Trump, dimenticando di essere nipote di immigrati tedeschi, impegna la sua nuova campagna elettorale nella caccia allo straniero.
Di questo ha recentemente scritto su Avvenire il prof. Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni all’Università di Milano, uno dei maggiori esperti in Italia del fenomeno migratorio. Vi riproponiamo alcuni passaggi della sua riflessione, importante anche per l’Italia .
“Trump ha vinto la prima tappa delle primarie repubblicane in Iowa.
Più ancora che nelle scorse campagne, l’ex presidente ha pigiato il pedale dell’acceleratore sulle politiche anti-immigrati.
Le priorità su cui ha chiamato a raccolta gli elettori repubblicani sono essenzialmente quattro: completare la costruzione del muro al confine con il Messico, espellere tutti gli immigrati irregolari dagli Stati Uniti, reintrodurre il bando all’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di vari Paesi (poveri) a dominante musulmana, abrogare il diritto di suolo, ossia l’accesso immediato alla cittadinanza statunitense dalla nascita.
Colpisce l’enfasi sull’argomento: in un grande Paese come gli Stati Uniti, in cui l’immigrazione è un elemento saliente della storia nazionale, le grandi sfide che la politica deve affrontare, sul piano internazionale come in ambito economico e ambientale, (per Trump ndr) passano in secondo piano rispetto al contenimento degli ingressi indesiderati.
A quanto sembra, l’elettorato repubblicano condivide questa priorità. È importante però approfondire la presumibile efficacia dell’agenda trumpiana.
Anzitutto, il muro: secondo le analisi dell’autorevole Center for Migration Studies di New York, due residenti irregolari su tre negli Stati Uniti sono entrati con permessi validi, non diversamente da quanto avviene in Europa.
Dal turismo agli studi fino alle visite ai parenti, i cittadini stranieri dotati di qualche risorsa hanno a disposizione un ventaglio di opportunità d’ingresso legale.
Vari interessi interni, come in Europa, contrastano le chiusure senza appello: basti pensare all’industria turistica e all’attrazione di turisti internazionali, che non arrivano più soltanto dal Primo Mondo.
Il primo Paese per il turismo internazionale in uscita è, infatti, la Cina.
Quanto all’espulsione degli immigrati irregolari, bisogna partire da un dato: sempre secondo il Cms, si tratta di una popolazione di oltre 10 milioni di persone. Tanti come gli abitanti della Lombardia.
Durante la pandemia gli statunitensi hanno scoperto che molte attività essenziali erano svolte proprio da loro.
Per esempio, in agricoltura nel 2019 la metà degli immigrati messicani occupati, che sono di gran lunga la componente più numerosa, erano irregolari.
Sull’altro versante, le espulsioni verso il Messico funzionano da porte girevoli: le persone ritentano finché non riescono a farcela.
Il bando degli ingressi tornerà a colpire alla cieca: non persone che per qualche ragione sono sospettate di simpatie jihadiste, ma tutti coloro che sono interessati a viaggiare, e hanno i mezzi per farlo.
Studenti, scienziati, persone nel mondo degli affari, parenti d’immigrati già insediati.
Infine, l’abrogazione del diritto di suolo conferma la carica ideologica del pacchetto: di fatto cambia poco, se i figli degli immigrati diventano cittadini alla nascita o qualche anno dopo.
I principali diritti dei minori, come le cure mediche o l’istruzione, non dipendono dallo status legale.
Di nuovo, Trump aizza un’America spaventata e rancorosa, spingendola a vedere con favore ogni misura che sembra restringere gli spazi, negare opportunità, complicare la vita ai nuovi arrivati.
(Come fa la destra italiana ndr)
Questo messaggio, più che in passato, sembra attrarre gli elettori neoevangelicali: gli stessi che in Brasile hanno sostenuto Bolsonaro.
Più in generale, l’offerta politica populista sta spaccando le comunità religiose, compresa quella cattolica (con cui Trump ha pubblicamente trescato nelle precedenti elezioni, con il sostegno esplicito di alcuni vescovi e cardinali antibergogliani ndr).