Signor Segretario Generale,
Qualunque siano i temi e i problemi globali considerati, v’è un’evidenza drammatica: l’umanità non è in grado di dare risposte concrete, immediate, comuni. I poteri istituzionalizzati del sistema esistente non sono in grado di farlo perché il sistema è strutturalmente in crisi. È bloccato, in particolare, dalle sue contraddizioni interne. Vuole ricchezza e potere ma sta distruggendo gli elementi essenziali per la sicurezza della vita sul pianeta.
I prossimi 30-40 anni saranno molto duri e decisivi per l’umanità. Non possiamo permettere che i poteri del sistema continuino la loro opera di predazione e distruzione. Gli abitanti della Terra devono prendere il controllo del loro futuro. L’umanità deve diventare, ed essere riconosciuta, rispetto a tutti gli abitanti della Terra, come soggetto istituzionale di riferimento plurale sul piano politico, sociale, economico e culturale. È in questa prospettiva che l’ONU può e deve esercitare una essenziale, unica, funzione storica, nel duplice senso di soggetto generatore di processi che devono portare alla costruzione di una comunità globale della vita sulla Terra giusta, sostenibile e libera. nonché un soggetto accompagnatorio per gli adeguamenti richiesti dalle modifiche.
Con le Sue ultime note prese di posizione riguardo alle assurde guerre mondiali in corso in Ucraina e tra Israele e Palestina nonché all’intollerabile irresponsabilità dei “governanti” politici, economici e tecnocratici del mondo di fronte ale devastazioni legate al cambiamento climatico, Lei ha dimostrato audacia e saggezza. Lei ha preso posizione in spirito di giustizia e saggezza come rappresentante al più alto livello dell’organizzazione dei popoli, le Nazioni Unite!
È fondamentale che la voce della legge del mondo sia ascoltata e rispettata, rafforzando nell’immaginario collettivo la consapevolezza che l’umanità non esiste se non sono garantiti i diritti di tutti gli esseri umani in pari dignità, giustizia e pace . La sicurezza esiste solo se è collettiva e generale.
I valori mondiali. Lo spirito dell’Onu messo in discussione
Siamo membri di una piccola organizzazione internazionale, nata 5 anni fa, nel dicembre 2018, mese dell’anno storico (1948) della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il nostro obiettivo è agire a favore del riconoscimento dell’Umanità come soggetto istituzionale di regolazione della comunità globale della vita della Terra per la dignità e il benessere di tutti i suoi abitanti, dei loro diritti, delle loro responsabilità, dei beni comuni pubblici globali essenziali alla vita di tutti.
Questa lettera aperta riguarda in particolare la generazione di processi di costruzione di un altro futuro della vita.
Le due questioni fondamentali per il futuro della vita
Desideriamo con la presente.attirare la Sua attenzione su due principi chiave dell’attuale visione dominante del mondo: il diritto di brevettazione privata a scopo di lucro de vivente e dell’intelligenza artificiale, e la finanziarizzazione della natura e dei beni comuni pubblici globali. Il potere del sistema globale dell’economia di mercato capitalista si basa sempre più su questi due principi. Il loro ruolo nella regolazione planetaria della vita è fondamentale e cruciale, il che spiega la loro assenza nell’agenda mondiale e nei dibattiti sulla gestione e la soluzione delle crisi attuali. Per i poteri forti sono due assiomi fuori discussione.
L’esperienza degli ultimi cinquant’anni dimostra, d’altra parte, che finché questi due principi non verranno abbandonati o seriamente riposizionati, la tutela e la promozione dei diritti umani e sociali fondamentali universali e dei diritti dei popoli saranno sempre meno assicurate. Di conseguenza, l’eliminazione dei fattori che generano l’impoverimento nel mondo non sarà più un obiettivo delle nostre società. Per conferma, basti considerare l’importante ridimensionamento degli obiettivi di lotta alla povertà a livello del sistema ONU rispetto al 1980!
Non ci sarà nemmeno un reale sviluppo sostenibile, come dimostrato dalla continua regressione degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO², dall’aumento degli investimenti nei combustibili fossili, dalla non messa al bando delle bottiglie di plastica, dalla regolamentazione lassista delle sostanze chimiche altamente tossiche , in particolare i pesticidi, e che gli Stati continuano ad “autorizzare” senza preoccuparsi della loro tossicità. Pensiamo a questo proposito in Europa alla crisidel REACH e alla proroga di dieci anni dell’autorizzazione del glifosato da parte dell’UE. In breve, quanto più le forme di vita conosciute diventano oggetto di appropriazione privata a scopo di lucro, tanto più la politica reale della vita è soggetta agli interessi dei nuovi “signori della vita” e ai loro imperativi di potere e rendimenti finanziari a breve termine.
Brevettare la vita per scopi privati e di profitto (ad esempio i semi) è sempre stato rifiutato perché la vita non appartiene all’uomo, ne facciamo parte. La Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1980 decise diversamente, giustificando la sua decisione “in nome” della libertà della ricerca scienkifica e “in difesa” degli interessi economici degli Stati Uniti.
Inoltre, mai prima d’ora gli esseri umani hanno ridotto il mondo naturale, concettualmente, a un insieme di “capitali naturali” e quindi ad “attivi finanziari”. I turiferari dell’economia dominante hanno proclamato che non esiste la società ma il on mercato, non esiste il sociale ma gli individui. I loro “discepoli” sono riusciti negli ultimi anni a far accettare l’idea che non esiste la natura ma il capitale “naturale”, sempre più artificiale, tecnologico e virtuale. Con la messa in Borsa dell’acqua da parte della Borsa di Chicago il 7 dicembre 2020 (già tre anni fa!) – apertura dei mercati finanziari dei prodotti derivati alle transazioni commerciali sull’acqua – gli elementi della natura avranno valore solo se sono soggetti alle logiche della proprietà privata, dello scambio di mercato e della valutazione del mercato finanziario.
La finanziarizzazione della natura ha raggiunto la sua formulazione più avanzata ad oggi in occasione della COP15-Biodiversità delle Nazioni Unite (Montreal, dicembre 2022). La comunità internazionale degli Stati ha fatto proprie le cosiddette proposte 30+.30+30, ovvero l’affidamento alle “Natural Capitals Corporations” – una nuova categoria di società creata dalla Borsa di New York (“Wall Street”) nell’ottobre 2021 – della gestione del 30% del mondo naturale del Pianeta, di cui il 30% fra i più degradati, per la loro salvaguardia e restauro entro l’anno 2030 (anno di chiusura dell’Agenda ONU 2015-2030 “Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”). Va notato che tali proposte sono state formulate in dettaglio nel gennaio 2021 nel “Protocollo sui Capitali Naturali”, sviluppato e firmato dalla Coalizione Capitali Naturali, composta da oltre 450 società industriali, commerciali e finanziarie private, attive nei settori della “risorse naturali”. Inoltre, la Coalizione dei Capitali Naturali ha ottenuto il sostegno dell’organizzazione Alliance for Nature (più di 70 organizzazioni, associazioni, fondazioni private per la difesa della natura, inclusa l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).
Lei comprende, signor Segretario Generale, la nostra preoccupazione, accentuata dal fatto che il capo economista dell’ONU è uno dei promotori della finanziarizzazione della natura,utilizzando le stesse argomentazioni avanzate dagli autori del Protocollo sui Capitali Naturali . Certamente, ciò s’inquadra nello spirito di apertura al settore privato da parte dell’ONU consacrato con la firma nel 2000 del Global Compact tra il segretariato generale dell’ONU e le principali multinazionali private. Il patto ha legalizzatola partecipazione del settore privato ai lavori delle Nazioni Unite senza diritto di voto. Nonostante questa restrizione, in vent’anni, l’influenza del mondo degli affari e della finanza sul lavoro delle Nazioni Unite non ha fatto altro che aumentare.La brevettazione privata del vivente e lai finanziarizzazione della natura sono indicatori illuminanti.
Signor Segretario Generale, l’inversione di valori è profonda.
Aver legalizzato la proprietà intellettuale privata sul viventeti ha significato la riduzione della conoscenza – lo spirito della creatività umana – a una merce, una questione per mercanti e proprietari rapaci. Ha trasferito il controllo della vita ai padroni dei dati e ha così ridotto la conoscenza a materia prima per le attività economiche. Siamo di fronte a uno dei più grandi errori storici commessi dai gruppi dirigenti mondiali.
Allo stesso modo, l’aver teorizzato la concezione che la natura sia un insieme di “capitali naturali”, il “capitale naturale” del pianeta, ha ridotto la natura a una categoria particolare dell’economia di mercato, il capitale. Questa economia però non è l’unica forma di economia possibile né, a nostro avviso, la migliore. La natura è sempre stata considerata come il quadro esistenziale di riferimento della vita. Ora è vista essenzialmente come un “asset”, di grande valore strategico per l’economia globale dominante. Questo è un vero e proprio furto della vita e della specie umana. È difficile vedere, in questo contesto, come si possa parlare di responsabilità umana ed etica universale. L’unica responsabilità che conta è verso i mercati finanziari, e l’unica “etica” universale (!?) sembra essere quella dell’arricchimento.
Il nostro timore è che la COP28 diventi una nuova grande opportunità per il mondo degli affari e della finanza per consolidare e consacrare l’orientamento a favore della finanziarizzazione della natura sotto la copertura degli imperativi finanziari dell’azione per il clima e dell’idea apparentemente positiva di “ mettere la natura” (in primo luogo) come capitale naturale al centro dell’azione per il clima.
Arriviamo così alla proposta
La proposta.
Per una rigenerazione cooperativa e mutualistica della vita della Terra a partire da Acqua, Cibo e Salute” “Il pianeta ACS”
Di fronte all’incapacità del sistema di fornire risposte alle crisi, la rigenerazione della può avvenire solo attraverso l’applicazione di valori edi principi opposti a quelli che stanno portando il mondo alla rovina.
I pilastri portanti del pianeta ACS
Innanzitutto i valori e i principi “costituzionali” del cooperativismo e del mutualismo planetario, liberati dalle incrostazioni e dalle deformazioni strutturali a cui sono stati soggetti negli ultimi quattro decenni (le eccezioni ovviamente non mancano). Questi valori e principi erano stati in grado di rigenerare il mondo del XIX secolo e promuovere la società del benessere del XX secolo a livello “nazionale”; soprattutto nella sua incarnazione più innovativa e ricca in termini di valori di giustizia, solidarietà, democrazia (e pace), nel modello scandinavo.
Ogg,i l’orizzonte planetario impone una rigenerazione della cooperazione e della mutualità. Un tempo forme socioeconomiche parallele all’economia di mercato dominante, oggi costituiscono necessariamente l’espressione della vita sociale su scala planetaria.
I campi d’azione della rigenerazione
Inizialmente, l’attuazione dei processi di rigenerazione devono partire da tre aree chiave per la vita e la giustizia: Acqua, Cibo e Salute, da qui il nome del progetto “Pianeta ACS”. Il loro sviluppo avràe un grande riverbero sul resto della società.
L’obiettivo è affrontare in modo integrato (indispensabile) la realizzazione dei diritti universali all’acqua, al cibo e alla salute, soprattutto a livello di principi e mezzi di azione; ancorato nei territori delle collettività e delle comunità di base; solidarista, cioè la condivisione delle responsabilità tra territori e istituzioni.
Un approccio del genere non sarà facile da applicare, le lacune e i conflitti attuali non potranno essere eliminati con un colpo di bacchetta magica. Ma questi tre ambiti, da cui dipende la costruzione di un futuro diverso per la vita, ben si prestano a incarnare gli spazi laboratorio privilegiati per una liberazione della vita sulla Terra dagli effetti dannosi della predazione in atto.
Le istituzioni sociali del pianeta ACS
L’ancoraggio ai territori, basato sui tre beni (e servizi) comuni pubblici globali essenziali per la vita, sarà raggiunto attraverso la creazione, a livello locale, di una nuova generazione di società cooperative e mutualistiche, sostenute da una nuova generazione di reti locali di ività.casse di risparmio e di credito pubbliche collettive. L’esperienza dimostra che, quando un territorio è in grado di garantire, come diritti, acqua, cibo e salute a tutti i suoi membri, la parte più importante del cammino della vita è compiuta. Ci sarà così una sicurezza collettiva dell’esistenza, anche grazie ad una capacità di resilienza comune a livello sociale, finanziario e tecnologico, così come un’efficace democrazia partecipativa.
I continenti africano, latinoamericano e asiatico sono particolarmente ricchi di queste ancore. Ma il loro potenziale per costruire un altro futuro è stato distrutto dalla violenza dell’accaparramento predatorio di terra e acqua da parte dei gruppi economici e tecnocratici dominanti in nome degli imperativi della globalizzazione della loro economia di mercato e del potere dei loro stati.
La rigenerazione non potrà avvenire nel quadro degli attuali mercati globali e della finanza globale. Dobbiamo lavorare per stabilire un sistema politico-istituzionale basato sullo sviluppo e sul primato di un sistema finanziario pubblico globale.
Oggi la finanza è nelle mani dei privati. Lo Stato non ha più il potere di creare moneta. È necessario creare istituzioni finanziarie pubbliche coerenti con gli obiettivi del “Pianeta ACS ”, ovvero il Banco Mondiale di Depositi e Prestiti e il Fondo Planetario per la Garanzia dei Beni Comuni Mondiali, sotto la supervisione di un Consiglio Mondiale per la sicurezza dei diritti universali .
È quindi necessario stimolare processi a lungo termine per il cooperativismo/mutualismo sociale planetario al servizio della salvaguardia e della cura della comunità globale della vita sulla Terra.
Sappiamo che l’ONU ha recentemente approvato la proposta di proclamare il 2025 anno internazionale delle cooperative. Questa è una coincidenza molto felice per noi.
Signor Segretario Generale,
Sarebbe possibile sostenere la creazione di un gruppo di lavoro globale indipendente incaricato di approfondire le questioni qui affrontate e di presentare una proposta alla fine del 2024 sulla rilevanza e fattibilità del progetto “Pianeta ACS”iqndt lanet EAS”?
Come Agorà degli Abitanti della Terra siamo pronti a partecipare e a dare il nostro modesto contributo alle idee e alle esperienze dei nostri membri.
Molte sincere grazie, signor Segretario generale, per la sua gentile attenzione e considerazione.
Primi firmatari
Argentina. Aníbal Ignacio Faccendini, Centro Interdisciplinaire del Agua, Universidad Nacional de Rosario UNR. Daniel Elías, professore UNR. Flavio Faccendini, Diplomatura del Agua y el Ambiente de la UNR .Belgique. Pierre Galand, ex senatore, presidente del Forum Nord-Sud. Christine Pagnoulle, professore emerito dell’Università di Liegi. ATTAC Bruxelles 2. ATTAC Liegi. Catherine Schlitz, presidente di Présence et Action Culturelles d’Angleur. Kim Le Quang, impiegato, e membro di Rise for the Climate. Marlène Wiame, impiegata, e membro di Rise for the Climate. Pietro Pizzuti, attore., autore. Bernard Tirtiaux, scultore, scrittore. Maria Palatine, arpista, cantante. Alain Adriaens, consigliere comunale, attivista per la sobrietà. Fabrice Delvaux, Kréativa. Jean-Claude Polet, professore emerito, UCL. Anne Rondelet, pensionata. Riccardo Petrella, professore emerito, UCL. Vincent De Cat, imprenditore. Paola Pizzuti, docente di educazione. Anne Molitor, cittadina. Françoise Deville, cittadina. Anne Sylvain, attrice. Aïka Mittler, scrittrice, traduttrice. Éric Brucher, scrittore, insegnante. Lisa Cogniaux, artista. Susann Heenen-Wolff, prof. dr. phil. Marie-Paule Kumps, attrice e autrice. Soumaya Hallak, soprano, 1,2,3 Speranza, Amore, Vita per la Pace! Bernard Cogniaux, insegnante. Olivier Bastin, architetto, presidente della Fédération des Associations d’Architectes de Belgique. Sylvie Lausberg, autrice e storica. Éric De Staerck, direttore del Théâtre des Riches Claires. Victor Lefevre, attore e regista. Éric D’Agostino, regista, musicista. Roda Fawaz, attore, autore. Karine Watelet, tecnico audiovisivo, Brasile. Marcos P. Arruda, Moema Viezzer, scrittrice, femminista. Armando De Negri, medico, Organizzazione latinoamericana della sanità. Marcelo Barros, teologo, monaco benedettino. Canada-Québec. Martine Chatelain, educatrice. Hélène Tremblay. Narratrice per l’Humanité. Pierre Jasmin, pianista, segretario generale di “Artistes pour la Paix”. Jean-Yves Proulx, cittadino impegnato. Cile. Luis Infanti De la Mora, vescovo di Aysén. Nicolás Labajos, educatore, Aysén. Comisión Justicia y Paz, Aysén de la Patagonia. Carlos Andrade Oporto, pastore evangelico, Coyhaique. Adriana Fernandez, educatrice. Egitto. Hoda Houssein, scrittrice, attivista ambientale. Mamdouh Habashi, architetto, fondatore del Movimento KIfaya (Basta). Anwar Moghith, professore e filosofo. Francia. Melissa Gingreau, la Boisselière, portavoce di “Mega-Bassines non merci”. Philip Veniel, sociologo. Laury Gingreau, la Boisselière. Jean-Pierre Wauquier, presidente di H²0 sans frontières. Alassane Ba, direttore del Centro umanista europeo per le professioni farmaceutiche. Jean-Claude Oliva, direttore del Coordinamento EAU Île-de-France, presidente dell’autorità idrica pubblica Est Ensemble. Yovan Gilles, artista teatrale, “Les périphériques vous parlent” e Université du Bien Commun di Parigi. Cristina Bertelli , “Les périphériques vous parlent” e Université du Bien Commun. Annie Flexer, documentalista, linguista, UBC, Patrick Viveret, filosofo, fondatore di “Les rencontres en Humanité”. Corinne Ducrey, presidente del Festival Chemin faisant, Giordania. Abla Abou Elbeh, ex membro del Parlamento. Iraq Hazem Mohamad Shoker, scrittore. Ibrahim Doulaymi, giornalista specializzato in questioni ambientali. Italia Roberto Savio, esperto di comunicazione di fama mondiale, presidente di Other News. Monastero del Bene Comunè/Vérone . Paola Libanti, pensionata. Luca Cecchi , agente di commercio, pensionato, attivista per l’acqua. Marinella Nasoni, ex sindacalista. Sergio e Clara Castioni, librai. Antonino Russo, dipendente pubblico. Domenico Rizzuti, ex sindacalista del settore ricerca, Forum italoo-tunisien. Consiglia Salvio, insegnante, attivista per l’acqua. Francesco Comina, scrittore, insegnante. Roberto Musacchio, ex europarlamentare, Transform Italia. Roberto Morea, Comitato europeo di Transform Europe. Elena Mazzoni, attivista politica di sinistra. Patrizia Sentinelli, ex ministro della Cooperazione internazionale, fondatrice di Altramente. Guido Barbera, presidente della CIPSI-ETS. Roberto Colombo, ex sindaco e presidente di un’azienda idrica pubblica in Lombardia. Maurizio Montalto, avvocato, presidente del “Movimento Blu”. Loretta Moramarco, avvocato, attivista per l’acqua. Michele Loporcaro, agricoltore biologico. Christian Troger, sindacalista. Anton Auer, ecologista, pensionato, Gina Abbate, Pax Christi. Mario Agostinelli, fisico, presidente di “Laudato sii”, Emilio Molinari e Oreste Magni, anch’essi membri di “Laudato sii”. Daniela Padoan, scrittrice e saggista. Paolo Ferrero, ex ministro del Lavoro, saggista. Paolo Ferrari, consigliere comunale, attivista per la pace. Paolo Rizzi, attivista ambientale, poeta e cantante. Carmelo Corso, insegnante. Alfio Foti, presidente dell’Altra Storia, Pina Ancona, pensionata. Silvana Risi, cittadina e membro della CVX. Bruno Risi, cittadino e membro dell’Associazione Murolo Napoli. Maria Bertone, pensionata, membro della CVX Italia. Libano. Lilia Ghanem, antropologa, caporedattrice di “The Ecologist” in arabo. Saad Mehio, giornalista, presidente del Club del dialogo regionale. Ezzedine Kassem, giornalista ed editore. Houssine Kobeissy, traduttrice e giornalista. Joud Haidar, poeta e medico. Ahlam Baydoun, professore, giurista. Libia. Abdallah Maatouk, editorialista. Abdel Kader Ghouka, ex ambasciatore e scrittore. Palestina. Anwar Abu Eisheh, ex ministro, scrittore. Sahar Quasmeh, membro del Parlamento. Youssef Salman, presidente di un’associazione. Portogallo. Joao Caraça, ex direttore scientifico della Fondazione Calouste Gulbenkian. Tunisia. Manubia Bengthahem, docente e attivista femminista. Rafic Boujdariah, medico e attivista. Samir Besançon, filosofo, medico e attivista ambientale. Samira Ghedish, insegnante e attivista comunitaria. Siria. Wagih Hamoud, ingegnere e attivista.
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