I servizi per le persone con demenza sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale, sia per quanto riguarda il numero delle strutture per area territoriale e numero di residenti, sia in ordine agli orari di apertura e alle figure professionali impegnate. In generale, si rileva un maggiore sviluppo ed efficienza delle realtà del Nord Italia rispetto a quelle del centro e Sud Italia e isole. A livello nazionale, la valutazione dei servizi si attesta su giudizi negativi e molto negativi per il 45% dei familiari. Sono alcuni dei risultati delle attività realizzate dall’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2021-2023, presentati durante un convegno che si è tenuto in questi giorni. Durante il convegno sono state presentate anche le linee guida “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment”.
Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze – anni 2021-2023 – è stato il primo finanziamento pubblico sulle demenze in Italia e ha messo a disposizione delle Regioni e Provincie autonome un finanziamento pari a 14 milioni e 100.000 €, ed un finanziamento di 900.000€ all’Iss. Agli enti territoriali è stato richiesto di intraprendere la proposta di una o più azioni progettuali (diagnosi precoce, diagnosi tempestiva, telemedicina, tele-riabilitazione e trattamenti psicoeducativi, di lotta cognitiva e di supporto ai caregiver). L’Osservatorio Demenze dell’Iss, oltre a coordinare le attività a livello nazionale, ha realizzato una serie di attività, tra cui indagini sui nodi assistenziali sul territorio (Centri per disturbi cognitivi e demenze – Cdcd, Centri diurni – Cd, residenze sanitarie assistenziali – Rsa).
Dall’indagine sui Centri per disturbi cognitivi e demenze – Cdcd è emersa una grande disomogeneità tra i territori del Nord, Centro e Sud e isole. Solo per citare alcuni dati, la quota di Cdcd con applicazione di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale- Pdta raggiunge quote molto basse nei territori del Sud e isole (con il 27,1%), con un incremento al centro (48,8%) e valori più alti al Nord (68,8%). Analoghe differenze sono riscontrate sugli orari di apertura delle strutture (in media, 18 ore a settimana al Nord, 13 al centro e 11 al Sud e nelle isole), sugli esami diagnostici offerti (es: la PET amiloidea è disponibile maggiormente al Nord (70,3%), con valori più bassi al centro (64,6%) e al Sud e isole (63,3); sull’applicazione delle batterie neurologiche somministrate (ad es: la Frontal Assessment Battery -FAB è applicata nell’85,6% delle strutture al Nord, nel 14,6% al centro e il 12% al Sud e isole).
Anche per quanto riguarda le Residenze Sanitarie Assistenziali-Rsa, i dati emersi evidenziano una realtà con forti differenze fra Nord, Centro e Sud, in merito a più aspetti, come ad esempio, la natura privata convenzionata piuttosto che pubblica della struttura (strutture pubbliche nella percentuale del 2,3% al Nord, del 32% al centro e del 22,4% al Sud e isole), i tempi di attesa per l’inserimento del paziente (inferiore a 3 mesi nel 65,9% dei casi al Nord, nel 54,4% al centro e nel 85,7% al Sud e isole). Nelle strutture del Sud e isole è più frequente la presenza di figure mediche (neurologo, geriatra e psichiatra), dello psicologo, dell’assistente sociale e dell’educatore rispetto alle altre aree. Per quanto riguarda le Rsa, la maggioranza (71,6%) delle strutture è una residenza sanitaria assistenziale e il 28,4% è una residenza socio-sanitaria. Queste ultime sono localizzate maggiormente al Nord (30,1%) rispetto al centro (24,2%) e al Sud (26%). Anche per le Rsa, sono state riscontrate differenze fra Nord, centro e Sud sia sulla natura della struttura (pubblica o privata/convenzionata) che sui livelli delle prestazioni erogate. Il motivo principale per l’inserimento in queste strutture è il risultato essere la perdita di autonomia del paziente, seguito dalla difficoltà di gestione dei disturbi comportamentali e l’insufficienza del supporto sociale.
L’Osservatorio in collaborazione con le Regioni e Provincie autonome e con il sistema di sorveglianza Passi e Passi d’argento dell’ISS, ha anche effettuato l’elaborazione della stima di prevalenza dei fattori di rischio prevenibili per la demenza per le singole Regioni e PA sul territorio nazionale, arrivando a stimare che il 39,5% dei casi di demenza siano attribuibili a 11 fattori di rischio modificabili (basso livello di istruzione, deficit uditivi, ipertensione, consumo di alcol, obesità, fumo, depressione, isolamento sociale, inattività fisica, diabete mellito, inquinamento atmosferico); la quota di casi di demenza è calcolata sia complessivamente che in relazione a ciascuno degli 11 fattori di rischio, ed è stata stimata sia a livello nazionale che per singola Regione e Provincia autonoma. I dati hanno mostrato una rilevante disomogeneità fra le Regioni, dalla quota della Campania, pari al 47%, a quella del 30% del Piemonte.
Qui il materiale del convegno e i Rapporti nazionale e regionali