Difendere la natura come propria madre significa correre rischi di ogni tipo, anche ideologici. Con l’avanzare del 21° secolo, le agende politiche che affrontano l’emergenza climatica danno più peso all’ideologia che alla scienza, il che rende rarefatta la discussione e rallenta le azioni volte a mitigare l’impatto di un sistema socialmente ed economicamente aggressivo con l’ambiente. Da qui la domanda: è possibile intervenire a favore di Madre Natura senza alienarci ideologicamente?
Sono figlio di un antifascista siciliano e di una galiziana antifranchista. Sono cresciuto in un ambiente laico in cui il libero pensiero e la vita venivano difesi a tutti i costi, col rischio di sentirmi estraneo in altri ambienti laici che alla fine si politicizzavano. Ciò in qualche modo mi ha portato a osservare con razionalità scientifica come sia i regimi statalisti che le democrazie ultra liberali stanno violando la vita sul pianeta Terra in modi simili.
Gli accordi internazionali sulle questioni ambientali sembrano spostarsi e raggrupparsi attorno a una data polarità politica, solitamente l’estrema sinistra o l’estrema destra con le rispettive ideologie sottostanti. C’è chi è centrista per cercare un certo equilibrio in mezzo a tanta combattività, ma c’è anche chi è neutrale per evitare di essere etichettato o accusato di essere estremista. Possiamo difendere la causa ambientale a tutti i costi senza cadere nelle agende politico-ideologiche?
Il caso di Gaetano Salvemini nella politica italiana
Il professore, giornalista e scrittore Gaetano Salvemini (Molfetta, 1873 – Sorrento, 1957) è un buon esempio di come assumere posizioni decise nei confronti della pubblica politica e della società in generale, senza essere un simbolo manipolabile da partiti e ideologie. L’obiettività e la razionalità con cui questo personaggio difese varie cause, essendo decisamente antifascista, furono oggetto di studio per diversi semiotici e filosofi, come Norberto Bobbio e Umberto Eco.
Questi ultimi filosofi hanno scritto dell’apparente mancanza di ideologia da parte di Salvemini. Si può essere un attivista, un filosofo, un politico e perfino un ideologo senza ideologia? Molti videro con curiosità che Salvemini, essendo un riconosciuto deputato socialista, aveva posizioni dure e obiettive nei confronti dei suoi compagni di partito e, ovviamente più forti e definite, contro il fascismo e, con sorpresa di alcuni, contro il comunismo.
Nella maggior parte dei casi, le convenzioni sociali ci condizionano a professare una religione o credenza, anche ad avere una posizione politico-ideologica definita; coloro che sfuggono a questa polarizzazione vengono chiamati, più che liberali, anarchici, dando una connotazione negativa al senso ribelle della politica. Quindi, è possibile difendere con veemenza una causa sociale senza dover aderire ad una corrente politica partigiana? Consideriamo un altro caso.
La posizione di Darcy Ribeiro nella politica brasiliana
Darcy Ribeiro (Montes Claros, 1922 – Brasilia, 1997), è stato un antropologo, storico e politico brasiliano relativamente dissidente nei confronti delle concezioni che spiegano le transizioni sociali dal punto di vista della sinistra tradizionale. Ribeiro fu membro fondatore del Partito dei Lavoratori, divenne ministro dell’Istruzione, finché lasciò l’incarico e andò in esilio a causa dell’arrivo dei governi fascisti e militari nel 1964. Prima di ciò, era riuscito a collaborare all’aggiornamento dei sistemi educativi in America Latina.
Contrariamente a quanto stabilito da Karl Marx, Ribeiro propone che la lotta di classe non sia il fattore determinante per spiegare le transizioni sociali, ma sono piuttosto le rivoluzioni tecnologiche (agricola, urbana, di irrigazione, metallurgica, pastorale, commerciale, industriale e termonucleare) che determinano i cambiamenti sociali nell’umanità. Naturalmente, al momento della pubblicazione di questa teoria (più di mezzo secolo fa) le rivoluzioni elettronica, spaziale e digitale non erano contemplate.
All’epoca, Ribeiro è stato uno dei rari e pochi filosofi di sinistra che hanno sfidato Marx, a cominciare dal fatto di non vedere i popoli indigeni come “società primitive”, ma piuttosto come popoli dai quali c’è molto da imparare e scambiare culturalmente; Non a caso, il Brasile è stato uno dei maggiori epicentri della teologia della liberazione e dell’educazione partecipativa. Stando così le cose, questo filosofo latinoamericano ci ha insegnato che non dobbiamo incasellarci o limitarci ideologicamente quando si interviene a favore di cambiamenti importanti nella società e nel territorio.
Ecologia senza impalcature politiche
Possiamo concludere che non è necessario aderire ad un partito politico per essere un attivista per l’ambiente, né è necessario limitarsi ad una corrente politico-ideologica per poter agire a favore di questa causa. Forse chiarendo questa situazione che sembrava un po’ complessa, potremmo andare molto più avanti e soprattutto in modo più efficace e deciso di fronte ai gravi problemi ambientali che minacciano il pianeta Terra e la vita che ospita.