Chi non ricorda i « due minuti d’odio » del romanzo distopico di Orwell, “1984”? Quei secondi nei quali tutti potevano sfogare urlando la propria rabbia ora contro “Goldstein, il Nemico del Popolo” – la cui faccia appariva sullo schermo – o contro, a turno, Eurasia o Eustasia ?
Avere un nemico è importante, anche solo « per definire la nostra identità » e « procurarci un ostacolo » rispetto al quale misuraci per mostrare il nostro « valore ». Pertanto, « quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo ».
Questi nemici, ovviamente, devono essere « diversi da noi ». Conseguentemente, « un diverso per eccellenza è lo straniero » e « straniero tra tutti, e per il colore diverso, è il negro ». « Il negro è brutto. Il nemico deve essere brutto perché si identifica il bello con il buono ».
Il breve saggio di Umberto Eco “Costruire un nemico” [1], nella sua semplicità, svela uno dei maggiori problemi d’oggi dal quale poi scaturiscono altri mali: la diffusione dell’odio.
Naturalmente, i nemici sono a “geometria variabile” a seconda il bisogno di giustificare qualcosa. Quindi quando non è il negro, è l’immigrato, è lo zingaro oppure colui che è di classe inferiore, è l’ebreo oppure l’islamico, è il delinquente oppure la prostituta.
Umberto Eco, che ci ha lasciati nel 2016, nel suo ragionamento, amplia all’infinito l’ipotetico nemico.
« Il bisogno è connotato anche all’uomo mite e amico della pace. Semplicemente in questi casi si sposa l’immagine del nemico da un oggetto umano a una forza naturale o sociale che in qualche modo ci minacci e deve essere vinta, sia essa lo sfruttamento capitalistico, l’inquinamento ambientale, la fame del Terzo mondo ».
Insomma avere un nemico è « un bisogno ancestrale », secondo Umberto Eco. Si tratta di un “bisogno” che si scontra anche con l’etica che imporrebbe invece di « cercare di capire l’altro, di mettersi nei loro panni ».
Naturale conseguenza dell’esistenza di un nemico è la guerra.
« La guerra permette a una comunità di riconoscersi come “Nazione” », scrive. E, sempre la guerra « ecologicamente », aggiunge tra il serio e il sarcastico, rappresenta « una valvola di sfogo per le vite in eccedenza ».
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Fonti e Note:
Credits: foto di Università Reggio Calabria – Ufficio Stampa Università Mediterranea di Reggio Calabria
[1] Umberto Eco, “Costruire un nemico”.