In occasione del 75° anniversario della fondazione della NATO, avvenuta il 4 aprile 1949, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ricorda il lato oscuro della storia dell’alleanza militare nordatlantica. Per l’APM l’importante ruolo della NATO come scudo protettivo contro le minacce reali è giustamente apprezzato, ma l’alleanza non ha solo una storia fatta di glorie. Uno dei capitoli più oscuri è il sostegno incondizionato alla Turchia, nonostante le violazioni dei diritti umani contro la popolazione curda. I negoziati di adesione della Svezia hanno dimostrato ancora una volta chiaramente i doppi standard della NATO, poiché l’ammissione è stata comprata facendo concessioni alla Turchia.
Dall’adesione della Turchia nel 1952, la NATO ha condiviso la responsabilità per le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra dello Stato contro la popolazione curda e la soppressione del movimento democratico turco. Con l’aiuto della NATO, la Turchia ha cercato di sradicare la lingua, la cultura e l’identità curda. Si è trattato di un tentativo di genocidio contro i curdi in Turchia. Con il pretesto di combattere il terrorismo, negli anni ’80 e ’90 l’esercito turco ha espulso almeno tre milioni di curdi, oltre ad assiri e aramei, cristiani, yazidi e aleviti, secondo le stime attuali. Circa 4.000 villaggi del Kurdistan turco sono stati distrutti dall’esercito turco e dai suoi mercenari e 17.000 persone sono state uccise dai cosiddetti “sconosciuti”. Inoltre, intere aree dall’Anatolia centrale ai Monti Zagros nel Kurdistan orientale sono state disboscate.
Nelle regioni curde della Turchia, il governo turco ha di fatto installato una potenza occupante con la connivenza della NATO dopo il fallito colpo di Stato del 2016. La situazione sul campo si sta sempre più deteriorando: sempre più curdi vengono arrestati, partiti e associazioni vengono messi al bando. In molte località, sindaci e consiglieri locali sono stati sostituiti da amministratori forzati provenienti da Ankara. Secondo il politico locale curdo Abdullah Demirbaş, almeno 15.000 politici curdi sono in carcere in Turchia e
molti altri sono fuggiti a causa della minaccia di procedimenti giudiziari.
Dal 2018 la Turchia ha intrapreso azioni contro i curdi in Siria. Con l’occupazione di Afrin e Ras al-Ain (Sare Kaniye), la Turchia ha chiaramente violato il diritto internazionale. Nonostante ciò, la NATO non ha reagito e ha tradito i suoi valori in questo processo. Secondo le stime dell’APM, circa 1,5 milioni di persone sono state sfollate o costrette a fuggire dal nord della Siria. La situazione della popolazione sul campo è caratterizzata da insicurezza e violenza: le persone vengono uccise, violentate e i loro beni saccheggiati. Gli attacchi quotidiani distruggono sistematicamente lo spazio vitale per rendere le aree prive della popolazione curda.
Anche l’attuale capitolo della storia della NATO è caratterizzato da misure anti-curde. La Svezia ha aderito all’alleanza solo dopo che non solo la Svezia, ma l’intera NATO, aveva fatto concessioni alla Turchia – contro i curdi.