Robbie Williams, oggi il cantante solista più acclamato d’Inghilterra, torna dopo una lunga pausa in una docuserie di quattro puntate su Netflix diretta dal noto documentarista Joe Pearlman e prodotta da Asif Kapadia, a raccontarci la sua vita sconvolgente tra depressione, alcolismo, droghe varie, steroidi energizzanti al fine di sopportare i tours musicali. E soprattutto con un’insoddisfazione psicologica che il successo faraonico non ha appagato.

La confessione di Williams catturata dall’abile documentarista Joe Pearlman non è stata apprezzata da certa stampa perché non superficiale, perché rivelava l’essere fragile dietro il divo, i suoi limiti e le sue debolezze, al di là del mito proposto dallo star system. Documentario che, oltretutto, non ripercorreva nei dettagli la produzione musicale.

Ma la scelta del talentuoso Pearlman di rifiutare condizionamenti e “chiedere al re di presentarsi nella sua nudità”, a mio giudizio è la più utile dal punto di vista umano e artistico. Gli Dei non esistono e Pearlman racconta la storia straordinaria di un essere assolutamente umano.

Robert Peter Williams, detto Robbie, è nato nel 1974 a Stoke on Trent in Gran Bretagna, rinomata città per la produzione di ceramiche, centro essenziale durante la rivoluzione industriale. I suoi genitori – il padre attore comico e la madre fiorista – divorziarono quando aveva tre anni.

La sua carriera musicale cominciò a sedici anni come membro più giovane dei Take That, uno dei gruppi di maggior successo degli anni ‘90. I contrasti con gli altri membri della band, la sua dipendenza dall’alcol e dalla droga lo condussero nel 1995 a separarsi e intraprendere una strada in solitaria. Williams divenne il cantante solista di maggior successo di tutti i tempi nel Regno Unito: nell’agosto del 2003 si esibì in tre concerti al Knebworth Park di Stevenage davanti a 375 000 spettatori totali, il più grande evento live nella storia inglese. Nel mondo ha venduto oltre 90 milioni di copie. La canzone più conosciuta è “Angels”.

“Il vaso di Pandora è stato aperto”: dice Robbie Williams disteso in mutande e canottiera sul letto di una delle sue tante ville. Osservando al computer ore di filmati su di lui, commenta rivolto all’intervistatore: “Questa di passare in rassegna tutto ciò che si è compiuto nel corso dell’esistenza è una cosa che si dovrebbe fare forse solo davanti a San Pietro nei cieli”. L’impressione è che non sia soddisfatto di se stesso e che la sua non sia una posa, ma un bisogno di rivelarsi.

La macchina da presa indugia sull’artista, rende toccanti le sue riflessioni, lo sguardo, le reazioni. Williams è stato filmato per trent’anni, ma gran parte di questo materiale non lo aveva mai visto: alcuni momenti non li ricorda più, altri non vorrebbe averli mai vissuti. Pare vergognarsene. Il risultato è una comunicazione spontanea, con accenti di sincerità. Le confessioni fanno trapelare il peso di ogni relazione umana, l’abilità nel rapportarsi o interrompere uno scambio creativo.

Nel 2006, dopo la separazione dal suo storico autore Guy Chambers, al concerto di Leeds, base di lancio di un nuovo corso, assistiamo al crollo psicologico di Williams che dopo l’insuccesso ha profondi dubbi sul proprio valore, sul suo reale posto in questa vita. Se l’allontanamento dai Take That fu propulsivo, non così fu quello dal suo primo compositore e braccio destro.

Aveva Williams un talento autonomo? Certamente si, ma la domanda che trapela è in che misura e quanto poco conti la competizione. Eppure l’insicurezza è una discesa agli inferi che fa toccare come notorietà e ricchezza non siano sufficienti per essere felici, fa capire come il successo vero stia al nostro interno, nell’accettazione di sé; come il “troppo” di qualunque cosa spezzi l’equilibrio della vita.

L’incontro con Ayda Field – oggi sua moglie, anche se Williams interruppe la relazione sul nascere perché doveva disintossicarsi e non poteva vivere altro – e la nascita dei loro quattro figli segnano una nuova tappa del cammino dell’artista. Robbie Williams dice che adesso la famiglia è il suo vero e insostituibile punto fermo. Intanto il 6 giugno 2024 il cantante tornerà a esibirsi ad Hide Park, a Londra e lo spettacolo da tempo è già sold out.