Di fronte al peggiorare della situazione internazionale, la popolazione tedesca sembra dividersi. Da un lato c’è chi fonda associazioni di accoglienza, chi dà lezioni di tedesco e gioca con i figli dei profughi, mentre dall’altra c’è chi si sente minacciato e reagisce in modo sempre più violento. Numerosi cittadini sono intervenuti con coraggio contro i dimostranti di destra riuniti di fronte ai centri di accoglienza. Ora, però, tocca ai politici lanciare un segnale forte e chiaro e cioè che dobbiamo fornire aiuto e protezione e non dobbiamo voltare le spalle alla disperazione che dilaga al di fuori dei nostri confini.
Quest’anno la Germania ha ricevuto circa 160.000 richieste di asilo, ben oltre il doppio rispetto al medesimo periodo nel 2014 (137%). La maggioranza dei rifugiati viene dalla Siria e molti provengono da paesi in guerra come l’Afghanistan e l’Iran. Le probabilità di ottenere asilo politico variano dal 40% (Afghanistan) al 90% (Siria). I profughi che provengono da nazioni con situazioni estremamente gravi per quanto riguarda i diritti umani, come Eritrea, Nigeria e Pakistan, hanno speranza di vedere accolta la loro domanda venga accolta: secondo le statistiche, gli Eritrei hanno il 73% di probabilità, mentre i Nigeriani solo il 5,6%. Numerose richieste giungono anche dal Kosovo, dall’Albania e dalla Serbia, ma, dopo la modifica del diritto d’asilo, è improbabile che vengano accolte.
In Germania, gli attacchi contro le strutture di accoglienza per i profughi stanno aumentando rapidamente. Nel primo semestre del 2015, si sono verificati 150 atti violenti, tutti per mano di estremisti di destra. Nel 2014 se ne sono registrati in totale “solo” 203. Attualmente, quindi, viene quindi colpito un centro al giorno. Sono cifre preoccupanti che però rappresentano solo la punta dell’eisberg. Dietro questi atti violenti si cela un odio verso i migranti che si sta diffondendo tra la popolazione tedesca con l’aumentare dei rifugiati. Come possiamo interpretare il rifiuto di molti tedeschi di prestare aiuto?
Questo atteggiamento è un problema di natura politica. Ci si concentra sui nemici immaginari, i preferiti sono l’Islam o l’estrema sinistra, per evitare il confronto con una politica estera fallimentare che è la causa dell’arrivo dei rifugiati. Jürgen Todenhöfer, noto esperto di Islam e giornalista, denuncia come alcuni politici ignorino apertamente le attività dell’estrema destra. Dopo la serie di omicidi compiuti dall’NSU (sottosuolo nazionalsocialista, N.d.T.), il Ministero federale degli interni aveva disposto che venissero riviste le modalità di classificazione di tutti gli assassinii a partire dalla riunificazione. In totale, le vittime dell’ideologia della destra radicale sono 75; 15 omicidi in più, rispetto a prima, sono stati fatti rientrare in questa categoria. Su 170 tentati omicidi, 142 persone sono state ferite gravemente. Todenhöfer afferma: «Secondo l’Ufficio federale di polizia criminale, l’estrema sinistra ha ucciso, nello stesso periodo, 3 persone, mentre nessun cittadino tedesco è stato ucciso dai cosiddetti islamici. Eppure, i nostri addetti alla politica interna lanciano ogni tre mesi un “allarme terrorismo islamico”». E aggiunge: «Finora, però, nessun “allarme destra radicale” è mai stato lanciato».
Se i profughi arrivano da noi affrontando un viaggio lungo e pericoloso è perché l’Europa stabilisce che le domande di asilo possano essere presentate solo una volta raggiunto il territorio comunitario, venendo meno, in pratica al dovere di proteggere i rifugiati. I paesi extra-europei sono leggermente più generosi. La Turchia, infatti, ha accolto più profughi di tutta l’Europa, 1,59 milioni. In Libano i rifugiati sono 1,15 milioni e rappresentano un quinto dell’intera popolazione locale.
In Germania, i circoli conservatori di destra ricorrono sempre più spesso a espressioni di odio verso i profughi per attirare nella propria rete gli elettori della marmaglia di destra. Invece di preoccuparsi dei propri collegi elettorali, i politici tedeschi dovrebbero piuttosto occuparsi del razzismo, dell’intolleranza e dell’omofobia ed esprimersi chiaramente a favore della tolleranza e della solidarietà per privare, così, i violenti di destra della tacita legittimazione.
In un post, Konstantin Wecker ci dà un po’ di speranza. Dopo aver espresso la propria indignazione per l’attacco contro un campo profughi appena costruito a Dresda per mano di «idioti spietati» che «fanno arrossire di vergogna», racconta un avvenimento che forse ci mostra la chiave del cambiamento.
«Nel 1996 ero in tour con un coro di cantanti di colore del Camerun. Ci trovavamo in una città della Germania orientale e ci venne chiesto se volessimo visitare un centro giovanile i cui “ospiti” erano simpatizzanti dell’estrema destra. Trovai la cosa interessante e chiesi ai miei amici del Camerun se volessero accompagnarmi. C’era chi ci proteggeva e non c’era pericolo di atti violenti. I due cantanti che mi accompagnavano si presentarono in costume camerunese. Ci trovammo di fronte a un gruppo ostile di giovani dallo sguardo sprezzante. Dopo qualche parola introduttiva da parte del direttore del centro e qualche insignificante scaramuccia verbale, chiesi a uno dei portavoce se se la sentisse di abbracciare uno dei cantanti. Ebbe un motto di disgusto e, tra un mormorio di approvazione, soprattutto da parte di ragazzi molto giovani, disse: ‘Mai. Non abbraccerò mai un nero’. Uno di loro gridò: ‘Tu non abbracceresti mai uno di noi’. E giù tutti a ridere. Così mi diressi verso il giovane e spontaneamente, senza aver pensato alle conseguenze, lo abbracciai. Allora mi disse una frase che non dimenticherò mai: ‘Nessuno si era comportato così con me prima d’ora’».