C’era pure Little Amal a marciare l’altro giorno, 13 gennaio, a Londra per l’ennesimo sabato  di solidarietà per la Palestina. Una marcia che coincideva con il 99imo giorno dall’inizio del massacro che a quanto pare, nonostante tutto, nonostante le proteste, gli appelli, le denunce, il Tribunale dell’Aja, continuerà fino a non si sa quale apocalisse – e che (almeno questo!!!) vede intensificarsi in tutto il mondo le proteste, sempre più partecipate e creative.

E l’altro giorno appunto è toccato alla ‘piccola’ Amal animare la marcia di Londra. Piccola? Mica tanto! Una marionetta gigante, alta tre metri e mezzo di altezza e frutto di un bellissimo progetto itinerante le cui origini affondano nella storia di quel campo-profughi, The Jungle, che per qualche tempo riuscì mirabilmente a funzionare in quel di Calais. E nell’estate del 2021 venne finalmente inaugurata per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la tragedia dell’emigrazione dal Medio Oriente, soprattutto per i bambini. Un progetto complesso, dal profilo internazionale, che riuscì a mettersi in moto grazie alla partnership tra la sudafricana Handspring Puppet Company con l’inglese Good Chance. Con il titolo Walk With Amal, intendeva rappresentare fisicamente il percorso di una bambina siriana, che partita dal confine tra Siria e Turchia, passando per la Grecia, sbarcando poi a Bari, risalendo tutto lo stivale fino a Sanremo per raggiungere anche la Francia, riesce finalmente ad approdare, dopo 8000 km di inenarrabili sofferenze, in Gran Bretagna – e lungo il percorso viene salutata, accolta, festeggiata in mille modi … come raramente succede purtroppo ai profughi ‘veri’, in carne ed ossa, di qualsiasi nazione, sebbene molti di loro siano bambini o ragazzini non accompagnati, e che ci pensi il destino.

Lungo il percorso italiano, tra il 7 e il 19 settembre del 2021, Little Amal venne incontrata persino dal Papa. Mentre a Milano l’accoglienza venne curata dalla compagnia marionettistica Carlo Colla & Figli (chi meglio di loro!) e si svolse nel cortile del Piccolo Teatro in Via Rovello, con fuochi d’artificio e vari effetti pirotecnici per simulare l’idea (una pallida idea davvero) dell’inferno di continui bombardamenti e guerra dalla quale era scappata, lasciando la Siria.

Un inferno dal quale i bambini palestinesi, insieme ai loro congiunti, non possono neanche sognare di scappare, come ben sappiamo – in una guerra che ha come atroce obiettivo il totale annientamento di un brandello di terra, la striscia di Gaza, con tutto ciò che ci vive dentro, per il tempo che ci vorrà a completare l’opera, dopo aver stanato anche gli ultimi topi dai cunicoli, atroce scenario davvero.

Dopo quel primo lungo viaggio dalla Siria fino a Manchester, il progetto The Walk si era recentemente spinto oltre Atlantico, per denunciare la situazione di respingimento dei migranti ai confini con il Messico. Ma non poteva non rispondere all’appello del Global Day of Action per la Palestina, che ha visto coinvolti ben trenta Paesi tra cui appunto la Gran Bretagna, con una partecipazione senza precedenti.

Amir Nizar Zuabi, direttore artistico del progetto Walk With Amal e lui stesso palestinese, ha espresso la speranza che la piccola Amal, diventata il simbolo della vulnerabilità e della resistenza in così tante zone del mondo, riesca nel miracolo che nessun appello ai più alti livelli è riuscito ancora a sortire: il cessate il fuoco e l’inizio di un processo di pace. “Amal è una bambina e una profuga e oggi a Gaza è soprattutto l’infanzia a essere sotto attacco, con un numero spaventoso di bambini uccisi. Per denunciare questo scempio, questo crimine contro l’infanzia, dobbiamo continuare The Walk, e non stancarci di marciare.”

Amal era infatti in corteo circondata da un folto gruppo di bambini palestinesi, fotografatissimi da migliaia di telefonini, immagini virali su tutti i social network.

“Amal significa speranza in arabo” ha sottolineato Ben Jamal, portavoce della Palestine Solidarity Campaign in Gran Bretagna “e la sua partecipazione a questo Global Day of Action ci aiuta a rinnovare non solo la speranza, ma la determinazione per continuare in questa campagna di sensibilizzazione circa l’atroce progetto di annientamento in corso nella striscia di Gaza.”