Dal nostro corrispondente da Ouagadogou
Lunedì 18 settembre 2015, ore 18,30: Dichiarazione del Generale Dienderé
Dopo i negoziati condotti dalla CEDEAO, che hanno portato a un progetto d’accordo e di fronte alla gravità della situazione della sicurezza, caratterizzata dal rischio di conflitti che portano al caos, alla guerra civile e alla violazione dei diritti umani,
Noi Generale Gilbert Dienderé, Presidente del CND e del RSP
– Deploriamo le perdite di vite umane, i feriti e i danni materiali e presentiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime.
– Confermiamo il nostro impegno a restituire il potere alle autorità civili della transizione, DOPO L ‘ACCORDO DEFINITIVO DI USCITA DALLA CRISI SOTTO L’EGIDA DELLA CEDEAO.
– Accettiamo la liberazione del Colonnello Isaac Zida CONFORMEMENTE AL PROGETTO D’ACCORDO.
– CI IMPEGNEREMO A OPERARE PER LA COESIONE DELL’ESERCITO.
– Presentiamo le nostre scuse alla nazione e alla comunità Internazionale.
Fine del comunicato.
In sintesi: ho evitato la guerra civile, deploro i morti e quindi non ne sono responsabile, restituisco il potere alla transizione solo dopo la firma dell’accordo CEDEAO (quando sarò amnistiato) e siccome chiedo scusa mi dovete credere.
Questo il messaggio di lunedì 21 settembre. Anche se qualcuno festeggia, è presto evidente il tentativo di manipolazione del generale, per far credere che sta cedendo e che vuole la pace.
Nella notte si sono svolte febbrili trattative tra i golpisti asserragliati dietro il Palazzo Presidenziale e l’Esercito regolare che ha circondato la città. E i lealisti hanno dato un ultimatum per le 10 di stamattina. Ora sono le 9.50. La città è deserta. Tutto è chiuso.
Nel frattempo si sta riunendo ad Abuja, capitale della Nigeria, il vertice della CEDEAO che dovrebbe ratificare l’accordo (quello dell’inclusione e dell’amnistia).
Nella notte Kafando, Presidente della Repubblica della Transizione, è riuscito a raggiungere la residenza dell’ambasciatore francese perché non si sentiva al sicuro. Intanto gli americani stanno evacuando i loro connazionali.