Lui è Mario, lui è Roberto e seguono le biografie dei due fratelli, uno senatore della Repubblica, l’altro presidente della regione Calabria, entrambi calabresi, entrambi finiti sui manifesti affissi per tutta Cosenza dai militanti de “La Base”, associazione legata al sindacato Usb che ha organizzato una manifestazione nel centro della città per far conoscere a tutti la posizione dei due fratelli a favore della legge-capestro leghista denominata autonomia differenziata, nonostante siano calabresi.

La cosa non ha fatto piacere ai due fratelli, che immediatamente hanno scatenato per tutta la città i propri sostenitori e la stessa polizia a strappare i manifesti con i loro bei volti. Ma chi potrà salvarci dalla catastrofe che da qui a pochi mesi ci travolgerà tutti, subito dopo l’approvazione della legge Calderoli? Nessuno. Il dado è tratto e la strada è già stata aperta dal 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione, con un governo a guida Berlusconi-Fini. Da allora è stata una via in discesa verso la legge Calderoli, che la cosiddetta sinistra istituzionale non ha mai cercato davvero di fermare se non a parole. Ora siamo al traguardo ed i leghisti preparano già la gran festa che naturalmente faranno ai meridionali, che come al solito resteranno a guardare.

Il Ministro Calderoli ha dato delle rassicurazioni a tutti mettendo negli articoli la creazione dei Lep (livelli essenziali di prestazione) che dovrebbero salvaguardare le disparità fra le varie regioni. Ma questi livelli verranno sempre decisi dal governo, il quale accontenterà comunque le regioni ricche come il Veneto, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia: quelle stesse regioni, cioè, che hanno spinto per l’autonomia differenziata. Al sud resteranno le molliche di pane, qualche regalino, tipo il Ponte sullo stretto con i fantomatici 100 mila posti di lavoro, e le solite promesse alle quali siamo tutti ben abituati. I poveri resteranno poveri, i ricchi diventeranno più ricchi. Una storia che si ripete da secoli. Ma ora verrà ufficializzata la rottura del nord con le regioni meridionali, dalle quali non si sentono voci di dissenso se non qualcuna velata. Niente di veramente sconvolgente, anche perchè le stesse regioni del sud, a parte la Campania retta da uno squilibrato, sono in maggioranza governate da partiti di destra, nei quali c’è una forte presenza leghista, come la regione Calabria diretta da Roberto Occhiuto.

All’interno di questo questo quadro la Calabria sarà la regione che soccomberà per prima, dati i livelli di povertà, di disservizi, di diseguaglianza, di mancanza di una progettualità minima che possa garantire alla popolazione di vedersi migliorare servizi essenziali quali la sanità, l’istruzione, la qualità della vita. Partirà l’assalto alla diligenza da parte delle privatizzazioni, delle clientele, dell’assistenzialismo in mano ai poteri forti, alle logge massoniche, ai partiti di governo e non. Su tutti e tutto trionferà la ‘ndrangheta, forte ancora delle 200 famiglie che la compongono, delle migliaia di suoi aderenti, degli addetti in colletti bianchi infiltrati nelle banche, nelle agenzie di lavoro, nei municipi, nelle decine e decine di piccole istituzioni sparse nelle varie province, nelle piccole aziende che hanno necessità di finanziamenti per non chiudere, e tutta quella imprenditoria corrotta che ha investito in strutture turistiche e che gestisce migliaia di posti di lavoro quasi tutti al nero.

Penserà la ‘ndrangheta a mantenere gli equilibri nei territori e l’ordine pubblico, a sorvegliare su coloro che vorrebbero uscire dai quartieri ghetti per autofinanziarsi, a fermare eventuali contestazioni di popolo che potrebbero mettere in discussione le decisioni dello Stato. I partiti faranno il resto, faranno qualche piccola manifestazione di protesta, qualche convegno, e poi si allineeranno anche loro alle nuove direttive. Fine della storia.

di Francesco Cirillo