Mentre in Palestina non s’intravede nemmeno lo spiraglio di una tregua, in concomitanza in tutte le città dello stato italiano gli attivisti per la Palestina si mobilitano per Anan Yaesh.
In questo contesto, gli Studenti per la Palestina – Sassari, i Giovani Palestinesi – Sassari, e l’Assemblea Cittadina per la Palestina convocano un presidio davanti alla Prefettura e chiamano tutte e tutti i sassaresi, le sarde e i sardi, e le comunità migranti a mobilitarsi per fermare gli attacchi israeliani a Gaza e in Cisgiordania che hanno ucciso oltre 30000 civili palestinesi in 5 mesi, e per cancellare ogni collaborazione tra governo, istituzioni italiane e lo stato israeliano.
Nello specifico chiedono di bloccare l’estradizione di Anan Yaeesh attivista palestinese, nelle carceri israeliane e ribadiscono che devono essere immediatamente recisi i rapporti tra l’Università di Sassari e Leonardo Spa, la prima azienda bellica d’Europa, direttamente coinvolta perché rifornisce di armamenti l’esercito israeliano.
L’intento è «fare pressione sul governo e sullo stato italiano – spiega lo scrittore Filippo Kalomenidis e gli Studenti di Assemblea per la Palestina Sassari – per impedire che Anan Yaeesh, recluso nel carcere di Ancona, venga estradato nelle carceri israeliane, dove sono rinchiusi migliaia di prigionieri politici, tra cui centinaia di bambini, come riportato da Amnesty International».
I promotori dell’iniziativa denunciano inoltre che «le numerose relazioni di organizzazioni e di associazioni internazionali descrivono senza alcuna ambiguità le inumane condizioni di detenzione e le torture all’interno dei penitenziari israeliani. Questo episodio rischia di rappresentare un pericoloso precedente volto a sdoganare l’estradizione e la consegna di attivisti palestinesi in Italia e in Europa dietro richiesta di Israele».
Ma chi è Anan Yaeesh? 37 anni, palestinese della città di Tulkarem in Cisgiordania, nei territori occupati da Israele. Conduce la propria attività politica all’interno della Seconda Intifada e sconta oltre 4 anni nelle carceri dello stato ebraico. Nel 2006, in seguito ad un agguato delle forze speciali israeliane, riporta gravi ferite. Nel 2013 lascia la Palestina diretto verso l’Europa. Dal 2017 vive in Italia e a L’Aquila, sua città di residenza, viene arrestato. Non è accusato di aver commesso alcun reato nel territorio dello stato italiano.
Dopo il primo via libera del ministro Nordio, ora la palla è passata alla Corte. Il governo però resta un attore: «Entrambi, sia il potere giudiziario che esecutivo – spiega il legale di Anan, Flavio Rossi Albertini – hanno il dovere di verificare le condizioni carcerarie nel paese in cui la persona verrebbe estradata. Il problema con Israele è enorme: i prigionieri palestinesi sono sottoposti a un regime giudiziario diverso, quello militare, e detenuti in prigioni diverse dagli israeliani, in condizioni assolutamente non rispettose degli standard riconosciuti da Cedu e Onu»,
I promotori della campagna contro l’estradizione ricordano anche il contenuto dell’ultimo rapporto del Consiglio Onu per i diritti umani, pubblicato a luglio 2023: «Il Consiglio – sottolinea l’avvocato Fausto Gianelli – riporta che le condizioni di detenzione sono assolutamente inadeguate. Cito: reclusione in celle sporche e sovraffollate, privazione di cibo e sonno, negligenza nemica, gravi percosse e altre forme di maltrattamento, incluso l’utilizzo sistematico della tortura. Sia il potere esecutivo che giudiziario devono rifiutare l’estradizione».
Il rapporto precede il 7 ottobre e l’invasione di Gaza e da allora, lo denunciano diverse inchieste giornalistiche e i rapporti di note Ong, la situazione è sicuramente peggiorata. In questo momento – conclude Gianelli – mandare un palestinese in quelle carceri significa esporlo a sicura violenza. Il ministro non avrebbe mai dovuto dare corso alla procedura. Dal punto di vista legale Yaeesh non è estradabile».