L’esito dei negoziati sul Nuovo Patto sulla Migrazione legittima lo status quo alle frontiere esterne dell’Unione Europea in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane.

In questi anni abbiamo assistito a politiche dell’Unione Europea che impedivano alle persone in pericolo in mare di raggiungere un luogo sicuro, ignorandole e facilitando il loro respingimento forzato in Libia e Tunisia, o ancora impedendo attivamente il loro arrivo in Grecia attraverso l’Egeo. Inoltre, hanno promosso crudeli sistemi di esternalizzazione e contenimento in Paesi terzi non sicuri, stipando persone in campi come Moria in Grecia, separando bambini dai loro genitori, picchiando persone fino a farle perdere i sensi lungo il confine croato, lasciando che morissero di freddo al confine polacco… Con l’accordo che è stato raggiunto, tutto ciò continuerà a succedere e sarà legittimato.

La situazione attuale sta portando ad un’allarmante criminalizzazione delle persone in fuga e di coloro che cercano di aiutarle. L’Unione Europea sta sostenendo le iniziative repressive perpetrate dai suoi Stati membri, rinunciando alla clausola che protegge l’intervento umanitario dalle accuse penali. Questo atteggiamento incoraggia una repressione sempre più intensa contro coloro che cercano di offrire assistenza e sostegno umanitario.

La tragica perdita di vite in mare è spesso strumentalizzata in modo ipocrita per promuovere una politica di chiusura dei confini. È deplorevole vedere come queste tragedie vengano sfruttate a fini propagandistici per giustificare una politica basata sulla paura e l’intolleranza invece che sulla solidarietà e l’accoglienza.

Oggi l’Unione Europea ha finalmente avuto la possibilità di onorare una promessa fatta dalla Commissione europea 10 anni fa, dopo la tragica morte di 368 persone in un naufragio al largo di Lampedusa. Il 2023 è stato uno degli anni più letali nel Mediterraneo centrale. Secondo l’OIM, oltre 2250 persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversarlo, in assenza di alternative. È impossibile sapere quante altre siano scomparse.

Con l’accordo di oggi, l’UE ha perso l’ennesima opportunità. Esistevano alternative in grado di salvare vite umane. Era necessario creare rotte sicure e legali verso l’Europa, istituire una missione europea di ricerca e salvataggio e garantire una distribuzione equa delle persone tra gli Stati membri. Al contrario, le istituzioni europee hanno deciso di contrastare attivamente i diritti di coloro che cercano protezione, legalizzando le violazioni del diritto d’asilo da parte degli Stati membri.

Il Nuovo Patto limiterà l’accesso alla protezione in Europa introducendo procedure accelerate di asilo alle frontiere al fine di velocizzare i rimpatri. Verrà mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e non sarà implementato un vero meccanismo di solidarietà per sostenere gli Stati membri alle frontiere esterne. Inoltre, non viene presentata un’unica soluzione per organizzare in modo sostenibile la migrazione secondaria all’interno dell’UE. Si continuerà invece nell’isolare i rifugiati e i richiedenti asilo dal resto della società, trattenendoli in campi remoti e impedendogli qualsiasi forma di integrazione e inclusione. Non sono previsti percorsi sicuri e legali per cercare protezione nell’UE. Al contrario, l’obiettivo sarà quello di identificare come “Paesi terzi sicuri” un sempre maggior numero di nazioni, anche se queste non garantiscono

Questa situazione costringerà sempre più persone a cercare di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose. Purtroppo, altre vite andranno perse ancora e ancora, e nessuna sarà salvata dalla decisione presa oggi.

L’Europa ha deciso di trarre insegnamento dai suoi esempi peggiori. Ciò a cui stiamo assistendo è un fallimento storico e un pericoloso cedimento ai partiti di destra europei.

 

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