La crisi climatica avanza sempre di più e con essa l’aumento esponenziale degli eventi meteorologici estremi (grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua e alte temperature) che nel 2023 sono arrivati a quota 378, +22% rispetto all’anno precedente, provocando nel Paese oltre 6 miliardi di euro di danni nel solo settore agricolo. Un passo avanti sulla strada della prevenzione c’è stato negli ultimi giorni del 2023 con il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato con decreto n. 434 del 21 dicembre 2023 del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, che si pone l’obiettivo di fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali, nonché a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.
Si tratta di 361 misure di carattere nazionale e/o regionale in grado di incidere su uno o più settori tra: acquacoltura; agricoltura; energia; turismo; foreste; dissesto idrogeologico; desertificazione; ecosistemi acquatici e terrestri; zone costiere; industrie; insediamenti urbani; patrimonio culturale; risorse idriche; pesca; salute; trasporti. E per ognuna di queste 361 azioni esiste un’ulteriore classificazione in “soft”, “green” o “grey” nel caso in cui, rispettivamente: non richiedono interventi strutturali e materiali diretti, siano interventi materiali identificati come soluzioni basate sulla natura, siano azioni materiali su impianti, materiali e tecnologie, infrastrutture o reti.
“Finalmente dopo sei lunghi anni dalla prima bozza e dopo ben quattro governi, l’Italia – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, il PNACC, che raccoglie 361 azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici. Si tratta della prima buona notizia con cui si apre questo 2024 e di un passo importante nella lotta alla crisi climatica che arriva dopo anni di ritardi e stalli. Era il lontano 2018 quando il Governo Gentiloni e l’allora ministro dell’ambiente Gianluca Galletti presentarono la prima bozza di Piano pubblicandola sul sito del ministero. Da allora si sono succeduti tre governi – il Conte 1, il Conte 2 e il Governo Draghi – e 2 ministri – Sergio Costa e Roberto Cingolani – ma nessuno ha mai adottato il documento in questione. Solo a fine 2022 è arrivato un primo segnale di svolta con la pubblicazione sul sito del MASE, guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, della bozza aggiornata del Piano, seguita dalla fase di consultazione e dall’approvazione finale arrivata pochi giorni fa. Ora però ricordiamo al Ministro dell’ambiente e al Governo Meloni che per attuare il PNACC sarà fondamentale stanziare le risorse economiche necessarie e ad oggi ancora assenti, non previste neanche nell’ultima legge di bilancio, altrimenti il rischio è che il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici resti solo sulla carta. Sarà, inoltre, importante approvare un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030; una legge sullo stop al consumo di suolo che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, semplificando anche la demolizione e la ricostruzione degli edifici esistenti ed entro tre mesi si emani il decreto che attiva l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, con funzione di coordinamento tra i livelli di governo del territorio e dei vari settori.”
Più critico è il WWF: “Oggi finalmente abbiamo un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), strumento importante e indispensabile atteso da anni. Le buone notizie però finiscono qui. Il Piano appena pubblicato, dopo le varie consultazioni e l’unanime denuncia della mancata identificazioni di azioni davvero in grado di anticipare i cambiamenti provocati dalla crisi climatica e dei finanziamenti necessari, è analogo a quello precedente e ha gli stessi limiti, mancanza di decisioni chiare e coraggiose, ottima identificazione sintetica dei possibili impatti e problemi, scarsa e deficitaria individuazione delle cose da fare e di come finanziarle. Il Piano va quindi preso come un primo passo: ora però tocca ai decreti attuativi e agli organi di governance cercare di correggere gli evidenti limiti e costruire un percorso che porti a quell’approccio sistemico che pure il PNACC richiama. Sicuramente sarà nostra cura segnalare ulteriori, colpevoli ritardi o limiti in tale senso. Non risponde al vero, continua il WWF, la giustificazione che pare essere addotta per i ritardi del piano, cioè un presunto approccio bottom-up della sua stesura: in realtà, l’approccio è stato centralizzato e le consultazioni e la VAS non paiono aver inciso più di tanto. Probabilmente sarebbe stato difficile partire con un mero approccio bottom-up perché la cultura dell’adattamento va costruita. Alcune realtà (Comuni, Autorità di Bacino ecc.) stanno effettuando percorsi, anche partecipativi, di notevole interesse, ma il metodo adottato ha consentito poco che venisse trasferito a livello nazionale. Riteniamo non ammissibile che dopo 7 anni si proponga un Piano con “possibili opzioni di adattamento” “che troveranno applicazione nei diversi strumenti di pianificazione, a scala nazionale, regionale e locale”. I Piani si chiamano così perché servono a pianificare concretamente operando scelte, specie a livello nazionale e sovraregionale.”
Per il WWF il Piano appare inoltre fortemente deficitario di quella visione integrata che dovrebbe consentire di pensare l’adattamento non come mere misure di emergenza o di messa in sicurezza del territorio, non individua nuove risorse, ma suggerisce l’uso di risorse esistenti, e questo appare sia insufficiente che velleitario e prevede una governance molto discutibile, laddove assegna all’organo partecipativo (Forum) soprattutto compiti divulgativi, quasi da cassa di risonanza, o di mera “informazione” della società civile.
Qui tutti i documenti relativi al Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC): https://www.mase.gov.it/notizie/clima-approvato-il-piano-nazionale-di-adattamento-ai-cambiamenti-climatici.