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Non in nostro nome. Riprendiamo alcuni stralci della “Lettera aperta al presidente Sergio Mattarella” di Angelo D’Orsi, Fabio Marcelli e Andrea Catone_

Signor Presidente,

noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, impegnati nel mondo della cultura, dell’insegnamento, dell’associazionismo, ci permettiamo di ricordarLe la situazione in atto in Palestina: circa 30.000 vittime civili a Gaza, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie. 70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele. 1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori. 90% degli edifici rasi al suolo: “non è rimasto brandello di muro”, dichiarano i pochi osservatori ONU rimasti sul campo. Una economia, una società, un paesaggio annichilati. Oltre 2 milioni di persone sono senza un tetto, né acqua, né cibo, né medicinali, né carburanti, e sono spinte dall’esercito israeliano in una piccola sacca a Gaza sud, che peraltro continua ad essere bombardata. Intanto si susseguono dichiarazioni di governanti israeliani sulla necessità di espellere dal territorio di Gaza i palestinesi sopravvissuti, e sul progetto di ricolonizzazione di Gaza da parte dei coloni israeliani, mentre addirittura si pubblicano annunci di lussuosi villaggi turistici da costruire sulle macerie e sui corpi insepolti della popolazione palestinese. In Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti. Israele ha ucciso 138 funzionari dell’ONU e continua a bombardare i convogli dell’agenzia per i rifugiati dell’ONU. Colpisce le ambulanze che trasportano i feriti. Cattura, e umilia denudandoli e ingiuriandoli, centinaia di cittadini colpevoli semplicemente di essere palestinesi. Israele ha trucidato un centinaio di giornalisti e fotografi nell’esercizio del loro lavoro.

Il segretario generale dell’ONU Guterres ha denunciato ripetutamente la “catastrofe umanitaria”, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco[…]

Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto. Ella, invece, ha taciuto, Signor Presidente. Nelle sue parole il genocidio del popolo palestinese in corso (è la definizione dello storico israeliano Ilan Pappé, costretto ad abbandonare il suo paese e la sua università per le minacce di cui è stato oggetto) è stato ridotto alla reazione israeliana “che provoca anche migliaia di vittime civili”. Durante la Resistenza antifascista i massacri operati dai nazifascisti si chiamavano “rappresaglia”; alle Fosse Ardeatine i nazisti applicarono la formula del “10 italiani per un tedesco”. La rappresaglia di Israele (se di rappresaglia si può parlare e non di un piano preordinato di svuotare Gaza della popolazione palestinese e riportarla sotto il diretto controllo israeliano) supera di molto il criterio nazista delle Fosse Ardeatine. Tra l’altro, Ella evita di dare un nome al popolo vittima del massacro: nel Suo discorso sono “moltitudini di persone”. NO, non sono “moltitudini”, “volgo disperso che nome non ha”: è il popolo palestinese che subisce da 75 anni l’occupazione di Israele, è il popolo che si oppone e resiste all’occupazione, come fecero i nostri patrioti nel Risorgimento e i partigiani nella Resistenza antinazifascista italiana[…]

Il Suo discorso – un discorso ufficiale, a reti televisive unificate a tutto il Paese – per quel che dice e per quello che NON dice, viola i principi cui pure Ella dichiara di ispirarsi, non educa alla verità, né alla giustizia, in difesa morale di ogni popolo oppresso. La parte del Suo discorso dedicata al conflitto in Medio Oriente è in definitiva schiacciata sulla politica bellicistica e disumana del governo di Israele, che annuncia un 2024 di guerra. Legando mani e piedi il nostro Paese alla politica oltranzista di Israele, Ella rompe con quella politica mediterranea di apertura ed equilibrio con i paesi arabi e di riconoscimento delle ragioni del popolo palestinese, promossa tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso da statisti come Moro, Andreotti, Craxi, o da un sindaco eccezionale testimone di pace e costruttore di ponti fra i popoli, come Giorgio La Pira. Il Suo discorso, Signor Presidente, non è solo un inaccettabile silenzio sul genocidio palestinese in corso, è anche un tradimento della storia italiana, e un colpo ai nostri interessi nazionali. Ebbene, in piena coscienza, e con il massimo rispetto per la carica che Ella riveste, noi sottoscritti ci permettiamo di osservare e di comunicarLe che Ella ha parlato non in nostro nome.

PRIMI FIRMATARI che hanno aderito su ben oltre un migliaio di adesioni susseguitesi 
Alberto Bradanini (già Ambasciatore d’Italia a Pechino e Teheran), Luigi De Magistris, Ginevra Bompiani, Enrico Calamai, Augusto Ponzio (Università di Bari,  emerito di semiotica), Marco Papacci (Presidente Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba), Massimo Zucchetti (Ordinario di Ingegneria Politecnico di Torino, già candidato Nobel), Piergiorgio Ardeni (economista, Univ. Bologna), Domenico Finiguerra (ambientalista, consigliere metropolitano Milano), Paola Nugnes (architetta ambientale già senatrice), Ezio Locatelli (ex deputato, giornalista), Guido Liguori (Univ. della Calabria,  presidente International Gramsci Society), Laura Marchetti (antropologa, univ. Reggio Calabria, già sottosegretario all’ambiente), Piero Bevilacqua (storico, univ. La Sapienza, Roma), Fabio de Nardis (sociologo, Università di Lecce), Enzo Scandurra (urbanista, Univ. La Sapienza di Roma), Roberto Musacchio (redattore di Transform, già parlamentare europeo), Paolo Ferrero (pubblicista, già Ministro della solidarietà sociale), Giorgio Cremaschi (dirigente sindacale), Eleonora Forenza (insegnante, già Parlamentare europeo), Doriana Sarli (già Deputata), Maria Lippiello (architetto, Univ. Federico II di Napoli), Franco Bartolomei (giurista, Univ. di Macerata), Stefano Galieni (giornalista), Francesca Chiarotto (Storica, Univ. di Torino, “Historia Magistra”, Istituto Piemontese Gramsci) – per aderire a questa lettera aperta scrivere a italiapalestina2024@gmail.com  indicando nome, città, attività -per leggere integralmente la lettera vai su: storiastoriepn.it /lidentita.it/contropiano.org

 

Rapporto Scientifico WEL – Welfare Energetico Locale: un anno di sperimentazione per nuove politiche pubbliche – Dicembre 2023_

Il progetto Welfare Energetico Locale in sintesi WEL – Welfare Energetico Locale è una ricerca-azione nata con l’obiettivo di valutare le diverse cause della povertà energetica e promuovere politiche di welfare che tengano conto del legame tra giustizia sociale e giustizia ambientale. Il progetto, promosso e coordinato dalla Fondazione Basso e dal Forum Disuguaglianze e Diversità, è stato messo a punto e si è svolto in collaborazione con cinque organizzazioni locali: Ecolò a Sesto Fiorentino e a Firenze, Adesso Trieste a Trieste, AmbientalMente a Lecco, Progetto Concittadino a Varese, Coalizione Civica per Bologna a Bologna, tutte associazioni che hanno prodotto una lista ecologista e civica, oggi presente in Consiglio comunale, in grado di progettare percorsi e di attivare alleanze e relazioni con l’obiettivo di mettere in campo proposte di welfare energetico per contrastare il fenomeno sempre più diffuso della povertà energetica. Il progetto è stato finanziato da European Climate Foundation ed è durato quattordici mesi, da settembre 2022 a ottobre 2023. Le tre fasi di lavoro (analisi e studio, approfondimento e sperimentazione di processi, sintesi dei risultati e proposte) sono state accompagnate da attività di formazione e auto-formazione dei partecipanti che hanno dato valore aggiunto al percorso. WEL si è concluso con una conferenza online di rilievo nazionale. L’incontro è stato aperto a una serie di esperti per portare la discussione a un ulteriore livello di elaborazione e complessità: oltre al Forum Disuguaglianze e Diversità, hanno partecipato l’Università di Trieste e l’Università di Roma Tre; Legambiente; Kyoto Club; Nuove Ri-Generazioni; Caritas Italiana; CNCA; Cooperativa è nostra. Sono nate domande,  riflessioni e proposte, riportate anche nelle pagine del Rapporto- WEL,  che si ritengono siano un buon punto di partenza per promuovere future politiche nazionali sociali e ambientali più giuste.

Per ulteriori informazioni su WEL: https://bit.ly/47iPI4a

 

Stangata 2024: il nuovo anno porterà con sé nuovi rincari. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima un aumento di 1.011,26 euro a famiglia_

Dopo un 2023 in cui i rincari non hanno fermato la loro corsa, il 2024 non sarà da meno. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato, infatti, che nel nuovo anno si prospetta un aggravio di + 1.011,26 euro annui sui conti di ciascuna famiglia. Un andamento al rialzo trainato, ancora una volta, dall’aumento dei prezzi dei beni energetici, che crescono ancora, soprattutto sulla spinta del gas, anche alla luce dell’eliminazione dello sconto sull’IVA e sugli oneri di sistema, nonché a causa del passaggio al mercato libero, dove le tariffe sono mediamente più care di quelle fino ad oggi garantite sul mercato tutelato.  Non mancano, poi, i rincari in campo alimentare, della ristorazione, dei trasporti, dell’assicurazione auto e del servizio idrico e di smaltimento rifiuti, delle tariffe e imposte locali. La stangata in arrivo con il nuovo anno si abbatterà su una situazione già duramente compromessa da questi anni di rincari e di rinunce: per tale ragione si rende sempre più urgente un impegno più mirato e incisivo da parte del Governo sulle misure di sostegno alle famiglie e ai meno abbienti e sulla lotta alle crescenti disuguaglianze. Come ribadiamo da tempo è necessario, prima di tutto, non abbassare la guardia sul fronte dell’energia, evitando di fare i deleteri passi indietro sui bonus sociali e sullo sconto IVA, che invece il Governo ha fatto, ripristinandoli, e serve creare un Fondo contro la povertà energetica. È importante, inoltre, attuare una rimodulazione delle aliquote Iva sui generi di largo consumo, accompagnandola con misure sanzionatorie di controllo, che consentirebbe alle famiglie di risparmiare oltre 531,57 euro annui.

Leggi nel dettaglio le prime stime degli aumenti previsti in ogni settore su.federconsumatori.it

 

Fondazione Migrantes, Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?: “che questo volume possa aiutare a costruire un sapere fondato rispetto a chi è in fuga, a chi arriva a chiedere protezione nel nostro continente e nel nostro Paese”_

la pubblicazione della VII edizione (Tau Editrice 2023, p. 400), dedicata al “mondo” delle migrazioni forzate, è stata curata da un’équipe di studiosi e operatori impegnati da anni al fianco di rifugiati e richiedenti asilo ed è stata articolata nelle tradizionali quattro sezioni: “Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa”, “Tra l’Europa e l’Italia”, “Guardando all’Italia” e “Approfondimento teologico”

Da una parte la situazione del diritto d’asilo nel mondo, in Europa e in Italia e, dall’altra, il forte appello che papa Francesco ha lanciato in occasione dell’ultima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, chiedendo che ogni abitante della Terra sia veramente libero di scegliere se migrare o restare: una sconfortante antitesi. Oggi 114 milioni di persone (un abitante della Terra su 71 e, in cifra assoluta, sei milioni in più rispetto alla fine del 2022) non sono state libere di scegliere se restare. Perché sempre più numerosi sono i conflitti e sempre più gravi, in alcune aree del mondo, le situazioni di crisi economica o sociale e le difficoltà nel procurarsi cibo ed acqua, mentre si è sempre meno capaci, a livello globale, di gestire processi di pace e non lo si è ancora abbastanza nella salvaguardia del pianeta. Ma anche guardando al secondo verbo di papa Bergoglio, quello che ammonisce sulla libertà di migrare, non si può fare a meno di constatare, con amarezza, che le politiche europee e del nostro Paese stanno facendo di tutto per limitare l’ingresso a chi è in cerca di protezione. Benché esso sia tutelato da stringenti convenzioni internazionali,si accumulano le nuove norme che rendono più difficile sia l’accesso al territorio sia la possibilità, per chi ce l’ha fatta ad arrivare, di essere realmente riconosciuto e preso in carico. Ciò avviene – tra l’altro – attraverso i sempre più diffusi processi di esternalizzazione delle frontiere, l’accrescersi delle liste di Paesi cosiddetti “sicuri”, l’erosione delle prestazioni di accoglienza, la contrazione delle tutele garantite ai minori stranieri non accompagnati, la costruzione di centri di confino e segregazione, gli ostacoli all’effettiva fruizione del diritto di chiedere asilo.

Qui i link a:  Sintesi Report Diritto d’Asilo 2023 \  Report Il diritto d’asilo 2023

 

Terzo Rapporto su “La povertà legata alla mobilità colpisce tre italiani su dieci”_

Pubblicato il III Rapporto dell’Osservatorio sugli Stili di Mobilità realizzato da Ipsos e Legambiente. 3 italiani su 10 soffrono una condizione di mobility poverty: hanno dovuto rinunciare a occasioni di lavoro, studio, visite mediche, viaggi per mancanza di servizi o per i costi elevati legati agli spostamenti. ll terzo Rapporto dell’Osservatorio sugli Stili di Mobilità, da poco realizzato da Ipsos e Legambiente e presentato lo scorso 6 novembre a Roma, non mostra grandi cambiamenti rispetto alle due precedenti edizioni, ma rivela per la prima volta che tre italiani su dieci hanno dovuto rinunciare ad occasioni di lavoro, studio, visite mediche o viaggi di piacere per mancanza di servizi o per i costi elevati degli spostamenti. Il terzo Rapporto dell’Osservatorio definisce infatti un indice di precarietà: il 7% delle persone si trova in una condizione di estrema mobility poverty, ossia non hanno mezzi pubblici o in condivisione di prossimità, né possiedono un’auto in famiglia. Seguono quelli che denunciano un elevato costo del carburante rispetto al reddito (9%), poi coloro che lamentano l’assenza di alternative all’auto privata o l’impossibilità di cambiare il mezzo obsoleto (8%) e, infine, coloro che evidenziano elevati costi dovuti alla necessità di percorrere in auto elevate percorrenze quotidiane (8%).

leggi la sintesi del Rapporto da sbilanciamoci.info

 

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