È diverso pensare “astrattamente” a ventisettemila persone, come se si trattasse di un dato concettuale, una quantità, un prezzo, una distanza…. che rappresentare ventisettemila esseri umani, ognuno con le sue particolarissime caratteristiche, disposizioni affettive, tono vitale, finalità, ognuno con i suoi sogni e le sue speranze, con la sua storia personale.
Nello sforzo di rappresentare queste persone, tutte morte, sterminate, nel genocidio che sta avvenendo a Gaza – secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite – l’artista visivo Rafael Edwards ha anzitutto voluto provare a rendere visibile, a mostrare graficamente, quante sono ventisette persone.
Nell’universo ridotto delle ventisette persone rappresentate nell’immagine in alto (che sono comunque ventisette vite umane che hanno cessato di esistere), ci sono undici bambini, corrispondenti alla percentuale di minori morti a Gaza – sempre secondo i dati delle Nazioni Unite.
Poi, una volta che è più o meno possibile farsi un’idea di cosa possano essere ventisette morti, Rafael Edwards ha continuato a moltiplicare l’immagine e a proiettarla sul numero concreto di persone sterminate, dando vita alla seguente immagine:
Immagine di Rafael EdwardsÈ vero che la stessa estrapolazione potrebbe essere fatta con molti massacri, a partire da quelli compiuti da Hamas e continuando con tanti altri. Ma non è il caso di cercare equivalenze, perché non ce ne sono. Ciò che questa immagine cerca di produrre è l’empatia. Ogni vita è unica e irripetibile e noi deploriamo ogni morte causata dalla violenza del bellicismo sfrenato.
Vogliamo semplicemente mostrare ciò che fa l’artista Edwards, e la sua particolare sensibilità verso coloro che stanno perdendo la vita in Palestina.
Lasciamo, come lui stesso ha suggerito, queste due immagini a disposizione di tutti coloro che vorranno utilizzarle, ingrandirle, diffonderle, condividerle gratuitamente, purché vengano citati i crediti. Per ingrandirle si può visitare il seguente link: https://www.flickr.com/photos/rafa2010/53504845736/in/dateposted-public/
Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid. Revisione di Benedetta Cammerino.