L’8 novembre 2012 si è aperto il 18° congresso del Partito Comunista Cinese nel quale saranno eletti i quadri dirigenti del paese come il segretario del Partito, il presidente della Repubblica, il Primo Ministro e il presidente dell’Assemblea Nazionale.
Reporters senza frontiere è preoccupata dal rafforzamento del controllo dell’informazione effettuato dalle autorità che, da più di un mese, hanno messo in campo mezzi considerevoli per imbavagliare la stampa e le voci dissidenti. L’organizzazione chiede alle autorità di Pechino di allentare la sorveglianza e il controllo su internet affinché i cinesi possano esercitare i loro diritti di libera espressione e informazione.
“E’ molto inquietante constatare che, a cinque anni dall’ultimo Congresso, non siano diminuite né la severità delle autorità ne la loro volontà di un controllo assoluto dell’informazione. Anche se non conosciamo ancora i nomi dei nuovi membri del Comitato Politico del Partito Comunista, già constatiamo che la politica di censura dell’informazione e di repressione di coloro che reclamano la libertà d’espressione non è pronta a finire. Gli arresti e le condanne continuano mentre i ‘soldati’ della censura sorvegliano incessantemente gli autori di qualunque proposta politica che cerchi di far emergere un dibattito democratico” ha dichiarato l’organizzazione.
“Chiediamo al prossimo segretario generale del Partito e al presidente della Repubblica di mettere fine agli arresti di giornalisti, bloggers e dissidenti ed a ogni violazione quotidiana della libertà di stampa. Il mantenimento del’ordine e della stabilità dello Stato non possono continuare a giustificare la repressione nei confronti dei militanti per i diritti umani e dei difensori della libertà d’espressione “, ha aggiunto RSF.
Reporters senza frontiere ha fatto un bilancio non esaustivo delle ultime settimane prima del 18° Congresso e dei numerosi attentati alla libertà d’informazione, testimonianza della continuità autoritaria al potere.
L’organizzazione raddoppierà la sua vigilanza durante tutta la durata del Congresso documentando nuovi casi di censura su una pagina del suo sito specificatamente dedicata.
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Repressione, arresti, condanne we minacce ai dssideni, alle loro famiglie e ai loro sostenitori.
All’avvicinarsi del Congresso il Partito si è preoccupato di dare una ripulitina tra i ranghi dei difensori dei Diritti Umani.
Prima si sono dedicati a imbavagliare i dissidenti sospettati di voler destabilizzare lo stato. Il famoso attivista Hu Jia, agli arresti domiciliari dopo essere uscito di prigione nel giugno 2011, testimonia l’indurimento delle autorità all’approssimarsi del Congresso. Perquisito e detenuto per poco tempo per aver lanciato uno sciopero della fame, Hu Jia ha visto tagliata temporaneamente la connessione a internet dopo alcuni commenti pubblicati sul suo account Twitter. Internet è il solo mezzo per Hu Jia di comunicare con sua moglie Zeng Jinyan e sua figlia che vivono attualmente a Hong Kong. Le pressioni o le rappresaglie sulle famiglie dei dissidenti sono pratica regolare da parte del potere politico. Continuare a difendere Liu Xiaobo, vuol dire mettere in pericolo sua moglie, Liu Xia, le cui condizioni di vita si sono aggravate negli ultimi mesi. L’artista fotografico è anche lui agli arresti domiciliari, sorvegliato a vista da poliziotti. Il 13 ottobre scorso RSF ha diffuso video di Liu Xia a casa sua, totalmente isolata dal resto del mondo. La famiglia dell’avvocato Chen Guangcheng è anch’essa perseguitata dalle autorità che, alla fine di ottobre hanno violentemente perquisito la casa di suo fratello, Chen Guangfu, e arrestato il figlio. Il padre aveva presentato denuncia alla corte di Yinan, nella provincia di Shandong; la corte ha rifiutato di aprire un’inchiesta.
Più di recente, la notte tra il 5 e il 6 novembre 2012, le autorità di Jinan nella provincia di Shandong hanno arrestato l’avvocato Shu Xiangxin, accusandolo di “ricatto ed estorsione”. Gli hanno sequestrato il computer. Sua moglie intervistata da Radio Free Asia, è stata a sua volta interrogata per molte ore dalla polizia. Per aver pubblicato on-line informazioni sulle spoliazioni subite dagli abitanti dei villaggi della provincia Shu Xiangxin è stato sottoposto a pressioni da parte degli uffici provinciali ed è stato perquisito da individui non identificati.
Censurare l’informazione “sensibile”
Per tutto il mese d’ottobre le autorità si sono applicate all’intercettazione delle informazioni « sensibili » che potrebbero perturbare il buon andamento del congresso. I censori di Pechino hanno raddoppiato gli sforzi con l’obiettivo di un controllo totale dell’informazione nel paese.
Così le informazioni sulla manifestazione nel villaggio di Yingge, sull’isola di Hainan (Sud), sono state censurate appena messe su internet. La manifestazione, contro il progetto di costruzione di una centrale elettrica, aveva radunato varie centinaia di migliaia di manifestanti. I messaggi riguardanti la manifestazione pubblicati su Weibo sono stati cancellati e gli utenti che li avevano ospitati sono stati bloccati. Le piattaforme di microblogging Sina Weibo, Wang Yi, Teng Xun e Tian Ya She Qu sono state anch’esse censurate.
Il sito pechinese “Rete di giustizia e lotta alla corruzione in Cina” è stato perquisito e il suo server messo fuori servizio per ore. Il sito dava conto di numerose violazioni dei Diritti Umani in Cina ed in particolare delle espropriazioni forzate di terreni fatte dalle autorità in varie province. Il responsabile del sito Mr Cheng denuncia che la polizia cibernetica cinese ha chiuso i suoi servers e bloccato numerosi indirizzi IP del suo sito.
Allo stesso modo le reti sociali sono sotto sorveglianza. Il principale servizio di messaggeria istantanea cinese, QQ, è oggetto delle attenzioni delle ciber autorità. Proprietà della società Tencent, il programma permette alle autorità di monitorare al dettaglio tutti gli scambi tra gli internauti, cercando certe parole chiave o espressioni. L’identificazione dell’autore del messaggio è possibile grazie al numero di registrazione del programma.
Tibet: pacificazione dell’informazione e soppressione delle « cattive notizie »
Invece di ristabilire la pace addolcendo la politica discriminatoria verso le minoranze etniche , il regime insiste nel soffocare la voce dei cittadini che cercano di far giungere notizie fuori dalla regione del Tibet. Arresti a ripetizione e divieto di qualunque riunione pubblica. L’intensificazione della repressione in Tibet si è tradotta in arresti di massa arbitrarie nei monasteri tibetani. L’illegittimità degli arresti nella zona è ogni giorno più flagrante. La moltiplicazione delle operazioni di polizia spinge i monaci a gesti disperati: si contano ormai una sessantina di immolazioni dal 2009, altrettanti drammi che le autorità cercano di nascondere alla comunità internazionale.
Allo scopo di limitare la fuoriuscita di informazioni dalla regione i movimenti fisici delle popolazioni sono severamente regolamentati. L’accesso a Lhasa è sempre più difficile dato che le autorità richiedono una carta d’identità speciale per i tibetani che abitano in quella città. A Hezuo, città della provincia di Gansu (Sud du Tibet), è stato vietato agli scolari di andare in vacanza fuori dalla regione. Sono stati soppressi i mezzi di comunicazione mobili nella regione tibetana della provincia di Sichuan, dove si può usare solo la rete fissa. Fonti anonime parlano di un blocco semi-totale dei mezzi di comunicazione a Gannan (Sud del Tibet), dove la vendita di carte SIM è stata sospesa e chiusi i cybercaffé.
Pechino cerca soprattutto di restringere le informazioni sulle frequenti immolazioni dei monaci. Il primo novembre 2012, Tibet Post International, media on line con sede a Dharamsala e sostenuto da RSF, ha avuto notizia dell’arresto di quattro monaci del monastero di Tsoe Gaden Choeling, per aver “diffuso informazioni e prove all’esterno” riguardanti le immolazioni. La situazione attuale di Lobsang Choephel, Tsundue, Losel, et Topden è sconosciuta come il loro luogo di detenzione.
Ugualmente il 25 ottobre 2012, un monaco di 38 anni, Jinpa, è stato arrestato senza apparente motivo. Nel 2008 era già stato detenuto per aver diffuso notizie a livello internazionale. Due giorni prima, il 23 ottobre, Tashi Norbu, giovane monaco tibetano di 19, è stato arrestato per avere avuto una conversazione con uno Smartphone che poteva collegarsi a internet. I proprietari di questo genere di telefoni sono peraltro spesso meta di perquisizioni nei monasteri.
L’arresto del monaco Golog Jigme Gyatso, che aveva collaborato con Dhondup Wangchen, realizzatore del documentario girato in segreto “Leaving Fear Behind”, è stata recentemente confermata. Quest’ultimo era stato interrogato lo scorso 20 settembre mentre tornava nella regione tibetana dell’Amdo.
Contenimento della stampa straniera
Il partito vuole anche controllare i dispacci della stampa straniera nel suo ruolo essenziale di informazione sia della comunità internazionale che di quella cinese, vittima della accresciuta censura che le autorità impongono alla stampa locale.
Dopo la censura del 29 giugno 2012 del sito del gruppo Bloomberg, specializzato in economia e finanza, a seguito della sua inchiesta sulle ricchezze della famiglia di Xi Jinping, vice-presidente della Repubblica Popolare e successore annunciato di Hu Jintao alla carica di segretario del Partito e alla presidenza del paese, il New York Times è stato a sua volta censurato e minacciato di denuncia dopo la pubblicazione di un articolo sulla ricchezza accumulata dalla famiglia del Primo ministro, Wen Jiabao.
La stampa straniera si è ugualmente sostituita ai media cinesi nel coprire le manifestazioni della città costiera di Ningbo, a fine ottobre, contro il progetto di ingrandire un complesso petrolchimico. Mentre la copertura degl avvenimenti fatta dalla stampa cinese si limitava alle agenzie di stampa ufficiali. I giornalisti stranieri di mescolavano ai manifestanti che li aiutavano a realizzare i reportages.
Coscenti del peso crescente dei media stranieri, le autorità hanno rafforzato il blocco dei diti di Voice of America, BBC, Radio Free Asia e Deutsche Welle. Se fino a qualche settimana era possibile aggirarla censura con i Proxys e i programmi VPN, alcune fonti dicono che le autorità hanno moltiplicato gli sforzi per limitarne l’efficacia.
I professionisti di media locali sono anche il bersaglio delle autorità : le offensive contro di loro si moltiplicano; in ottobre due giornalisti di Skynews sono stati arrestati e uno dell’agenzia AFP è in prigione.
La Cina è al 174° posto su 179 nella classifica mondiale 2011-2012 della libertà di stampa di Reporters senza frontiere. Il paese figura sulla lista dei “Nemici di Internet” identificati nel 2012 dall’organizzazione.