Il processo per la strage di Curuguaty, che nel 2012 ha ucciso 17 persone, tra polizia e contadini, e la cacciata dell’allora presidente del Paraguay Fernando Lugo, è stato rinviato il 15 ottobre scorso, per l’undicesima volta dopo la difesa ha presentato una ricusazione del tribunale .
L’avvocato difensore Amelio Cisco Amelio ha chiesto la ricusazione del tribunale per coercizione esercitata sulla difesa e per la mancanza di prove conoscitive.
Cisco ha inoltre sostenuto che il giudice mette in atto una “violazione sistematica delle garanzie procedurali” contro gli imputati. La difesa ha inoltre chiesto la libertà di movimento degli imputati, ritenendo che hanno scontato interamente la pena per essere stati finora agli arresti domiciliari.
Sono sei gli avvocati difensori degli imputati, che oltre alle accuse di violazione della proprietà e associazione a delinquere sono accusati della la morte di sei agenti di polizia durante il massacro.
La procura non ha accusato nessuno per la morte degli undici contadini.
Uno degli imputato, Nery Felipe Urbina, incriminato per un presunto reato di ostacolo all’indagine è stato rimosso dal caso, su richiesta della difesa, e verrà processato in un altro processo.
Non è facile prevedere quale sarà la prossima puntata di questa telenovela giudiziaria, che sta in piedi solo per ragioni politiche di difesa del governo e dell’oligarchia terriera che rappresenta. Il risultato dipenderà, quindi, non solo dal provare inconsistenza legale dell’ accusa, ma anche dalle pressioni politiche, locali ed internazionali che verranno fatte su questo processo farsa.
Per una più completa informazione su cosa è accaduto a Curuguaty segnalo i miei articoli apparsi su Pressenza, il 21.06. 2015, Curuguaty, una ferita nelle vene aperte dell’America Latina e Bergoglio e Curuguaty, in Paraguay, il 12.07.2015.