Martedì 16 aprile presso la libreria Feltrinelli di Bari ha avuto luogo l’incontro con il giovane autore ivoriano Kader Diabate, una vera e propria immersione nel viaggio di un immigrato che ha voluto cambiare vita per amore dell’attivismo.
La presentazione del libro “La pelle in cui abito”, scritto con la collaborazione dello scrittore Giancarlo Visitilli ed edito da Laterza, è stata curata dal gruppo Salvagente di Bari di SOS Mediterranée, organizzazione marittima umanitaria che gestisce l’imbarcazione di soccorso Ocean Viking.
L’autore ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a partire nel 2016 – in primo luogo la rabbia contro l’ingiustizia e la mancanza di libertà sperimentate nel suo Paese, la Costa d’Avorio – e ha raccontato dell’amore verso la sua famiglia rimasta in patria, a cui cerca di dare supporto morale e materiale dall’Italia.
Dopo aver capito che le informazioni ricevute sulla Libia erano totalmente sbagliate ed essersi reso conto di dover affrontare l’attraversamento del deserto e del Mediterraneo in condizioni disumane, Kader ha realizzato di essere stato troppo avventato e di aver sbagliato a non seguire le raccomandazioni dei genitori. Ma ormai non c’era più scelta… Si poteva solo andare avanti.
Così ha conosciuto il caldo torrido del deserto, la mancanza di acqua, il carcere in Libia, la solidarietà verso chi, come lui, era colpevole solo di voler migliorare le proprie condizioni di vita, le ferite da arma da taglio, la fuga e il lungo viaggio in mare su un gommone fatiscente, terribilmente insicuro.
Poi il salvataggio, lo sbarco in Calabria da minorenne non accompagnato e l’incontro con Camini, un piccolo paese che è rinato grazie all’accoglienza degli immigrati e ha saputo restituirgli quella fiducia nell’umanità che ormai aveva perso.
Tuttavia alcuni suoi compagni di viaggio non ce l’hanno fatta: il pensiero di non aver meritato una sorte migliore della loro lo ha portato a valorizzare il suo ruolo di testimone per un cambiamento, sentendosene quasi investito.
Ora Kader collabora con varie realtà italiane operanti nel sociale in qualità di mediatore linguistico e promotore culturale, ma continua ad avere forti legami con la sua terra, soprattutto attraverso l’ideazione di progetti orientati a migliorare le condizioni di vita della popolazione.
I volontari di SOS Mediterranèe hanno illustrato i fini dell’organizzazione: salvare, proteggere e testimoniare; solo attraverso il racconto e la sensibilizzazione si può valorizzare al meglio il difficile lavoro svolto dall’equipaggio dell’Ocean Viking, si può favorire quella consapevolezza collettiva ostacolata da un’informazione mediatica parziale, ambigua, disfunzionale rispetto alla messa in sicurezza di vite umane.
Al termine del dialogo con l’autore c’è stato un coinvolgente dibattito con il pubblico presente in libreria ed è emersa la necessità di mobilitarsi dal basso per una società più solidale, equa e umana, in primis tramite il volontariato, contro le logiche del neoliberismo imperante che ha effetti sugli squilibri geopolitici e i flussi migratori.