Le cronache e i commenti di oggi di Stefano Dotti, dalla capitale del Burkina Faso, Ouagadougou
Sabato 19 settembre, ore 20.30
Tutti lo chiamano Whisky Man, ma il suo vero nome è Thomas Boni Yayi, Presidente del Benin. E’ stato inviato dalla CEDEAO in Burkina per 2 giorni insieme al presidente del Senegal Macky Sall per cercare una mediazione dopo il colpo di stato. Appare in Tv 30 minuti fa con la voce roca e impastata (un misto tra John Wayne e Charles Bukowski) e dice: “La crisi è finita, tutto si sistemerà grazie alla buona volontà del generale Dienderé. Domani mattina alle 10 una buona novella verrà annunciata al mondo intero”. Dopo 5 minuti appare in tv il generale Dienderé che dice: “Si può tornare alla normalità. La transizione proseguirà. Le elezioni saranno posticipate di un mese e saranno INCLUSIVE. (Si dimentica di dire: “Siamo su scherzi a parte”). Fine delle trasmissioni tv.
La gente scende per strada, inizia a fare festa, vengono tolte le barricate. Inizia una catarsi collettiva perché la tensione in questi giorni è stata altissima, la stanchezza è palpabile e la necessità di scaricare fatica e tensione in questo momento non lascia spazio alla razionalità. Andiamo a letto più sereni perché non si sentono più i colpi di fucile che hanno caratterizzato queste nottate, ma con una parola in testa: INCLUSIVE.
Domenica 20 settembre, ore 13
Stamane nei quartieri la situazione è tranquilla. Alle 10 sono tutti all’Hotel Laico: golpisti, mediatori della CEDEAO, politici, ambasciatori di Francia e Stati Uniti e la gente, tanta gente che in poco tempo viene dispersa dalle fucilate dell’RSP. Ma nessuna comunicazione ufficiale, nessuna buona novella. (Qualcuno pensa che ieri sera Yayi abbia esagerato col suo whisky) Arrivano notizie frammentarie ma la situazione è di nuovo molto tesa dentro e fuori l’hotel.
L’unica cosa chiara è che Dienderé non molla. Forse teme di essere arrestato. Forse crede di poter ancora ottenere “elezioni inclusive”. E allora bisogna chiarire a che cosa si riferisce. Dopo l’insurrezione popolare del 30 e 31 ottobre 2014 il Governo di Transizione decide di accettare la presenza alle nuove elezioni del CDP, partito dell’ex presidente che ha governato per 27 anni, a patto di escludere i candidati (ministri ed ex deputati) implicati nel tentativo di far passare la revisione dell’art. 37 della Costituzione che impediva al presidente di presentarsi candidato per la terza volta. Tuttavia il CDP ha presentato una quindicina di giorni fa la sua lista elettorale con ben 44 candidati ex regime, tra i quali la moglie, i famigliari, gli amici, gli imprenditori di Dienderé. Ovviamente la Corte Costituzionale ha escluso coerentemente questi canditati dalla competizione e il “signore” si è arrabbiato.
La situazione non sembra avere soluzioni. La società civile non potrà mai accettare l’inclusione, i politici e la diplomazia sono tra due fuochi e cercano di tutelare i loro interessi. La gente si sta di nuovo mobilitando, l’esercito regolare è assente. Giunge voce (ore 14.30) che stanno per sospendere internet e telmob (la prima rete del paese) è già sospesa. Sono le 15. Tutto tace. C’è un silenzio carico di tensione, anche qui in casa nostra. Ci facciamo coraggio, ridiamo, ma gli animi sono inquieti. Sperare? Pregare? In ogni caso: RESISTERE !!!!