Pressenza riproduce, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace attraverso il diritto» pubblicato a luglio 2022 da ritimo. Ecco il capitolo 7:

Palestina: Hanno detto… a proposito del conflitto

Kofi Annan

Segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dal 1997 al 2006,
Kofi Annan dice per la prima volta pubblicamente, nel 2002, quello che crede siano i doveri ed i diritti sia dei Palestinesi che degli Israeliani

«Ai Palestinesi dico: avete il diritto inalienabile ad uno Stato vivibile all’interno di frontiere sicure ed internazionalmente riconosciute, ma dovete mettere un punto a tutti gli atti di terrore e alle bombe-suicidio. Prendere deliberatamente come bersaglio dei civili è moralmente ripugnante.
Agli Israeliani, dico: avete il diritto di vivere in pace e in sicurezza all’interno di frontiere internazionalmente riconosciute, ma dovete mettere un punto all’occupazione illegale e, ancor più urgentemente, dovete smettere il bombardamento su zone civili, gli omicidi, l’impiego non necessario della forza letale, le demolizioni (di case) e le umiliazioni quotidiane ai Palestinesi ordinari.
Ai dirigenti delle due parti dico: potete ancora evitare ai vostri popoli il disastro».

Avraham Burg

Ex presidente della Knesset (1999-2003).
Israele, 60 anni, l’età dell’audacia.
Estratti di un’intervista con Nicolas Weill. Le Monde – 11/12 maggio 2008

«Se potessi dire ai miei antenati che esiste uno Stato ebraico, con università performanti, un’economia in piena crescita, ecc., sono sicuro che in confronto a tutte le altre epoche della storia ebraica, crederebbero che i tempi messianici siano arrivati! La parte positiva del bilancio è impressionante! Ma se guardo verso un futuro lontano, cosa si dirà della nostra generazione? Che avevamo l’opportunità di fare la pace e l’abbiamo persa. Che potevamo trasformare Israele in un ponte tra l’Europa cristiana e il Medio Oriente musulmano e che abbiamo mancato questo obiettivo. Che avevamo tra le mani i mezzi per costituire una società modello e giusta, dove l’uguaglianza tra ricchi e poveri, tra minoranza e maggioranza avrebbe regnato, e che non ce l’abbiamo fatta.
(…)
(Abbiamo bisogno) di audacia. Il tempo non gioca a favore di Israele. Per niente. Il pericolo strategico principale non proviene dal terrorismo, né dall’estremismo islamico, neanche dalla forza nucleare iraniana. Sta nel fatto che stiamo perdendo la soluzione dei ‘due Stati per due popoli’. Israele è stato sequestrato dai coloni e la Palestina da Hamas, che si trovano in una situazione dialettica di partenariato politico. Entrambi credono a modo loro nel ‘Grande Israele’ o nella ‘Grande Palestina’. Se continua così, ci precipiteremo con la velocità della luce verso uno scontro in cui noi israeliani saremo costretti ad andare in soccorso dei coloni e loro, i palestinesi, a difendere Hamas. (…)».

Elias Sanbar

Esiliato palestinese. Ha guidato, dal 1993 al 1996, la delegazione palestinese nei negoziati sui rifugiati. Fondatore della Rivista di studi palestinesi. Membro del Consiglio nazionale palestinese dal 1988.
«Il diritto alla patria non è negoziabile». Propositi raccolti da Dominique Lagarde, L’Express – 14/09/2000

Domanda: Nel 1948, quando lasci Haifa, dove sei nato, hai solo alcuni mesi. In seguito, scriverai che, per la tua generazione, la Palestina è stata percepita come un “buco nero”…
Risposta: “La Palestina è stata effettivamente percepita, nell’esilio, come un “buco nero”, non solo da coloro della mia generazione, troppo giovani per avere ricordi e immagini precise dei luoghi che avevano lasciato, ma anche da molti rifugiati più anziani…”> leggere il seguito (pdf in francese)

Etienne Balibar

Filosofo francese
Uno Stato palestinese senza indugi– 2004
« La proclamazione senza indugio dello Stato palestinese permetterà ad altri Stati, in particolare gli Stati arabi, di uscire dal proprio doppio gioco. Da anni combinano l’escalation e la prudenza, proclamando il carattere sacro della lotta di liberazione del popolo palestinese e il sostegno incondizionato della ‘nazione araba’, mentre si sforzano di non dispiacere al grande protettore americano, o addirittura al potente vicino israeliano. Altri armano l’OLP pur cercando di destabilizzarla dall’interno e di crearle concorrenti che sarebbero loro clienti. (…) Dal momento che la Palestina è uno Stato, anche (e soprattutto) se il suo territorio è occupato, non si negoziano più in suo nome regolamenti regionali globali, facendo a volte giocare un ruolo di blocco agli interessi particolari (territoriali, economici, religiosi) di uno Stato o dell’altro, ma si negozia con essa. Ed è a lei che, in un quadro di pieno diritto, si fornisce, se necessario, assistenza militare, economica o culturale ».

Danièle Sallenave

Scrittrice francese
Diario di viaggio in Palestina occupata – 1997
«Ero testimone del crollo graduale, non senza dolore e struggimento, di un sistema di affermazioni rassicuranti, ripetute e spesso legittime: l’ardire del popolo ebraico, la necessità della sua sicurezza. E dietro di esse, prendeva forma l’esistenza di un popolo, il popolo palestinese, dalla sua terra – una terra antica, abitata, nutrita da culture, religioni, influenze arabe, cristiane, ebraiche. La ‘causa palestinese’ è stata troppo spesso il pretesto o l’alibi per un ritorno all’antisemitismo. Ma la memoria indispensabile dell’Olocausto avrebbe mai dovuto servire a mascherare le prove subite per decenni dal popolo palestinese e a giustificare la politica condotta da Israele nella parte occupata della Palestina? »

Edgar Morin

Filosofo francese
Dall’altro lato – n°2 – 2006
« L’evoluzione d’Israele in nazione dominatrice, l’uso di una forza disproporzionata, gli innumerevoli atti di disprezzo e umiliazione subiti dai Palestinesi mi hanno terribilmente scosso. Certamente, conoscevo la pertinenza della formula di Victor Hugo : «Nell’oppresso di ieri, l’oppressore di domani.» Sapevo che l’esperienza delle sofferenze e delle umiliazioni delle vittime dei campi di concentramento, se non è seguita da una presa di coscienza, non può impedire le vittime di trasformarsi in carnefici (…) Ma in Israele si è manifestata una coscienza universalista che ha tratto la vera lezione dall’Olocausto. Questi ebrei in Israele e altrove sanno che l’esperienza della deportazione richiede di opporsi a ogni negazione dell’altro, ogni umiliazione, ogni disprezzo. Hanno scoperto che, attraverso la sofferenza e l’umiliazione, le donne e gli uomini palestinesi sono loro sorelle e fratelli. Contribuiscono a ricostruire le case palestinesi distrutte dalle Forze di Difesa Israeliane (Tsahal), si piazzano ai checkpoint per intervenire quando i soldati israeliani umiliano o maltrattano i Palestinesi».

Michel Warschavsky

Co-direttore dell’Alternative Information Center, centro d’informazione e di documentazione israelo-palestinese.
Il manifesto – Ottobre 2005
« Stiamo vivendo un’orribile regressione politica e culturale che nasce dalla ‘paura dell’altro’. Una democratizzazione della società israeliana significherebbe : a) una pace senza condizioni con la Palestina ; b) un’attitudine differente verso i nostri vicini. Cioè, la nascita di uno Stato d’Israele differente. L’altro motivo di paura viene dalla frattura nell’unità nazionale, per la possibile fine del sionismo. La sconfitta politica di Shimon Peres nel 2000 è stata il risultato di quest’atmosfera, rafforzata naturalmente dall’Intifada. Molti ebrei hanno pensato: questo è troppo! E l’idea di una guerra permanente contro le popolazioni arabe si è insinuata anche nella sinistra israeliana.
(…)
Per risolvere i problemi dei rifugiati, dell’economia e dell’ecologia, la risposta più razionale ed economica non può essere che quella del principio dello Stato unico, nel quale le diverse etnie – per esempio – coabitano in un formula federale. Sarebbe la soluzione più giusta, perché in questo modo i Palestinesi tornerebbero a casa loro, sulla loro terra, e permetterebbe anche agli ebrei di sentirsi a casa loro. Tuttavia, per realizzare un tale modello, ci sono due ostacoli. In primo luogo, il fondamento stesso dell’idea dello Stato di Israele: l’etnocrazia sarebbe definitivamente messa in discussione. In secondo luogo, la convivenza democratica implica parità di diritti tra la popolazione ebraica e la popolazione palestinese: questa parità non esiste oggi. È per questo che molti Palestinesi dichiarano oggi che, se dovessero scegliere tra vivere insieme – come sono obbligati a fare oggi – o avere il proprio Stato, anche piccolo, sceglierebbero certamente la seconda alternativa. Noi, Israeliani, non possiamo fare altro che sostenere la volontà della maggioranza dei Palestinesi di costituire il loro Stato sui territori della Cisgiordania e di Gaza. »

Leïla Shahid & Régis Debray

Ci sarà uno Stato palestinese?
Nell’edizione de L’Humanité des débats del sabato 26 aprile 2008, faccia a faccia tra Leïla Shahid, delegata generale della Palestina presso l’Unione Europea, e Régis Debray, scrittore e mediologo.
«Sottoposte alla pressione militare permanente di Israele, le basi fisiche, economiche e umane di uno Stato palestinese stanno scomparendo. C’è ancora spazio in Palestina per uno Stato palestinese? Su questa domanda paradossale riflettono i nostri due ospiti, Leïla Shahid, rappresentante dell’Autorità palestinese a Bruxelles, e Régis Debray, scrittore e mediologo. Non ha dimenticato di essere stato filosofo e ha intitolato il suo ultimo libro “Un candide en Terre sainte” (Un innocente in terra santa) ». > Leggere il seguito (pdf in francese)

Quest’opera è messa a disposizione secondo i termini dell’Attribuzione – Non a fini Commerciali – Nessuna Modifica 3.0 non trasposto (CC BY-NC-ND 3.0).


Traduzione dal francese di Angelica Mengozzi. Revisione di Thomas Schmid.


I precedenti capitoli del dossier già pubblicati in italiano:

Capitolo 1: https://www.pressenza.com/it/2023/11/palestina-la-pace-passa-attraverso-il-diritto-introduzione-1/

Capitolo 2: https://www.pressenza.com/it/2023/11/palestina-la-pace-passa-attraverso-il-diritto-cartina-e-dati-sulla-palestina-2/

Capitolo 3: https://www.pressenza.com/it/2023/11/palestina-la-pace-passa-attraverso-il-diritto-glossario-3/

Capitolo 4: https://www.pressenza.com/it/2023/12/la-pace-passa-attraverso-il-diritto-cronologia-sulla-palestina-4/

Capitolo 5: https://www.pressenza.com/it/2023/12/la-pace-attraverso-il-diritto-lonu-e-la-questione-palestinese-5/

Capitolo 6 : https://www.pressenza.com/it/2024/01/palestina-la-pace-attraverso-il-diritto-la-nostra-responsabilita-storica-e-politica-6/

L’articolo originale può essere letto qui