estendono malgrado l’opposizione di molte diplomazie, anche tra quelle che sostengono ed armano Israele.
L’esercito ha annunciato di aver spedito a Rafah una quarta brigata, per far fronte alle azioni di resistenza che avevano causato molte perdite nelle sue fila.
La popolazione continua a sfollare, ma non sa dove andare, perché a Gaza non ci sono posti sicuri. 850 mila, secondo l’UNRWA, le persone che hanno lasciato i campi profughi di Rafah a piedi o su carrette trainate da asinelli o cavalli.
Molti di loro hanno passato le notti senza un tetto sulla testa.
Anche nelle nuove zone di sfollamento li hanno raggiunte le bombe israeliane. A Nusairat, nel centro, un solo raid aereo ieri ha ucciso 20 persone, in maggioranza donne e bambini.
Gli organismi dell’ONU lanciano ripetutamente l’allarme sul pericolo carestia, ma i generali israeliani da quell’orecchio non sentono.
Sono passate due settimane dalla chiusura del valico di Rafah e gli aiuti passano dagli altri valichi col contagocce.
Il porto galleggiante costruito dagli USA non copre neanche il 10% del fabbisogno della popolazione assediata.
Nell’ospedale Awdah, nel nord di Gaza, non c’è più neanche una goccia di acqua potabile. Lo ha annunciato l’OMS, che ha imputato la carenza al mancato rifornimento di carburanti. L’ospedale Awdah è l’unica struttura ospedaliera ancora aperta nel nord della Striscia.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Un palestinese di 44 anni, Sami Taratqa, è stato assassinato a sangue freddo ad un posto di blocco israeliano tra la Cisgiordania e Gerusalemme est. Testimoni oculari hanno ribadito che i soldati hanno sparato raffiche di mitra contro la vittima da una distanza di oltre 10 metri.
La stampa israeliana riporta le solite dichiarazioni dell’esercito sul tentativo di accoltellamento.
La Mezzaluna rossa palestinese ha informato in un comunicato che i soccorritori non hanno potuto intervenire a salvare la vittima, per il divieto dei soldati ad avvicinarsi, sotto la minaccia delle armi.
Un’agonia durata quasi due ore.
Dopo la morte del ferito e l’accertamento di non essere nell’elenco dei ricercati, il suo corpo è stato consegnato alla Mezzaluna rossa.
Israele
Alta tensione nel consiglio di guerra a Tel Aviv, dopo l’ultimatum di Gantz diretto a Netanyahu.
Il premier ha respinto le proposte avanzate dei responsabili della sicurezza, per la ripresa delle trattative indirette con Hamas e questo atteggiamento – secondo alcuni analisti israeliani – potrebbe accelerare l’uscita di Gantz dal governo.
La minaccia dell’ex ministro della difesa in realtà è spuntata, perché Netanyahu sa di aver una maggioranza di tre seggi in parlamento e il suo governo non cadrà con la dipartita del governo di emergenza.
Netanyahu è più preoccupato per le pressioni USA, che sembrano lavorare meglio per gli interessi di Israele rispetto a quanto stia facendo lo stesso governo israeliano.
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Sullivan, dopo gli incontri di Riad è volato direttamente a Tel Aviv per informare Netanyahu della disponibilità di Mohammed Ben Salman a riconoscere Israele, ma che bisognerebbe dare qualche patina di un percorso che porti alla fine ed in secondo tempo ad uno Stato palestinese.
La proposta USA non prevede il blocco dell’offensiva su Rafah, ma solo una sua gestione a tappe, con lo sfollamento della popolazione prima della mattanza contro la resistenza armata.