In Germania erano 100.000 ieri a manifestare per la liberazione di Abdullah Ocalan, il leader curdo in carcere in Turchia, in isolamento assoluto da 25 anni sull’isola di Imrali al largo del mar di Marmara. In Italia si sono svolte due manifestazioni, a Milano e a Roma, organizzate da Uiki (Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia) e da Rete Kurdistan Italia, con molte adesioni da parte di associazioni e comitati.
Il leader curdo appare come una figura chiave per una soluzione pacifica della questione curda; propone la conquista di autonomie locali basate sulla democrazia diretta e la possibilità di superare i confini fra i diversi paesi.
Gli striscioni, i cartelli, gli slogan e gli interventi al corteo romano hanno chiesto la libertà per Ocalan e contestualmente la fine delle violazioni dei diritti umani in Turchia e lo stop assoluto alla guerra condotta in Siria da Erdogan e dai gruppi armati che il sultano turco sostiene: prosegue infatti senza sosta l’offensiva militare turca nel Rojava.
Intanto in altre aree della Siria tornano gli scontri fra l’esercito siriano e i jihadisti. Ricordiamo che questi ultimi, arrivati da ogni parte del mondo dal 2012, sono stati sostenuti logisticamente e militarmente da Erdogan e finanziariamente e militarmente dai paesi del Golfo, soprattutto il Qatar.
A Roma i sostenitori di Ocalan hanno più volte gridato “Erdogan assassino”; mentre un cartello in inglese recitava: “Ocalan per la pace, Erdogan per la guerra e per i crimini”.