« Discutiamo assieme di come fermare il razzismo di stato, di come opporci all’espulsione delle comunità migranti dal quartiere di San Berillo ed allo sgombero degli spazi sociali cittadini » [1]. Era l’invito lanciato dall’associazione Officina Rebelde per un’assemblea di quartiere ieri, assemblea che è stata pure un momento di convivialità, di pranzo collettivo.
Al centro della discussione i progetti del Comune di Catania che coinvolgono San Berillo, un quartiere antico e centrale di Catania.
L’ennesima “riqualificazione” [2], volta a spendere in qualche maniera i fondi del PNRR che, però, non tiene conto che qui vive la componente storica dei/delle sexy workers e, da una decina d’anni, anche, la comunità senegale e gambiana del capoluogo siciliano e dei servizi che necessiterebbero loro ( consultori, spazi per chi possa offrire servizi legali o corsi di lingua italiana, dormitori, etc ).
L’ennesima “riqualificazione”, invece, che guarda al quartiere come un luogo destinato ad accogliere nuovi e turisti o avventori / consumatori nei locali della ristorazione.
La Officina Rebelde contesta questa “turistizzazione” del centro. « In questi mesi – aggiungono gli attivisti – il quartiere di San Berillo è stato oggetto di una intensa attività repressiva che ha colpito soprattutto la componente migrante ». Ma non solo: c’è stato, aggiungono, « lo sgombero del consultorio “Mi Cuerpo Es Mio” [5 dicembre, contro la quale si è svolto il presidio nella foto di apertura NdR] e le minacce ad altri spazi sociali cittadini, come Palestra Lupo ».
Tutto fa presupporre un collegamento, certamente alla generale indicazione del governo razzista e quindi al « contesto nazionale di vera e propria “caccia al nero” » ma anche, probabilmente, per volontà dell’amministrazione comunale di destra guidata da Enrico Trantino – eletto a giugno assieme ad una maggioranza “bulgara” di 30 consiglieri su 36 – di allontanare dal quartiere centrale verso le periferie i migranti e chi vive di espedienti.
Il progetto dell’amministrazione di destra di Catania, insomma, è quello di una vera e propria … “sostituzione etnica”. Progetto, per la verità, perseguito un po’ in tutt’Italia, perfino a Monza.
Una riprova, ricorda Officina Rebelde, è quanto è successo in ottobre: « lo sgombero di alcune baracche e di alcuni chioschi abusivi costruiti dai senzatetto che frequentano il quartiere » [ vedi foto sotto, NdR ] col seguito di « condurre in questura per accertamenti alcune persone del quartiere giudicate “clandestine” dalle leggi di questo paese » [3].
Tornando all’assemblea di quartiere di ieri, nell’occasione, ma come ha già fatto nei mesi scorsi [ vedi foto sotto, NdR ], la Gambian Youth Association di Catania ha indetto una “giornata ecologica” e si si è presp cura della pulizia di San Berillo per « spingere il livello igienico-sanitario fisicamente, socialmente e intellettualmente ».
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Fonti e Note:
Credits: foto da pagina Facebook di Gambian Youth Association di Catania.
[1] Attoppa, “Appuntamento antirazzista a San Berillo”.
[2] Nel 1957 si “sventrò” il quartiere e causò il trasferimento forzato di trentamila abitanti a San Leone ( ora soprannominato San Berillo Nuovo ). Questa volta sono previsti solo dei ritocchi estetici ( pista ciclabile, piantumazione di alberi, spazi pubblici con panchine, nuova illuminazione ) per rendere l’area attraente per i turisti. E, ovviamente, le onnipresenti telecamere di sorveglianza.
[3] Officina Rebelde, 21 ottobre 2023, “L’ennesimo blitz a San Berillo e la solita passerella”.