Jeremy Corbyn, 66 anni, ha vinto le primarie del Partito Laburista britannico con il 59,5 dei voti. I suoi avversari Andy Burnham, Yvette Cooper e Liz Kendall sono arrivati rispettivamente al 19%, al 17% e al 4,5%. Ha votato il 76,3% dei circa 500.000 iscritti e simpatizzanti registrati. Una vittoria schiacciante, contro tutte le previsioni iniziali, che ha portato il candidato della sinistra pacifista, anti-nucleare e anti-austerity alla guida del partito di opposizione.
Fattori decisivi per la vittoria sono stati l’appoggio dei due maggiori sindacati britannici, Unite and Unison e soprattutto il sostegno di migliaia di nuovi iscritti, in gran parte giovani, decisi a dare una sterzata a sinistra a un partito per troppo tempo complice o addirittura protagonista di politiche liberiste e guerrafondaie.
Non a caso nel suo primo discorso dopo la vittoria Corbyn ha dato il benvenuto nel partito ai nuovi membri e il bentornato a tutti quelli che se ne erano andati delusi delle sue scelte e ha ribadito che la gente è stufa di ingiustizie, disuguaglianze e povertà. E il suo primo atto da leader del Labour sarà la partecipazione alla manifestazione a favore dei rifugiati che si tiene oggi a Londra, come parte della Giornata Europea per i Profughi, con eventi in decine di città in tutto il continente.
Una vittoria che mostra un diffuso desiderio di partecipazione e politiche nuove e costituisce un’amara delusione per la maggioranza dei parlamentari laburisti, che appoggiavano gli altri candidati. Per non parlare degli ex premier Tony Blair e Gordon Brown, che si sono espressi più volte, in toni quasi terroristici, contro la svolta a sinistra rappresentata dalla vittoria di Corbyn.