Ieri migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città d’Europa. A Berlino, Parigi e Roma si sono tenute manifestazioni in solidarietà con i migranti, promosse in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato; in Slovacchia si è protestato contro la xenofobia e contro la decisione del governo ungherese di erigere un muro al confine con la Serbia e a Berlino contro le misure d’austerità imposte alla Grecia. Nella capitale tedesca, i manifestanti cantavano “Senza frontiere, nessuna nazione, fermiamo ora la deportazione”.
Un poster sorretto da un manifestante tedesco riportava: “Questa fredda Europa, tecnocratica e neoliberista guidata dalla Germania è diventata soffocante e insopportabile”
Molte bandiere greche in segno di solidarietà sono sfilate nella capitale tedesca, dal quartiere di Kreuzberg fino alla Porta di Brandeburgo.
Il termine ultimo dato dall’Europa alla Grecia è il 30 giugno, data che potrebbe sancire il default tecnico dello Stato ellenico con conseguente uscita dall’euro.
A Parigi, diverse migliaia di manifestanti, tra cui diversi migranti, si sono radunati dietro uno striscione che recitava, “Grecia, Francia, Europa: l’austerità uccide, la democrazia sta morendo, dobbiamo resistere!”.
Sempre in Francia, alcune centinaia di manifestanti si sono riuniti a Marsiglia, porto dove sbarcano quotidianamente migranti provenienti dall’Africa e a Calais, città portuale del Nord della Francia utilizzata come porto di partenza dai migranti che cercano così di raggiungere la Gran Bretagna.
Nel Sud-Est della Francia, gli attivisti si sono riuniti a Menton, vicino al confine italiano e hanno manifestato in solidarietà con le centinaia di migranti bloccati a Ventimiglia dopo che il governo francese ha deciso di chiudere le frontiere con l’Italia.
Anche a Roma, diversi manifestanti sfidando la pioggia si sono riuniti sotto lo slogan “Stop al massacro ora!”.
Un cartellone riportava una scritta davvero significativa: “Siamo qui per salvare la nostra Europa, che comprende anche gli immigrati, i rifugiati e la Grecia.”
“L’Europa deve appartenere a tutti, non solo ai tedeschi e alle banche”, ha detto un pensionato di 66 anni, Luciano Colletta.
Nella città spagnola di Valencia, attivisti di Amnesty International hanno partecipato ad una dimostrazione su una spiaggia, per commemorare la Giornata Mondiale del Rifugiato. Stesi per in terra fingendo di essere morti in mare, portavano dei cartelli con la scritta “Fuggito dalla violenza, fuggito dalla guerra”.
Nonostante la Giornata Mondiale del Rifugiato fosse improntata alla nonviolenza, nella capitale slovacca di Bratislava, almeno 140 persone sono state arrestate per colpa delle violenze scoppiate in una manifestazione xenofoba anti-immigrazione alla quale hanno partecipato migliaia di persone. Organizzata da un gruppo anti-Islam chiamato “Fermare l’islamizzazione d’Europa”, la manifestazione è stata convocata dopo che la Commissione Europea ha stabilito a maggio che la Slovacchia dovrà accettare 471 migranti provenienti dall’Italia e 314 dalla Grecia. “Vi auguro una bella giornata bianca … Siamo qui per salvare la Slovacchia,” ha dichiarato Marian Kotleba, governatore di estrema destra di una regione centrale del paese. Su di uno striscione campeggiava la scritta “Multiculturalismo uguale genocidio”; alcuni manifestanti hanno strappato una bandiera dell’Unione Europea e hanno lanciato gas lacrimogeni contro la polizia. Più tardi, nella stazione ferroviaria di Bratislava, alcuni aggressori incappucciati e non identificati hanno lanciato bottiglie e pietre contro una famiglia araba.
Fondamentalmente il quadro generale che emerge è quello di un’Europa divisa in due tra paura e solidarietà, fra apertura e chiusura, fra grandi slanci di altruismo e interessi localistici. Una doppia Europa.
E’ prevedibile che queste due differenti posizioni, pro apertura e pro chiusura, col tempo si estremizzeranno sempre di più; in futuro potremo anche assistere ad ulteriori radicalizzazioni, con non augurabili scontri a carattere violento.
Il pericolo più grande da scongiurare è che le tensioni causate dalle avide e miopi politiche finanziare europee possano scaricarsi in un’assurda e inutile guerra fra poveri.
In questo senso sarebbe opportuno tenere a mente che un rifugiato sbarca sulle coste europee principalmente perché è senza scelta, costretto a soluzioni estreme a causa di decenni d’ingerenza occidentale che hanno prodotto destabilizzazione, guerre e forte impoverimento in vaste aree del pianeta. Milioni di persone fuggono da queste zone perché private della possibilità minima di sostentamento.
Bisognerebbe inoltre guardare alla storia degli ultimi 5.000 anni e constatare che i flussi migratori sono sempre esistiti; i popoli e gli individui si sono sempre spostati in cerca di condizioni migliori quando la sussistenza venivano meno.
In questa direzione, le attuali misure di austerità imposte ai popoli europei dalla stessa classe dirigente e finanziaria dell’Unione Europea, stanno seriamente minando persino le condizioni di stabilità e vivibilità di un numero sempre più alto di cittadini europei, i quali, presto, potrebbero ritrovarsi in condizioni simili a quelle dei migranti che attualmente sbarcano sulle nostre coste.
Non siamo ingenui; sappiamo bene che le due posizioni riguardo al fenomeno dell’immigrazione, pro apertura e pro chiusura, allo stato attuale restano difficilmente conciliabili. Oltre che su un piano culturale, le differenze sono acuite per via di “sensibilità” diverse, ma come detto sopra, bisogna assolutamente lavorare per scongiurare una nuova guerra fra poveri. In tal senso, esiste un punto di convergenza comune: è opinione condivisa da molti che ci troviamo di fronte ad un’istituzione europea totalmente inadeguata, troppo tecnica, fredda e priva della capacità di comprendere i complessi fenomeni in atto. Un’Europa che ha affidato persino la gestione delle proprie politiche sociali a organismi finanziari privati e al potere delle banche; queste hanno portato avanti pianificazioni che sono andate ad esclusivo vantaggio dei loro stessi interessi, facendo terra bruciata tutto intorno, senza mai preoccuparsi delle ricadute in termini sociali sui cittadini europei ed extra-europei.
Il vero nucleo del problema non sono i migranti, che prima vengono impoveriti nelle loro terre, poi sfruttati come forza lavoro senza tutele e a basso costo in occidente, infine usati come capro espiatorio per scaricare tensioni sociali, diventando così comodo strumento di distrazione di massa.
In generale, prima di prendere qualsiasi posizione, la prima considerazione da fare è che le politiche criminali di un sistema neoliberista estremizzato come quello attuale, non fanno discriminazioni di sorta fra cittadini europei, africani, asiatici, americani o sudamericani. D’ora in poi, il metro di misura sarà uno e uno soltanto, se si è poveri oppure ricchi. E’ importante comprendere che a partire da adesso e per i prossimi anni, il reale conflitto sarà fra il capitale e i popoli. Da una parte multinazionali, banche e potentati economici con le loro politiche disumane e fallimentari e dall’altra i cittadini di tutto il mondo che resistono.