ProMosaik intervista l‘associazione “Dortmund Nazifrei” sul proprio lavoro in una città multiculturale e multi-religiosa come Dortmund.
ProMosaik e.V. segue soprattutto le attività del movimento antifascista di Dresden Nazifrei in Sassonia. Che cosa distingue Dortmund dalla Germania orientale?
In genere gli atteggiamenti razzisti, antisemiti e antiumanitari si sviluppano soprattutto in ambienti in cui predomina la povertà e si hanno problemi esistenziali, per esempio quando non si ha una formazione professionale adeguata e dunque non si riesce a trovare lavoro. Le paure e la rabbia di persone che vivono in ambienti di questo tipo derivano dal loro disagio e dal loro senso di impotenza, e non sapendo quali siano i veri motivi della loro situazione e dei loro problemi, danno la colpa agli stranieri. Per questo in Germania Orientale, dopo il 1991, si sono formati numerosi gruppi neo-nazisti.
Anche nel bacino della Ruhr il livello di povertà, ad esempio a causa dei cambiamenti nell’industria del carbone e dell’acciaio, è molto elevato. E Dortmund è la città più colpita in questa regione. Per questo a Dortmund si può osservare uno sviluppo molto simile a quello di Dresda. La differenza consiste nel fatto che i nazisti di Dortmund operano moltissimo in rete, anche fuori città. Si organizzano in strutture autonome e approfittano dei partiti di destra ben strutturati. In questo modo sono in grado di mobilizzare tanta gente per i cortei, anche se la maggior parte di loro non vive direttamente a Dortmund.
Quali sono gli obiettivi principali che perseguite a Dortmund con la vostra attività antifascista?
Dortmund Nazifrei è quella che noi chiamiamo “alleanza di blocco” (Blockadebündnis). Le organizzazioni che vi fanno parte, costituite soprattutto da sindacati, partiti e associazioni giovanili, lottano tutte contro il fascismo in tutte le sue forme. Ma all’interno di questa alleanza si cerca di bloccare o almeno di disturbare le marce neonaziste di Dortmund per mezzo di sit-in pacifisti e nonviolenti.
Che pericolo corre al momento Dortmund come città multiculturale e multi-religiosa?
Fino ad ora ogni volta che c’è stato un corteo organizzato da gruppi radicali di destra a Dortmund, è stato possibile mobilitare più persone per le azioni di protesta e le contro-manifestazioni di quelle che sfilavano nei cortei neonazisti. E di questo spesso si parla troppo poco nei media.
Comunque è preoccupante che nonostante il potenziale violento elevato e l’aggressività in aumento della destra a Dortmund, che si possono osservare in questo periodo – ad esempio in occasione dell’assalto al Municipio dello scorso anno – comunque la gente sia disposta a votare il partito “Die Rechte” (La destra) e a simpatizzare con le sue attività.
Quanto sono presenti i neonazisti a Dortmund e in che modo agiscono?
Negli ultimi tempi si registra un aumento delle loro attività nei luoghi pubblici. I gruppi neonazisti comunque al momento hanno ancora il privilegio di far parte di un partito ufficiale, detto la “Destra”, fondato dopo che l’organizzazione precedente, chiamata “Resistenza Nazionale” (Nationaler Widerstand), era stata dichiarata fuori legge. Piccoli gruppi di membri del partito quasi tutti i giorni fanno domanda per organizzare degli stand informativi proprio nei quartieri in cui sperano di trovare nuovi adepti, ad esempio in periferia ove si stanno preparando degli alloggi per i profughi.
Il fenomeno particolarmente inquietante consiste nell’aumento di tentativi di intimidazioni, a volte anche ricorrendo alla violenza fisica. Durante un party elettorale nel maggio dello scorso anno, un gruppo neonazista ha assaltato il Municipio di Dortmund, scandendo slogans razzisti e ferendo diverse persone. All’inizio di quest’anno, diversi giornalisti che avevano scritto articoli critici sulle attività della scena neonazista di Dortmund, hanno ritrovato i loro nomi in necrologi fittizi. Si intravvede dunque una nuova dimensione della violenza neonazista a Dortmund. La questione va presa sul serio. Non possiamo permettere infatti che i militanti di estrema destra riescano veramente a intimidirci per farci rinunciare alla partecipazione ai cortei di protesta.
Che approccio si può seguire nella formazione e nell’educazione dei giovani per evitare che si facciano influenzare dai gruppi neonazisti?
I giovani mediante un’educazione democratica dovrebbero imparare a costruire la società in modo indipendente. Chi viene educato in modo autoritario, spesso tende a non fare domande per non dare nell’occhio. Infatti far finta di non vedere quando i neonazisti diffondono la loro propaganda dell’odio e danno la caccia alle minoranze non è meno pericoloso di far parte di un gruppo neonazista.
Sono passati 70 anni dalla liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz. Abbiamo la responsabilità sociale di far conoscere ai giovani le atrocità inimmaginabili commesse durante il nazionalsocialismo. Per questo motivo, la pedagogia dei luoghi di commemorazione è un elemento irrinunciabile dell’educazione e del lavoro di formazione antifascista. I genitori, gli insegnanti e tutte le persone che sono a contatto con bambini e giovani dovrebbero rendersi conto del ruolo di modello che svolgono. Solo chi rispetto l’altro e mette in dubbio i propri pregiudizi e i propri stereotipi interiorizzati, può partire dal presupposto che anche i propri figli nel proprio ambiente apprendano questi valori.
Che importanza acquistano i cortei antifascisti e per quale motivo?
È fondamentale non trasmettere alle fazioni di estrema destra l’impressione di avere la possibilità di espandere senza incontrare ostacoli. Tutti coloro che vengono a vivere a Dortmund devono sentirsi accolti, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, culturale o dal loro orientamento sessuale e devono avere il diritto di vivere in libertà e senza paura. Per questo le persone devono organizzare i cortei antifascisti per far vedere che non accettano razzismo, antisemitismo ed omofobia.
Come si può lavorare in modo efficiente nei social media per educare i giovani in modo multiculturale e tollerante?
Ovviamente sappiamo che anche i neonazisti sanno usare i social media e attraverso questi canali cercano di diffondere la loro cultura dell’odio. Le pagine di Facebook infatti rappresentano i nuovi CD di propaganda che prima circolavano per i cortili delle scuole. Prima o poi tutti i giovani per forza di cose le vedono. Invece di vietare determinate pagine, si dovrebbe darsi da fare affinché i giovani siano in grado di riconoscere determinati slogans che circolano in rete per non cadere nelle trappole dei neonazisti.
Traduzione dal tedesco a cura di Promosaik