L’Ecuador ha chiuso il 2023 impantanato in una crisi economica, istituzionale e psicosociale senza precedenti, governato da élite economiche secondo un catastrofico modello neoliberale e accerchiato dal narcotraffico.

Secondo l’Osservatorio ecuadoriano della criminalità organizzata (OECO), è stato “l’anno più violento della storia” del Paese, con oltre 7.500 morti violente, che ha subito una metamorfosi che lo colloca oggi tra i Paesi più violenti dell’America Latina.

La povertà è peggiorata e i servizi sociali si sono deteriorati, afferma l’ex ministro dell’Inclusione economica e sociale Berenice Cordero (Radio Pichincha, 27 dicembre 2023). Quasi la metà degli ecuadoriani è povera e sottoccupata, il 25% dei bambini è sottonutrito (indagine ufficiale del 2018) e l’anemia raggiunge il 50% (indagine ufficiale del 2023).

Non sappiamo come siano state le feste per i 700.000 ecuadoriani che hanno lasciato il Paese nel 2023 in una nuova ondata migratoria. Né conosciamo le condizioni attuali dei 250.000 bambini e adolescenti che hanno abbandonato il sistema educativo durante il periodo della pandemia, né l’arretratezza accumulata che ha colpito almeno 200.000 adolescenti in condizioni di vulnerabilità (secondo le stime dell’UNICEF del 2022).

La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE) ha evidenziato nel suo bilancio ambientale che il 2023 è stato caratterizzato da un aumento della violenza contro i difensori della natura e dei territori dei popoli indigeni, dall’estrazione mineraria e dall’assenza dello Stato. Naturalmente, ci sono stati anche importanti risultati: la popolazione del Paese ha respinto lo sfruttamento petrolifero nel Parco Nazionale Yasuní attraverso una consultazione popolare tenutasi ad agosto, dopo 10 anni di lotta del collettivo Yasunidos per proteggere questo territorio di grande biodiversità. Inoltre, ha impedito l’espansione dell’attività mineraria nella foresta pluviale del Chocó Andino, una riserva della biosfera situata all’interno del distretto metropolitano di Quito.

Il nuovo presidente Daniel Noboa, giovane erede del magnate delle banane del Grupo Noboa, ha appena ottenuto, nel primo mese del suo governo di transizione, l’approvazione in Assemblea della Legge Organica di Efficienza Economica e Generazione di Occupazione, che riprende in un nuovo contesto le proposte di legge già presentate dall’ex presidente Lasso e che erano state respinte dall’Assemblea. Per l’ex ministro delle Finanze Pablo Dávalos, attuale direttore del Foro de Economía Alternativa y Heterodoxa, “siamo in presenza della più radicale privatizzazione dello Stato, al di là di quanto considerato da Lasso (Ecuador en Directo, 16 dicembre 2023). La legge prevede esenzioni fiscali, liberalizzazione dell’economia attraverso la creazione di zone di libero scambio e privatizzazione dello Stato.

Leonidas Iza, presidente della CONAIE, sottolinea che le aspettative nei confronti di Noboa sono rapidamente crollate tra i cittadini, dato che promette un cambiamento, ma non dà una risposta all’insicurezza e condona i debiti ai grandi gruppi economici con la riforma fiscale. “Non possiamo permettere che trasferiscano la crisi generata dai grandi gruppi economici a quelli di noi che sostengono l’economia reale di questo Paese” (Radio Pichincha, 19 dicembre 2023).

Questo “qualcosa di nuovo”, per il quale i giovani tra i 18 e i 35 anni hanno votato, sperando in un progresso, si rivela una continua ripetizione della stessa cosa. Come dice un pensatore contemporaneo, “che questo continui ad accadere è la catastrofe”.

Ma qual è la risposta? Accontentarsi di aspettare? Come società gettata nella violenza, abbiamo bisogno di un piano rigoroso per uscire da questa criminalità organizzata, afferma Leonidas Iza.

Di fronte allo stato di paura generalizzato, dobbiamo fermarci, prestare attenzione all’inganno e alla confusione seminati dalle élite con l’appoggio dei media mainstream, aprirci al dialogo. Abbiamo bisogno di qualcosa di diverso, e dobbiamo imparare a tesserlo in convergenza, senza perdere la speranza.

Traduzione dallo spagnolo di Benedetta Cammerino. Revisione di Thomas Schmid.