Le autorità italiane da anni tentano di obbligare noi e le altre navi Ong a prendere ordini dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Con la minaccia di sanzioni, le autorità italiane chiedono ogni giorno ai nostri capitani di violare il diritto internazionale e macchiarsi dei più gravi crimini, collaborando con la cosiddetta Guardia Costiera libica nei respingimenti illegali di coloro che tentano di attraversare il Mediterraneo.
Consegnare le persone salvate alle autorità di un Paese dove i diritti fondamentali vengono violati costituisce reato e configura una violazione del principio di non-refoulement, come ribadito dalle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Corte di Cassazione.
Le richieste delle autorità italiane di subordinare le nostre operazioni agli ordini della cosiddetta Guardia Costiera libica rappresentano una chiara istigazione a violare i principi già riconosciuti dalla giurisprudenza italiana, mettendo in pericolo la vita di chi ha bisogno di essere soccorso.
È per questo che Sea-Watch ha diffidato il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (IMRCC) a continuare con questo modus operandi: basta minacciare le nostre navi di sanzioni amministrative per costringerci a rimanere in silenzio o a collaborare con chi quotidianamente viola i diritti umani delle persone migranti. La Libia non è un Paese sicuro, la sua “Guardia Costiera” è un’entità armata che respinge le persone e perpetra ogni forma di violenza contro chi fugge, fino ad arrivare a sparare loro addosso, come più volte testimoniato dai nostri aerei da ricognizione. Non possiamo prendere ordini dalla cosiddetta Guardia Costiera libica, non possiamo prendere ordini da chi non rispetta i diritti umani.
Basta, infine, con l’eterna criminalizzazione del soccorso in mare: nell’ultimo anno, secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, sono stati aperti oltre 70 procedimenti contro le Ong in mare e ordinati 21 fermi amministrativi. Salvare vite non è un reato, respingere le persone o mettere in pericolo chi fugge è un crimine.