Nel fine settimana del 5 e 6 settembre 2015 in un convegno organizzato a Helsinki, in Finlandia, dalla campagna “No to war, no to NATO” e ospitato da varie realtà pacifiste svedesi e finlandesi, una serie di esperti, diplomatici e attivisti ha ripreso la posizione espressa dall’intervento di apertura di Markku Kangaspuro del Comitato per la pace finlandese, secondo cui “la Nato non è la soluzione per la sicurezza nel Baltico“.
Questa conclusione risponde a mosse della Svezia e della Finlandia per stabilire legami più stretti con la Nato e arrivare eventualmente alla partecipazione a quest’alleanza militare che comprende 28 paesi europei e nordamericani. Kangaspuro ha spiegato: “Estendere la Nato a Svezia e FinIandia sarebbe un errore. Non esiste una soluzione militare alla sicurezza comune. La Russia è troppo grande. L’unico modo per affrontarla passa dalla politica, la diplomazia, la fiducia e la collaborazione.”
La norvegese Ingeborg Breines, dell’International Peace Bureau, organizzazione insignita del Premio Nobel per la Pace, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza storica di Helsinki per la pace e la sicurezza: qui infatti sono stati firmati nel 1975 gli accordi che hanno costituito l’OSCE (Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa), con l’obiettivo di alimentare la fiducia tra i paesi europei ai tempi della guerra fredda. Commentando l’aumento della tensione nel Baltico ha detto: “Assistiamo a una folle militarizzazione che non ci serve, che non possiamo permetterci e a cui forse non potremo sopravvivere.”
Tra gli oratori del primo giorno Elsa Rassbach di Code Pink in Germania ha esposto la situazione attuale delle basi degli Stati Uniti nel mondo e in particolare in Europa e si è concentrata sul ruolo della base aerea di Ramstein in Germania come centro delle operazioni americane, fondamentale per le attività di spionaggio, sorveglianza e droni. “In pratica la Nato è in mano alla Cia”, ha affermato.
In seguito il russo Oleg Bodrov, Presidente del movimento ambientalista interregionale Mondo Verde, ha parlato del ruolo delle “città chiuse” del paese, della segretezza che le circonda e del potere che esercitano sulla politica russa.
E’ poi intervenuta Claudia Haydt del partito politico tedesco Die Linke, che ha illustrato il ruolo dei media, della propaganda e della disinformazione nell’ambito pubblico.
Nell’intervento conclusivo della prima giornata del convegno Leo Gabriel del World Social Forum in Austria ha spiegato che il conflitto in Ucraina non è una guerra tra popoli, ma tra oligarchi. Ha sottolineato l’importanza del ruolo della società civile per stringere legami tra gente di entrambe le parti e comunicare il più possibile, per abbattere le barriere di sfiducia erette da politici e mass-media.
Traduzione dall’inglese di Anna Polo