Molti Paesi non stanno mantenendo le promesse di finanziamento per il clima. Eppure sarebbero comunque necessari più soldi.
Mentre i Paesi ricchi stanno mobilitando ingenti risorse interne per la transizione verde, molti Paesi poveri sono in attesa di fondi. Il sostegno finanziario promesso dai Paesi ricchi per la protezione del clima non si è finora concretizzato. Anche le promesse più recenti sono troppo basse, criticano molte ONG e le Nazioni Unite.
Molte promesse sono in ritardo di anni, riassume l’agenzia di stampa AP in occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Bonn in ottobre, durante la quale è stato promesso un totale di 9,3 miliardi di dollari. I fondi sono destinati a rimpinguare il Fondo Verde per il Clima con sede in Corea del Sud. Grandi Paesi come gli Stati Uniti e la Cina non hanno ancora onorato le loro promesse.
Stati Uniti e Cina stanno indugiando
AP critica in particolare gli sforzi degli Stati Uniti. Dei tre miliardi di dollari promessi nove anni fa per il Fondo Verde per il Clima, ne hanno forniti solo due. E degli 11,4 miliardi di dollari che il Presidente Biden si è impegnato personalmente a destinare ai Paesi in via di sviluppo, il Congresso ne ha approvato solo un miliardo. Gli Stati Uniti non hanno offerto nuovi fondi alla conferenza di Bonn.
La Cina insiste sul fatto che è ancora un’economia emergente e che finora ha aderito solo ad alcuni round di donatori. Dei soli 3,1 miliardi di dollari che la Cina ha promesso ai Paesi più poveri in sette anni, il Paese ha finora erogato solo il dieci per cento. In confronto: la sola Germania ha promesso 2,1 miliardi di dollari all’ultima conferenza dei donatori a Bonn.
ONU: mancano diversi trilioni di dollari
Nel 2023, decine di migliaia di persone sono morte a causa di disastri alluvionali in Libia, India e Pakistan. In Pakistan, si stima che le inondazioni abbiano distrutto beni per un valore di 30 miliardi di dollari.
Nel 2030, tra sette anni, 500 milioni di persone saranno esposte a temperature pericolosamente elevate. Questo secondo un’analisi del Washington Post e di Carbon Plan, una ONG che si occupa di ricerca sul clima. L’Asia meridionale e il Medio Oriente saranno particolarmente colpiti.
Il 2023 sarà un anno di delusioni, afferma al quotidiano statunitense Washington Post Khadeeja Naseem, ministra del clima e dell’ambiente delle Maldive. “È un disastro dopo l’altro. Non riusciamo a stare al passo con gli effetti della crisi che già esistono”. Dei 100 miliardi di dollari all’anno promessi dai Paesi donatori entro il 2020, mancano all’appello fino a 17 miliardi di dollari all’anno.
A Bonn, il ministro tedesco per lo Sviluppo Svenja Schulze ha dichiarato di ritenere sempre più responsabili i Paesi che non appartengono ai donatori tradizionali, come gli Stati del Golfo e i pesi massimi delle emissioni come la Cina.
A settembre le Nazioni Unite hanno stimato in diversi trilioni di dollari il deficit di finanziamento globale per superare la crisi.
COP28: questa volta è tutta una questione di denaro
La questione del denaro sta già causando tensioni in vista della conferenza mondiale sul clima COP28, che inizierà il 30 novembre a Dubai. Le promesse di finanziamento non mantenute sono un grosso peso per i negoziatori.
Secondo un bilancio globale pubblicato dalle Nazioni Unite a settembre, i 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi donatori hanno promesso finora sono ancora molto lontani dai trilioni necessari per sviluppare l’energia pulita. I finanziamenti da tutte le fonti devono essere “drasticamente aumentati”. Una delle raccomandazioni dell’ONU è quella di riorientare i sussidi ai combustibili fossili, che hanno raggiunto livelli record.
“Ridurre i sussidi ai combustibili fossili”, raccomandano le Nazioni Unite
Anche l’istituzione e il finanziamento di un Fondo per le perdite e i danni da parte dei Paesi industrializzati, concordato alla COP27, non sta facendo progressi. Ciononostante, i Paesi industrializzati stanno aumentando le sovvenzioni per i progetti di energia pulita, senza però fornire aiuti internazionali. Tutto ciò ha irritato molti Paesi in via di sviluppo.
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale stanno discutendo le riforme per aumentare i finanziamenti legati al clima. Mentre le battaglie politiche, gli ostacoli burocratici e i dibattiti sulle nuove regole ostacolano l’erogazione dei fondi promessi, i Paesi in via di sviluppo ed emergenti sperano nei finanziamenti privati.
Secondo Adnan Amin, responsabile del vertice COP28, l’aumento dei fondi provenienti dal settore privato è una delle priorità. Ciò significa che è qui che ci sono le maggiori possibilità di raccogliere i fondi urgentemente necessari. Nel 2021, le banche di sviluppo hanno mobilitato solo 25 centesimi di capitale privato per ogni dollaro di finanziamento per il clima.
Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid.