Tregua a Gaza
Sotto la pressione dell’opinione mondiale compresa quella israeliana , con la mediazione del Qatar e dell’Egitto e con la pressione degli USA, si è arrivati ad un accordo tra Hamas e il governo Israeliano annunciato formalmente qualche ore fa dal Qatar.
L’accordo prevede una tregua ed un cessato il fuoco di quattro giorni, il blocco dei voli di ogni genere sulla Striscia di Gaza per sei ore al giorno, la liberazione di 50 ostaggi Israeliani in mano a Hamas di cui 32 minori e otto donne, in cambio lo Stato di Israele deve liberare 150 detenuti palestinesi , giovani e donne.
L’accordo prevede inoltre l’accesso di quattro camion di petrolio/energia al giorno compreso il gas e l’aumento dei tir carichi di medicinali, acque e viveri alimentari .
Una tregua non umanitaria come si è detto sempre, ma credo abbia l’odore tutto politico e militare in quanto entrambi le parti hanno necessità in questo senso.
Il governo israeliano ha necessità di dimostrare all’opinione pubblica il suo interesse e volontà di liberare gli ostaggi in quanto è accusato di poca sensibilità al caso e Hamas sicuramente ha necessità di raccogliere se stessa e di avere un respiro in particolare modo di fare entrare energia, viveri e medicinali per la popolazione civile.
Il Gabinetto israeliano ha già approvato l’accordo a maggioranza con il voto contrario dei ministri di estrema destra, in cambio ha incassato il sostegno dell’opposizione .
Il Governo israeliano ha già pubblicato la rosa dei nomi palestinesi che comprende un elenco di oltre 300 detenuti palestinesi per permettere la presentazione di eventuale ricorso contro cosi come prevede la legge.
L’accordo prende il via domani giovedì 23 novembre, la difficoltà oggettiva riguarda la modalità di radunare gli ostaggi da parte degli uomini di Hamas senza essere presi dai droni e/o dai militari israeliani per portarli poi in Egitto con la Croce rossa dove sono presenti i mediatori dell’Egitto e del Qatar.
Verranno consegnati all’Autorità israeliana che li trasferirà in ospedali dentro Israele per controlli sanitari.
Dopo questo passaggio Israele deve fare la sua parte liberando i 150 detenuti palestinesi che andranno a casa loro sia in Cisgiordania che a Gaza.
Il Governo israeliano ha dichiarato che è un accordo difficile, ma è necessario e Hamas dichiara di avere ottenuto quasi tutte le sue richieste “ tregue, lo scambio con detenuti palestinesi , l’aumento degli aiuti umanitari, i medicinali e l’ingresso dell’energia ” .
E’ un accordo molto fragile e potrebbe saltare in qualsiasi momento sia per motivi logistici che il carattere politico dell’accordo stesso.
La difficoltà del Primo Ministro israeliano di realizzare una vittoria sul campo per recuperare la fiducia persa dell’opinione pubbliche israeliana potrebbe portarlo a rallentare e non applicare il suddetto accordo, dall’altra parte ciò vale anche per Hamas che ha una difficoltà enorme a radunare gli ostaggi dai loro nascondigli e non essere osservati, visto la forte presenza dell’esercito Israeliano in un fazzoletto di terra quale è la strisce di Gaza.
Inoltre l’accordo è solo per la Striscia di Gaza e quindi non comprende la Cisgiordania , oramai tutti i giorni teatro di aggressione israeliana, a Hebron, Jenin. Nablus, Jerico, Betlemme, Tobas, Ramallah, Bet Sahor , dove sono stati arrestati oltre 3000 palestinesi dal 7 ottobre ad oggi e sono stati uccise 195 persone sia dall’esercito che dai coloni israeliani.
Da ricordare che l’accordo non comprende tutte le forze della resistenza palestinese che sono più e meno coinvolte in questa assurda guerra, di conseguenza nessuno potrebbe sentirsi vincolato di questo accordo.
L’auspicio e l’augurio è che i paesi che hanno mediato faticosamente l’accordo debbano vigilare per il suo rispetto e la sua applicazione, perché il suo equilibrio è molto debole.
In secondo luogo credo che la Comunità internazionale potrebbe operare per potenziarlo anche attraverso l’approvazione di qualche risoluzione vincolante del Consiglio di Sicurezza.
Ieri i paesi aderenti ai Brics hanno già detto la loro dichiarando che non si realizzerà la pace in Medio Oriente senza una soluzione giusta della causa palestinese.
Da tenere presente anche che nei giorni scorsi la Cina ha convocato vari Ministri degli Esteri del Medio Oriente per presentare la sua visione della zona, nominando il suo delegato speciale per il Medio Oriente .
Non è abituale questa nomina, perché fino a qualche tempo fa era quasi un monopolio di certi stati potenti come gli USA, ma evidentemente la Cina di oggi si sente anche potente alla pari degli USA.
Ora tocca alla UE e alla Lega Araba e certamente agli USA promuovere azioni concrete non solo per fare funzionare questo accordo, ma per prolungarlo nel tempo, offrire assistenza alla popolazione civile e adottare una risoluzione vincolante del Consiglio di Sicurezza e in fine la convocazione di una Conferenza internazionale per la pace.
Milad Jubran Basir , giornalista italo-palestinese.