Con una forzatura procedurale il Presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico Shulz, dichiara decaduto l’emendamento 40, l’unico che avrebbe permesso di far esprimere l’aula sull’arbitrato internazionale, su cui il gruppo socialdemocratico si era spaccato. Con un gioco di cavilli, l’Europarlamento evita lo scontro sull’ISDS salvando il testo originale e la tenuta dei socialdemocratici, che si sarebbero spaccati pesantemente su un argomento tanto problematico.
Salta l’emendamento sulla Human Rights Clause, che avrebbe anteposto la tutela vincolante dei diritti umani rispetto alle dinamiche di mercato. Resta un capitolo sullo sviluppo sostenibile solamente consultivo senza nessuno strumento impositivo. Viene bocciata la lista positiva per i servizi pubblici, che avrebbe permesso di scrivere nero su bianco i servizi che si vogliono mettere sul mercato, salvaguardando quelli non elencati. Viene bocciata la possibilità di inserire il riferimento a settori sensibili da escludere dal negoziato, come dovrebbe avvenire per alcune produzioni agricole, fortemente a rischio di estinzione.
Salta soprattutto la possibilità di escludere l’ISDS, l’arbitrato internazionale tanto deprecato dai più, sostituito con una proposta generica su un meccanismo pubblico che risponderà, comunque, all’esigenza di far diventare leggi vincolanti (perchè imporranno sanzioni economiche) delle norme di mercato, ritornando alla Lex Mercatoria medioevale.
“Il Parlamento europeo ha perso una grande occasione per far valere le proprie prerogative” aggiunge Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia, “non sono stati presi in considerazione i quasi due milioni e mezzo di cittadini che chiedevano ascolto, né le centinaia di organizzazioni, da Slow Food ai Sindacati europei per arrivare alle ACLI che chiedevano un ripensamento. In ogni caso, una cosa è certa: avendo votato l’emendamento di compromesso sull’arbitrato, e seguendo pedestremente le dichiarazioni di Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D, l’ISDS dovrebbe essere superato. Se così fosse, che si riapra il capitolo investimenti e si metta mano all’ISDS dell’accordo con il Canada e quello con Singapore. Forse a Pittella sfugge che con il CETA un’impresa statunitense potrà comunque fare causa a un Governo europeo, utilizzando una sua sussidiaria canadese. Se la politica è linearità e coerenza, i Socialdemocratici dimostrino di fare politica”. La Campagna Stop TTIP Italia parteciperà la prossima settimana al meeting di strategia delle reti Stop TTIP europee e statunitensi a Bruxelles, in vista della grande mobilitazione di ottobre che mobiliterà migliaia di persone per opporsi al negoziato TTIP e alla ratifica del trattato CETA, recentemente concluso con il Canada.