Stamattina alle 11:00, 17 persone aderenti alla campagna Fondo Riparazione di Ultima Generazione, in via dei Condotti hanno ricoperto le vetrine di Yves Saint-Laurent, Luis Vuitton, Bulgari e Giorgio Armani con vernice arancione. Hanno esposto striscioni con scritto “1 ottobre GIUSTIZIA Piazza del Popolo” e “Fondo Riparazione” e hanno coperto di vernice arancione le vetrine dei suddetti negozi. Alle 11:55 sono arrivate le forze dell’ordine che hanno portato le persone in commissariato.
Aldo, padre, 42 anni, ha dichiarato “Questi negozi sono simboli di una società ingiusta, questo lusso è basato sullo sfruttamento delle persone e del pianeta”.
Ismaela, 25 anni, studentessa, ha dichiarato: “ Sono preoccupata per tutti i lavoratori, compresi i miei genitori, che anche questa estate saranno costretti a lavorare in condizioni disumane, rischiando un malore e di finire in ospedale per le temperature folli. Sono qui perché sono stanca di vedere le persone comuni costrette a subire condizioni sempre più precarie per sopravvivere. Tutto questo per l’arricchimento di una piccolissima parte restante della popolazione ricca, tra cui i nostri politici.”.
Angelo, ingegnere energetico, 25 anni, ha dichiarato “Sono spaventato per noi e per i miei genitori. Ci aspetta un futuro di miseria totale se il Governo non attua subito misure di conversione ecologica che tengano conto del divario economico della nostra società”
IL LUSSO È SIMBOLO DI UNA SOCIETÀ MALATA
I negozi di Giorgio Armani, Yves Saint-Laurent, Bulgari e Giorgio Armani sono simbolo di uno stile di vita totalmente insostenibile. Un stile di vita scandaloso davanti al divario economico in Italia. Secondo il rapporto Oxfam Italia: la ricchezza posseduta dai 50.000 italiani più ricchi supera di tre volte quella dei 25 milioni di italiani più poveri. Con questo gesto denunciamo la complicità delle multinazionali del lusso e il governo nel sostenere un modello economico che permette ad una fetta minuscola della popolazione di accumulare vergognose ricchezze e di abusare selvaggiamente delle risorse planetarie. Inoltre, la cultura del lusso, attraverso la sua pubblicità, è responsabile di alimentare una società malata, dove il valore individuale è distorto dall’accumulo di beni materiali e dal prestigio sociale, anziché dai principi di giustizia, solidarietà e gratitudine.
IL DISTURBO NECESSARIO IN UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA
L’estate si avvicina. Con l’azione di disobbedienza civile di oggi vogliamo ricordare che l’anno scorso sono morte 62.000 persone per il caldo in Europa. Questo è solo uno dei tantissimi effetti della crisi climatica ed ecologica. Per salvaguardare il nostro territorio e la sua cittadinanza, è fondamentale un profondo cambiamento del nostro sistema. Ultima Generazione pratica la resistenza civile nonviolenta come primo passo verso un cambiamento di democrazia. Questa classe politica si sta dimostrando incapace di affrontare le sfide che la Storia sta loro ponendo con l’urgenza della crisi climatica. Non solo è macchiata da diverse inchieste per corruzione (vedi recenti inchieste in Puglia, Sicilia e Liguria e vicenda della ministra Santanché) ma non è rappresentativa della popolazione italiana, che, ricordiamo, in un recente sondaggio Ipsos si è dichiarata preoccupata per la crisi climatica al 78,8%. La resistenza nonviolenta è un’alternativa all’apatia politica. È una storica e potente forma di partecipazione politica che crea una crepa nella quotidianità, aprendo così uno spazio di confronto e opportunità di cambiamento.
LA NOSTRA RICHIESTA
Abbiamo bisogno di un piano di adattamento che sia in linea con la reale emergenza che sta affrontando il nostro paese. La nostra richiesta è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari. Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.