Scirocco, come il vento proveniente da sud che si scaglia impetuosamente sulle coste trapanesi. Un vento forte e potente, in grado di spazzare via tutto. Ma nella sua versione magrebina, “Shoruq“. E’ questo il nome scelto per la neonata associazione che vuole raccogliere la comunità LGBTQIA+ del territorio di Trapani.

Da giovedì sera l’associazione ha una sede, all’interno della chiesa evangelica valdese di Trapani. All’inaugurazione oltre trenta persone, perlopiù giovani e qualche loro familiare. In prevalenza del capoluogo ma anche provenienti dalla vicina città di Marsala.

Perché “Shoruq” domandiamo ad Enrica [1], una docente ventisettenne che giovedì s’è fatta portavoce di tuttə: « perché l’uso del termine magrebino ci appare più inclusivo e interculturale », risponde.

Poi spiega: « come lo scirocco anche la nostra associazione incarna perfettamente i valori e gli ideali del vento del cambiamento e dell’innovazione ».

« L’associazione Arcigay Palermo gruppo Trapani era presente da un po’ di tempo sul territorio trapanese – racconta Enrica – grazie alle idee e alle intraprendenti iniziative di Fabio e Leo che sentono l’esigenza di voler costruire insieme qualcosa di grande e di importante per la comunità LGBTQIA+ ».

Oggi, però, l’associazione diventa indipendente dal gruppo di Palermo ed assume una connotazione autonoma.

« Avere finalmente una sede fissa e stabile – aggiunge ancora l’attivista – rappresenta un modo per riunire le persone appartenenti alla comunità e per lottare insieme per i diritti, ma realizza anche un contesto di socializzazione LGBTQIA+ ».

« Rappresenta anche – prosegue – un importante traguardo per la città di Trapani ancora scarna e priva di realtà locali autonome ». Niente di eclatante, attenzione, la città è assolutamente indietro sui temi dell’inclusione, per tutti, non solo nei confronti dei giovani LGBTQIA+. Qui, barboni, neri, rom e islamici, sono ancora mal visti e additati come un animale allo zoo.

Quale è la situazione in merito alle condizioni delle persone LGBTQIA+, chiediamo ancora ad Enrica. « Sul territorio, purtroppo – ci risponde -, sono presenti ancora episodi di violenza psicologica, fenomeni di invisibilizzazione e omolesbobitransfobia. L’assenza o la scarsità di riferimenti culturali e di contesti queer sicuramente in passato, inoltre, non ha favorito la lotta per i diritti e le tutele giuridiche quali la PMA, le adozioni, il ddl Zan e via dicendo ».

« Adesso sarà possibile organizzare con più facilità iniziative ed eventi in grado di favorire la socializzazione, la lotta comune, la riflessione, ma anche il divertimento e l’allegria che non devono mai mancare! », conclude Enrica.

L’altra sera, inaugurando i nuovi locali, Enrica ha anche declamato un paio di poesie di cui è autrice. Una richiama proprio l’importanza dei diritti umani e civili oltre che della militanza.

Militanza

Passatempo del mio tempo libero,
sport del mio cuore,
svago carismatico e avvincente,
passione attiva e profonda.
Ho un vivo acceso interesse
un amore direi
per i miei ideali
e allora avanti:
lottare, combattere, amare.
Per me, per te,
per voi, per tutti coloro
che hanno spento la
loro voce mi batto!
Per te che ancora
non sei nato
e che forse nascerai
ricordati: resilienza e
resistenza sempre!
Diritti, diritti, diritti!

[1] Nota biografica

Enrica Valenza (Erice 1996), laureata in scienze filosofiche all’Università di Bologna con una tesi queer è insegnante di storia e filosofia. Scrittrice di poesie pubblica nel 2023 una raccolta di componimenti che hanno lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale e territoriale di Trapani e di dar voce all’espressione del libero amore.

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