Domenica 14 gennaio è stata organizzata ad Akrotiri (Cipro) una manifestazione contro la guerra e le basi britanniche. Qui di seguito l’intervento del Consiglio di pace pancipriota, fatto dal presidente dell’associazione, Tasos Kostas.
“Oggi si svolge un’altra azione di protesta, di nuovo in questo luogo, per manifestarci e condannare la partecipazione delle basi britanniche e di altre parti della NATO nelle operazioni belliche nella nostra ampia regione. Cipro è un esempio vivo di come le basi militari non risolvono problemi, non determinano la stabilità e la sicurezza, anzi esacerbano la militarizzazione e perpetuano le tensioni.
Condanniamo la partecipazione diretta e ora dimostrata degli Stati Uniti e della Gran Bretagna nel bombardamento dei Paesi vicini. Il bombardamento di Gaza con il pretesto del diritto all’autodifesa di Israele e il bombardamento dello Yemen con il pretesto della pirateria nel Corno d’Africa, senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e crimini contro i civili.
Le basi militari straniere, come quelle nel nostro Paese, sono un anacronismo, una traccia del colonialismo che dobbiamo affrontare con vigore e coerenza. Le basi militari straniere non hanno posto in una società moderna ed etnicamente sovrana. Non può esserci una soluzione permanente, realizzabile, duratura e giusta al problema di Cipro senza il ritiro delle basi britanniche e il compimento dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di Cipro.
Di fronte a questi recenti crimini nella nostra regione, non possiamo rimanere a braccia incrociate. Perciò ci troviamo qui oggi, in questo luogo importante, e uniamo la nostra voce a quelle delle organizzazioni pacifiste che gridano “BASTA GUERRE”.
Ci uniamo alla voce del Consiglio mondiale della pace, del Consiglio britannico della pace, dell’iniziativa Uniti per la Palestina, che sono qui oggi, e di altre organizzazioni pacifiste di tutto il mondo che chiedono la cessazione delle guerre. Ci uniamo al Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, e agli altri responsabili dell’organizzazione internazionale per chiedere una tregua immediata e l’incanalamento di aiuti umanitari a Gaza.
A fianco della Palestina c’è la popolazione mondiale, miliardi di persone comuni che antepongono la pace e la dignità umana a tutto il resto, nonostante le considerazioni geopolitiche e di altro genere.
L’autoritarismo e l’arroganza emanata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna stanno assassinando la democrazia e abolendo i diritti umani. Autoritarismo e arroganza che si manifestano ad ogni opportunità in qualunque parte del mondo dove siano in gioco i loro interessi economici. La guerra, la violenza e le ingiustizie che provocano da un polo all’altro non sono dimenticate, ma perpetuate, e causano una sofferenza insopportabile.
La sete insaziabile di vantaggi crescenti per ampliare l’influenza economica e politica a danno del diritto di sovranità degli Stati più deboli si può caratterizzare con una sola parola: imperialismo. E sembra essere, anche oggi, il nemico più grande della pace mondiale.
La distribuzione diseguale della ricchezza, il saccheggio delle cospicue risorse dei Paesi poveri, la privazione dei bisogni essenziali di vita del popolo, la crisi ambientale e dell’acqua, la povertà in tutte le sue forme… tutto questo è guerra. Dall’altro lato, non ci sarà mai la pace vera se non si rispetta davvero la sovranità e l’indipendenza di ciascun Paese e, soprattutto, il diritto internazionale.
Siamo convinti che, come nel caso dello Yemen e, in maniera più diretta, a Gaza, il processo di pace del dialogo debba sostituire la guerra e la violenza. Guerra significa devastazione e distruzione. I ponti di pace si possono costruire solo attraverso il dialogo, che deve cominciare quanto prima.”
Foto: Pancyprian Peace Council
D’altra parte, il rappresentante del Consiglio ecumenico delle Chiese ha rimarcato:
“Compagni combattenti nella causa della pace:
Ci riuniamo oggi un’altra volta per esprimere la nostra solidarietà con il popolo palestinese in lotta e condanniamo l’attuale attacco dell’esercito israeliano contro la striscia di Gaza.
Sosteniamo i palestinesi, così come sosteniamo tutti i popoli in lotta, restituendo parte della solidarietà e dell’aiuto che hanno dato alla nostra lotta in ambito internazionale per molti decenni. Sosteniamo il diritto dei palestinesi a vivere in una Palestina libera e indipendente per creare prosperità e continuare a stare a capo del proprio Paese.
Nessun diritto di autodifesa giustifica lo sterminio di migliaia di civili, bambini, donne e anziani. Niente giustifica la distruzione delle infrastrutture essenziali nelle zone residenziali e il rifiuto di accesso agli aiuti umanitari, agli alimenti, all’acqua, all’energia e alle medicine.
Oggi tutta Gaza tende a diventare un campo di sterminio. Esigiamo la fine di queste barbarie. Esigiamo la cessazione immediata dei bombardamenti e delle operazioni terrestri. Le popolazioni di Palestina, Israele e Cipro meritano giorni migliori, in un regime di pace, sicurezza e stabilità.
Il Consiglio ecumenico delle Chiese esprime il suo pieno appoggio alle forze pacifiste di Cipro, Israele e Palestina che lottano per la stessa causa comune e le ringraziamo per la loro presenza.”
Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.