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Lettera aperta per una presa di posizione rispetto al genocidio in Palestina
Italian Arts United For Palestine. Alla luce del silenzio delle istituzioni culturali italiane sul genocidio perpetrato da parte dello Stato di Israele ai danni della popolazione palestinese, AWI – Art Workers Italia e Il Campo Innocente, insieme alla nuova piattaforma Italian Arts Watch, hanno deciso di scrivere e diffondere, dall’8 dicembre 2023, una lettera aperta [che condividiamo e volentieri rilanciamo, invitando a sottoscrivere l’appello] per una chiara presa di posizione a sostegno del popolo palestinese
Noi, lavoratorз dell’arte e dello spettacolo in Italia, uniamo le nostre voci in questa lettera aperta per rompere insieme il silenzio che pervade gran parte delle istituzioni culturali del paese in relazione al genocidio in corso da parte dello Stato di Israele ai danni della popolazione palestinese. Questa operazione militare ha prodotto in meno di due mesi oltre 15.523 mortз e 1.900.000 sfollatз (UNRWA, 04/12/23), perpetrando crimini di guerra tra i quali colpire intenzionalmente strutture civili, stampa, scuole e ospedali. Ne è scaturita un’ondata di indignazione internazionale, seguita da storiche mobilitazioni globali in solidarietà con la Palestina e il suo popolo che non possono essere ignorate. Invitiamo i soggetti singoli, i collettivi, le realtà indipendenti e le istituzioni che costituiscono il settore artistico e culturale italiano, a sottoscrivere con noi questa lettera, impegnandosi rispetto alle istanze [di cui all’Appello integrale sottoindicato]. Aumentano, nel sistema artistico occidentale, azioni di stigmatizzazione, intimidazione e censura nei confronti di lavoratorз culturali e organizzazioni che si sono espresse contro le atrocità perpetrate dal governo israeliano. Allз lavoratorз dell’arte, solidali con la causa palestinese e desiderosз di prendere posizione pubblicamente, ma intimoritз dalle possibili ripercussioni sulla loro vita e sul loro lavoro, diciamo: non siete solз. AWI – Art Workers Italia e il Campo Innocente si impegnano, con i mezzi di monitoraggio e pressione politica a nostra disposizione, a supportare lз lavoratorз nella tutela della loro autonomia di pensiero ed espressione. Parallelamente, AWI sta lavorando per identificare un punto di riferimento in Italia per supportarlз dal punto di vista legale. Nel mentre, segnaliamo l’European Legal Support Center, organizzazione che difende legalmente chi subisce censura e intimidazioni. Leggeremo, pubblicheremo, diffonderemo questa lettera in ogni modo e in ogni occasione pubblica che ci vedrà coinvoltз.
LINK PER SOTTOSCRIVERE L’APPELLO
Sempre più visibili gli effetti negativi delle modifiche normative del governo Meloni: minori non accompagnati senza tutele e diritti, abbandonati in hotspot e grandi centri
Da queste pagine – scrive la testa giornalistica online Melting Pot –, in diversi articoli, abbiamo descritto le modifiche normative varate dal governo Meloni nel corso del 2023 e le prassi che ostacolano il diritto di asilo e l’accesso al sistema di accoglienza. In evidente affanno nel mantenere promesse ideologiche e propagandistiche di “blocco navale”, i vari decreti-legge emanati d’urgenza sono stati utilizzati soprattutto per dare l’impressione all’elettorato di destra che la situazione fosse comunque sotto controllo e che qualcosa si stava pur facendo. Il risultato si può definire senza mezzi termini un disastro normativo, i cui effetti stanno producendo gravi problematicità: per il cosiddetto decreto Cutro sono visibili soprattutto nel sistema di accoglienza, dove hotspot e CAS sono ormai dei luoghi di “parcheggio” dei richiedenti asilo, e nelle controversie legate al permesso di soggiorno per protezione speciale. Ancora più odiosi sono le disposizioni che hanno ridotto le tutele e i diritti dei minori stranieri non accompagnati (msna) che hanno tra i 16 e 18 anni. Ben due sono stati i provvedimenti che li hanno presi di mira 1: il decreto legge n. 133 del 5 ottobre 2023 ha previsto che il prefetto sia autorizzato a sistemare i minori nei CAS per adulti per un massimo di 90 giorni e ha introdotto una stretta sull’accertamento dell’età anagrafica, lasciando ampi margini discrezionali per definire l’età; la legge di bilancio, approvata il 30 dicembre, che ha spostato per i prossimi 3 anni una cifra pari a 45 milioni di euro dai fondi per l’accoglienza dei minori alle forze armate e, inoltre, allungato il periodo di “accoglienza” nei CAS a 150 giorni.
Leggi articolo integrale su meltingpot
Le famiglie più indigenti sono i nuclei numerosi spesso sono quelli più colpiti dalla povertà assoluta che alimenta la tendenza negativa della natalità: toccato il record statistico nella serie storica
L’ultimo rapporto di Istat sulla povertà offre un quadro della situazione sociale ed economica affrontata dalle famiglie in Italia, in una fase di definitiva uscita dalla pandemia. E allo stesso tempo segnata dalle difficoltà ad essa seguite, come l’inflazione che ha avuto il suo picco proprio nel 2022, anno di riferimento dei dati. Nel 2022, la quota di nuclei poveri è salita all’8,3%, dal 7,7% dell’anno precedente. Oltre 2 milioni di famiglie su circa 26 milioni. E la condizione si aggrava tra quelle numerose, specie in presenza di minori. Tra i nuclei con almeno 3 figli, più di uno su 5 si trova in povertà assoluta. Si tratta di un aspetto molto rilevante, sebbene purtroppo non nuovo. Da alcuni anni al crescere del numero di figli cresce anche l’incidenza della povertà nel nucleo familiare.Questa tendenza è significativa perché direttamente connessa alla condizione materiale attuale di bambini e ragazzi. Come abbiamo avuto modo di raccontare, ormai da oltre un decennio sono la fascia d’età più colpita dalla povertà. Ma va letta anche, in prospettiva, in termini di impatto sulla condizione sociale e demografica del paese nei prossimi anni. Se sono le famiglie più numerose e con figli a trovarsi più spesso in povertà assoluta, è difficile aspettarsi un’inversione di tendenza nella natalità. Il cui declino si è rafforzato in coincidenza con l’aumento della povertà minorile e delle famiglie con figli. Attraverso i dati, approfondiamo la condizione economica attuale delle famiglie numerose e con figli minori, ricostruendone l’incidenza a livello locale. Nel 2022 la condizione generale delle famiglie è peggiorata, con un aumento – considerato significativo da Istat – dell’incidenza della povertà assoluta dal 7,7% dell’anno precedente al 8,3%. Si tratta di nuclei che non possono permettersi il paniere di beni e servizi che si può considerare essenziale per condurre uno standard di vita minimamente accettabile. Le situazioni più critiche emergono nei nuclei con figli. La presenza di almeno un minore nel nucleo innalza l’incidenza della povertà all’11,5%. In generale, come anticipato, si conferma la tendenza per cui maggiore è il numero di figli nel nucleo, più spesso questo si trova in povertà assoluta. In presenza di un solo figlio minore l’incidenza della povertà assoluta è simile a quella media: 8,7% (rispetto all’8,3% del totale dei nuclei). Con 2 figli la quota sale al 13,2%: quasi 5 punti in più della media. Quando i figli sono almeno 3 l’incidenza della povertà assoluta supera il 20%. Sono soprattutto i nuclei più giovani a risentirne. Un dato che fa emergere la fragilità di queste famiglie, strette tra le spese per i figli, specie dopo l’inflazione, e le poche risorse con cui fare fronte agli aumenti. Tendenze che sicuramente non sono di incentivo nella scelta dei genitori di allargare il nucleo familiare. Anche perché – in perfetta coerenza con quanto appena visto rispetto al numero di figli – le famiglie più numerose sono anche quelle che più spesso si trovano in povertà.
vedi l’analisi documentata di Openpolis
Quasi un miliardo e mezzo del PNRR è il taglio subito dalla Regione Sicilia per finanziare l’improbabile Ponte sullo Stretto
Risorse che dovevano servire a dare risposta a problemi reali dell’Isola, quali ad esempio: gli interventi di coesione sociale, l’inadeguatezza delle infrastrutture e il dissesto idrogeologico. Nulla da fare – scrive la testata etnea Argo – dirottati verso il buco nero delle spese per il Ponte. Si tratta di tagli finanziari in controtendenza con la situazione nazionale che vede, invece, crescere le risorse del Piano dell’1,73% – oltre 3 miliardi di euro – dopo la revisione approvata dal Consiglio europeo
Ci sono poi da aggiungere i 614 milioni del taglio al reddito di cittadinanza, i 150 milioni di mancato gettito fiscale che lo Stato avrebbe dovuto trasferire alla Sicilia e, infine, i 150 milioni in un triennio come risarcimento dei costi dell’insularità, previsti dal Def di aprile e scomparsi nella Finanziaria. Per non parlare – prosegue il sindacato – degli effetti dell’eventuale realizzazione dell’autonomia differenziata, che produrrebbe ulteriore marginalità. Nessuna attenzione al contesto regionale, di cui bisognerebbe, invece, tenere conto: “il reddito medio lordo disponibile in Sicilia è di 14.764 euro annui, tra i più bassi d’Italia (media nazionale 19.753 euro) e la Sicilia è la seconda regione per bassa intensità di lavoro (dato 2021): in molte famiglie cioè si lavora un numero di mesi inferiore a quello che si dovrebbe”. Anche per quanto riguarda il capitolo della sanità e del diritto alla cura, i dati presenti nel dossier sono chiari. In Sicilia ci sono “meno posti letto rispetto al resto d’Italia, meno infermieri, un tasso di emigrazione sanitaria in altre regioni del 6,2% e una quota di persone che rinuncia alle cure, principalmente per motivi economici o per le difficoltà di accesso al servizio, pari al 7,2%.”. E “le case di comunità non saranno realizzate così come non lo saranno i posti letto di terapia sub intensiva”. Sul tema trasporti, abbiamo il 37% delle famiglie che lamenta difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici nelle zone di residenza”. Non solo. Anche “le reti idriche sono un colabrodo e le altre infrastrutture non se la passano meglio”. A parte il fatto che la Sicilia, terra del sole, deve recuperare anche rispetto alla minore produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
servizio integrale su Argocatania
‘Spazio Animale’, il nuovo collettivo antispecista napoletano che lotta per i diritti di tuttз
Spazio Animale è un collettivo nato da pochissimo a Napoli e che, partendo dall’antispecismo, intende lottare contro ogni tipo di oppressione. Lotta femminista, lotta intersezionale e lotta animalista si uniscono nelle azioni e nelle manifestazioni deə ragazzə di Spazio Animale, la cui lotta parte dal basso per offrire spazio a chi non l’ha mai avuto. «Facevamo tuttз parte di un’altra organizzazione attiva a Napoli, ma che opera in un contesto sia nazionale che internazionale. In quell’ambito sono nati tra noi forti legami personali. A un certo punto ci siamo resз conto che alcune modalità in quell’organizzazione ci stavano strette. Sentivamo di voler politicizzare il nostro attivismo, di voler agire di più a livello locale e dare più spazio ai singoli individui. Così abbiamo deciso di lasciare quell’organizzazione e di creare un nuovo collettivo. Crediamo che la lotta antispecista non possa essere slegata dalle altre questioni politiche e da altre lotte anti-oppressive. Abbiamo scelto il nome “Spazio Animale” perché pensiamo che attivismo significhi prendersi quello spazio che è sempre occupato da chi domina e da chi opprime».
leggi l’intervista raccolta da Italiachecambia
Lettera al Ministro Pichetto Fratin del ‘Terzo settore’: chiedono “chiarezza, trasparenza e partecipazione in merito alla Commissione per la revisione della normativa ambientale di cui al Decreto Interministeriale del 7/11/2023
Signor Ministro, siamo 16 organizzazioni del Terzo settore che si occupano di ambiente, cambiamenti climatici, conservazione della natura, qualità dell’aria, protezione animale, processi decisionali trasparenti e inclusivi. Le scriviamo in merito alla Commissione per la revisione della normativa ambientale istituita con il Decreto Interministeriale del 7/11/2023, a firma Sua e della Ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati. L’obiettivo della Commissione, il momento delicatissimo per le questioni ambientali e le modalità con cui la Commissione è stata istituita ci spingono a trasmetterLe le nostre vive preoccupazioni e una serie di richieste a nostro avviso indispensabili. Tra le preoccupazioni vi è anzitutto la non chiarezza in merito alle materie specifiche che saranno oggetto del lavoro della Commissione e, di conseguenza, in merito ai criteri con cui i membri della Commissione sono stati selezionati. Non aiuta, in tale senso, l’assenza di curricula che, a riprova trasparente delle alte professionalità, esperienza e competenze necessarie, dovrebbero accompagnare le nomine. I quali curricula, non a caso, sono invece opportunamente richiesti (articolo 4, comma 3 del citato Decreto) a coloro che s’intendono invitare alle riunioni della Commissione medesima. La definizione delle materie oggetto dei lavori della Commissione e la loro trasparente comunicazione rappresentano passaggi davvero essenziali, diremmo propedeutici, affinché un tema di questa portata, di interesse universale e di attualità stringente, possa essere affrontato con la dovuta attenzione. Altrettanto essenziale è che il lavoro della Commissione sia effettivamente aperto ai contributi della scienza e della società civile, in special modo delle organizzazioni di protezione ambientale che da decenni si occupano della questione e che, nel corso del tempo, hanno contribuito in maniera decisiva alla costruzione di norme, regolamenti, cultura ambientale. Che tali organizzazioni si trovino del tutto escluse da un consesso di questa portata, peraltro in una delle fasi storiche più importanti per la protezione dell’ambiente e la transizione ecologica, è un fatto che stride e che merita un ripensamento. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, ci permettiamo di chiederLe: 1. il chiarimento delle materie e degli obiettivi su cui la Commissione sarà chiamata a lavorare; 2. la pubblicazione dei curricula dei membri del Comitato della Commissione e degli Esperti; 3. l’individuazione di forme di coinvolgimento sostanziale, nei lavori della Commissione, delle organizzazioni della società civile aventi titolo e interesse, a partire dalle firmatarie della presente lettera; 4. una rivalutazione della tempistica dei lavori prevista dal Decreto, che appare davvero eccessivamente rapida rispetto alla delicatezza e complessità della materia in oggetto. A quest’ultimo proposito ci preme evidenziare la differenza tra le esigenze di intervento specifico rispetto ai molti problemi ambientali in atto e le esigenze di “riassetto e codificazione” della materia ambientale. Se le prime, spesso assolutamente urgenti, tardano a trovare risposta pur a fronte di problemi seri come il cambiamento climatico, l’impermeabilizzazione del suolo, il dissesto idrogeologico, la crisi di specie e habitat, un errore aggiuntivo sarebbe quello di affrettare la risposta alle seconde, producendo una riforma che rischia, attraverso l’astratto principio della “semplificazione”, di peggiorare il quadro anziché di migliorarlo. Si tratterebbe, con tutta evidenza, di un’attuazione non corretta dei principi di tutela dell’ambiente, della biodiversità, delle generazioni future solennemente sanciti con la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione e richiamati all’articolo 1 del Decreto in oggetto, e dunque di un cattivo esordio di quella che, per il nostro ordinamento, rappresenta una novità straordinaria e altamente positiva. La crisi ambientale, nei suoi numerosi volti e nella sua gravità specifica e generale, è un tema che richiede oggi il massimo impegno e la piena partecipazione. Voglia, Signor Ministro, per il bene generale, cogliere queste nostre osservazioni e rivedere, con la Ministra Casellati, i termini del processo attivato. Fiduciosi in un positivo riscontro e restando a disposizione per ogni chiarimento necessario, Le trasmettiamo i nostri cordiali saluti.