Due i filoni principali dell’indagine: si confermano le tante denunce rimaste inascoltate di questi anni.
Dopo quello di Milano anche il CPR di Palazzo San Gervasio finisce sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica. Con ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Potenza su richiesta della Procura della Repubblica, sono infatti state disposte una serie di misure cautelari nei confronti di un ispettore della Polizia di Stato, dei rappresentanti legali della Engel Italia srl (cooperativa che ha gestito sino a pochi mesi fa il CPR) e del medico della struttura. Sempre su richiesta della Procura di Potenza sono state compiute numerose perquisizioni anche ai danni di alcuni avvocati e si parla di almeno una trentina di indagati per diversi reati.
Dopo le prime confuse notizie della mattinata del 10 gennaio, con il passare delle ore l’inchiesta della Procura di Potenza sul CPR di Palazzo San Gervasio si arricchisce di particolari che rendono tutta la vicenda sempre più sconcertante. Sono due i filoni principali dell’indagine potentina che si riferisce a fatti accaduti tra il 2018 e il 2022. Il primo filone riguarda i maltrattamenti subiti dai cittadini stranieri trattenuti all’interno del CPR di Palazzo San Gervasio. Come spiegato dagli inquirenti, all’interno del CPR di Palazzo San Gervasio era stato creato un vero e proprio sistema di controllo dei trattenuti basato sull’uso/abuso di psicofarmaci. La somministrazione di psicofarmaci avveniva anche in maniera occulta o con l’utilizzo della forza e comunque senza il consenso informato dei “pazienti”.
Ma non solo. I trattenuti venivano anche sottoposti alle sistematiche aggressioni verbali e fisiche dell’ispettore di Polizia – Rosario Olivieri – per il quale il Gip di Potenza ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Il secondo filone dell’indagine, invece, riguarda le nomine dei difensori. Nomine pilotate in favore di alcuni avvocati in cambio di regalie di vario genere. In questo caso i reati ipotizzati sono falso, induzione indebita e concussione.
Il quadro che emerge è sconcertante ma sembra potersi affermare che non sia ancora tutto e che potrebbero esserci altre sorprese. La situazione appare infatti in divenire.
In ogni caso, quanto emerso a seguito dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Potenza conferma quanto da anni si va da più parti affermando. Sono infatti anni che associazioni e semplici cittadini evidenziano la brutalità dei metodi utilizzati nel CPR di Palazzo San Gervasio, le violenze perpetrate ai danni dei migranti, la violazione sistematica dei diritti di difesa e le carenze della struttura e dei servizi.
Molti, troppi appelli sono caduti nel vuoto, sono rimasti inascoltati, non hanno avuto la giusta attenzione da parte di quei soggetti politici ed istituzionali che avrebbero potuto intervenire e non lo hanno fatto. Per fortuna, da parte della Procura della Repubblica di Potenza vi è invece stata la giusta attenzione e considerazione. Come ha affermato a margine della conferenza stampa il Procuratore Curcio: “Sulla gestione dei CPR è in gioco la credibilità dello Stato”.
Siamo pienamente convinti di quanto si va affermando e più volte abbiamo in passato richiamato l’attenzione su quando accadeva al CPR di Palazzo San Gervasio. Siamo convinti che il sistema CPR sia un sistema perverso che non fa altro che favorire abusi e ingiustizie.
Naturalmente, tutti gli indagati sono innocenti fino a prova contraria, ovvero fino a quando non vi sarà una sentenza passata in giudicato. Ma i fatti, le ipotesi di reato, quanto emerge dalle carte della Procura di Potenza, evidenziano una situazione gravissima, una situazione che non conveniva a nessuno vedere e che inchioda, in primis, la politica lucana, ma anche quella nazionale, alle proprie responsabilità. Quanto accaduto a Palazzo San Gervasio, indagine condotta dalla Procura di Potenza, segue quanto accaduto a Milano nel CPR di via Corelli. Oggi più che mai, ad essere sotto accusa è il sistema CPR e la detenzione amministrativa.
È forse arrivato il tempo di una seria riflessione per superare questo sistema brutale di detenzione di soggetti che non hanno nessuna pena da scontare e che non possono essere trattenuti in condizioni inumane e degradanti. Un sistema che serve solamente a sperperare denaro pubblico e ad arricchire gente senza scrupoli.
Avvocato Raffaele Covella