Un migliaio di manifestanti il pomeriggio del 9 maggio si sono mossi in un colorato corteo dalla casa dove era sita Radio Aut a Terrasini fino alla casa della famiglia Impastato a Cinisi.
Nonostante la pioggia battente che ha interessato tutta la mattinata, centinaia di giovani e vecchi militanti si sono dati appuntamento per il quarantaseiesimo anniversario dell’omicidio dell’esponente della sinistra rivoluzionaria Peppino Impastato, ucciso da una banda mafiosa ingaggiata da Tano Badalamenti, boss di Cinisi e uno fra i più importanti capi di Cosa Nostra.
Peppino Impastato era candidato a Cinisi nelle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale con il simbolo di Democrazia Proletaria e animatore della radio libera Radio AUT con sede nel comune di Terrasini e svolgeva un ruolo di denuncia politica contro i traffici e il malaffare mafioso in quel territorio. Fu ucciso il 9 maggio 1978 in un casolare nei pressi del paese e poi fatto esplodere fra i binari della ferrovia Palermo-Trapani, per simulare un attentato.
Le indagini dei carabinieri si indirizzarono esclusivamente verso la pista terroristica, disegnando un quadro di Peppino terrorista e suicida.
La controinchiesta, la tenacia dei compagni di Peppino, della famiglia e del Centro siciliano di documentazione antimafia sono riuscite dopo diversi anni a dimostrare la falsità di queste accuse e le responsabilità della cosca mafiosa di Cinisi nell’omicidio, fino alla condanna nel 2002 del boss Tano Badalamenti come mandante del delitto.
Quest’anno la manifestazione è stata caratterizzata dagli slogan contro la guerra, contro il genocidio in Palestina e per la libertà degli antifascisti e antifasciste a partire da Ilaria Salis, detenuta in Ungheria, e da Luigi Spera, detenuto ad Alessandria.
Un enorme bandierone con i colori della Palestina è stato portato lungo il corteo.
Questo è terminato a Cinisi e dai balconi di casa Memoria si sono susseguiti diversi interventi, aperti da Giovanni Impastato, fratello di Peppino.
Significativo e commovente quello di Roberto Salis, padre di Ilaria, che ha descritto una linea di congiunzione fra il movimento antimafia e il movimento antifascista, spiegando le ragioni politiche e morali che hanno portato la figlia a manifestare nel febbraio del 2023 a Budapest, dove si erano riuniti migliaia di fascisti e nazisti in occasione della giornata dell’”ONORE” delle SS. Più volte Roberto Salis è stato interrotto dal grido “Ilaria libera” venuto dalla piazza e dallo scroscio di applausi.
Alla fine degli interventi l’enorme bandierone della Palestina è stato calato dai balconi di Casa Memoria Impastato.