Appuntamenti della giornata:
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Palazzo Nuovo h 8
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Piazza Palazzo di Città h 10.30
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Concentramento corteo: Piazza XVIII dicembre h15
Dopo le enormi manifestazioni in tutta Italia a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin, che hanno portato più di mezzo milione di persone in piazza a Roma il 25 novembre, il movimento Non Una di Meno ha chiamato per l’8 marzo 2024 lo sciopero femminista contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme. Non uno sciopero ‘classico’ dunque, ma uno sciopero dal lavoro salariato e gratuito, dal lavoro di cura, dai ruoli di genere, dal consumismo e da tutte le attività quotidiane per interrompere la normalità in ogni luogo dove la violenza del patriarcato agisce e si riproduce: nelle case, sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei servizi e nella sanità, nelle strade e nelle piazze.
Lo sciopero dell’8 marzo vuole mostrare come l’ascesa delle destre in Italia e a livello globale abbia reso ancora più dure le politiche familiste, razziste e nazionaliste che alimentano sfruttamento e violenza. Il movimento Non Una di Meno denuncia che le politiche del governo Meloni intensificano la violenza patriarcale che colpisce le donne e le persone lgbtqia+ e che a Torino sono portate avanti da una Giunta Regionale che continua ad ostacolare il diritto all’aborto e che non fa nulla per diminuire le lunghissime liste d’attesa per l’accesso agli ospedali pubblici ed ai servizi.
La legge di bilancio nazionale prevede bonus e detrazioni solo per donne che hanno più di due figli e con un contratto a tempo indeterminato, ma esclude le donne migranti impiegate nel lavoro domestico. I femminicidi continuano a crescere dall’inizio del 2024 e anche quest’anno siamo in piazza per portare la voce di sorelle che non ci sono più, a dimostrazione che le politiche di contrasto alla violenza di genere come l’inasprimento del codice rosso e il Decreto Caivano non rispondano al contrasto della cultura patriarcale dilagante: siamo stanche delle lacrime di coccodrillo istituzionali a commento dei casi di cronaca, vogliamo educazione sessuale, al consenso e all’affettività nelle scuole!
I finanziamenti nell’industria bellica a discapito delle politiche di welfare o, come accade in Regione Piemonte, con 1 milione e 400 mila euro per gli antiabortisti al posto che per misure universali di sostegno alla genitorialità, dimostrano quanto le dichiarazioni sulla conciliazione vita-lavoro di Meloni siano lontane dalla realtà.
A fronte di queste condizioni, la chiamata allo sciopero femminista dell’8 marzo sta producendo un’attivazione particolarmente intensa e sta intrecciando diverse vertenze sul lavoro, sui servizi, sulla salute, sull’abitare, sull’educazione. Diverse sono state le assemblee sui luoghi del lavoro e le iniziative di organizzazione dello sciopero: dalle assemblee relative al lavoro sociale alle formazioni nelle scuole con studentə e insegnantə, dalla vertenza delle lavoratrici di Eufemia al percorso dell’assemblea transfemminista universitaria “Mai Più Zitt3”, fino alle campagne contro la violenza medica o alle assemblee di donne immigrate.
Lo sciopero femminista è lo strumento per visibilizzare e rifiutare le condizioni di sfruttamento dentro e fuori casa, rifiutando la retorica della festa delle donne per costruire insieme una giornata di lotta.
In Italia come in tutto il mondo, lo sciopero dell’8 marzo di quest’anno sarà centrato sull’opposizione al genocidio che si sta consumando in Palestina per mano delle forze d’occupazione sioniste d’Israele, e chiede fermamente un cessate il fuoco permanente e la fine dell’occupazione.
Se ci fermiamo noi si ferma il mondo!
Non Una Di Meno – Torino
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