Nella seduta dello scorso 19 marzo, il senato accademico dell’Università di Torino ha deciso di non partecipare al bando del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) relativo alla collaborazione con le università israeliane, usando la formula: “il Senato Accademico dell’Università di Torino ritiene non opportuna la partecipazione a questo bando, visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza”[1].
Con questo atto il senato viene incontro alle richieste di boicottaggio ad Israele provenienti da alcuni gruppi studenteschi e da diversi docenti, usando una formula vaga che si presta a diverse interpretazioni, tanto è vero che altre collaborazioni accademiche con Israele rimangono in essere; questo è comunque bastato perché la questione diventasse di dominio nazionale, attirando da un lato forti critiche ed il solito corollario di accuse di antisemitismo, dall’altro rappresentando un esempio per richieste simili in altri atenei d’Italia.
In questo contesto è stata convocata ieri pomeriggio la manifestazione “La vergogna di UniTO” sotto il rettorato, in aperta polemica con il senato accademico e la sua decisione di non instaurare nuove collaborazioni con le università israeliane.
Il boicottaggio di Israele rimane uno dei pochi strumenti efficaci e nonviolenti in mano alla base sociale per imporre un cessate il fuoco che fermi il genocidio di Gaza; inoltre, Il BDS, supportato da vari docenti, ha denunciato in passato come molte delle collaborazioni degli atenei torinesi con Israele siano orientate allo sviluppo di tecnologia dual-use, in contraddizione con le carte etiche di cui gli atenei si sono dotati.
In questo contesto la presa di posizione di UniTO, nei suoi limiti, rappresenta un tassello importante, da difendere dagli attacchi scomposti dei suoi oppositori che possono contare sul supporto incondizionato dei media mainstream.
In risposta alla manifestazione pro-Israele, i collettivi studenteschi pro-Palestina hanno convocato alle 17 un’assemblea al Campus Einaudi per decidere il da farsi; dopo una breve discussione l’assemblea ha deciso di partire in corteo verso la sede del rettorato per una contro manifestazione.
L’accesso all’area dove erano riuniti i manifestanti filoisraeliani era totalmente precluso da un ingente spiegamento di forze di polizia, di molto superiore in numero degli stessi manifestanti.
I circa trecento manifestanti filopalestinesi sono riusciti a muoversi in corteo, sotto una pioggia intensa, intorno all’isolato sede del rettorato; ci sono stati alcuni momenti di tensione quando il corteo ha cercato di entrare nella “zona protetta” da una via laterale.
La manifestazione si è conclusa con un’assemblea a Palazzo Nuovo.
Foto Marioluca Bariona
[1] https://www.unito.it/sites/default/files/resoconto_19_marzo_2024_sa.pdf in fondo