Questo sabato pomeriggio ferrarese non è stato solo shopping e passeggiate lungo il corso, ma anche un vivace corteo organizzato da “Giovani e Palestina” e “Cittadini del Mondo”. “Gaza: Fermare il massacro” è il motivo per cui in circa 200 siamo sfilati per le vie della città. Vie piuttosto laterali, purtroppo, non quelle centrali (o una piazza) che gli organizzatori avevano chiesto alla Questura e che sono state negate. In compenso, le forze dell’ordine erano presenti con almeno una trentina tra carabinieri e poliziotti locali, più vari veicoli. Ma il corteo si è svolto regolarmente e pacificamente, guidato da un furgone con a bordo tre giovani che lanciavano cori ripresi da tutta la folla di partecipanti, tra cui spiccavano tante famiglie arabe con bambini, molti giovani, e vari cittadini di ogni età e origine. “Palestina libera”, “Cessate il Fuoco ora”, “Viva la Palestina” erano le frasi più ripetute, alternate a musiche arabe e alla mitica “Bella Ciao”.
Tantissime le bandiere palestinesi sventolate o indossate sulle spalle. Ma c’erano anche varie bandiere della Pace, portate da membri della Rete per la Pace e simpatizzanti del Movimento Nonviolento, che a Ferrara è ben presente. La pace non era, in realtà, il focus della manifestazione: l’accento era marcatamente posto sulla necessità di libertà per il martoriato popolo palestinese, sul diritto alla lotta e all’autodeterminazione, sulla resistenza e naturalmente sul genocidio in corso. Tra le scritte più significative dei tanti cartelli, infatti, si leggeva: “Resistenza non è terrorismo”, “With 75 years under occupation, Palestinians don’t want peace, we want freedom” e “”Colonizzati, massacrati, affamati, bombardati e poi… incolpati”.
Forse sarebbe stato bello e importante riuscire a coniugare le sacrosante istanze di giustizia e libertà con la ferma condanna di ogni violenza e guerra. Ad esempio, avrebbe fatto piacere ascoltare tra i cori non solo quello che gridava “Israele terrorista”, ma anche parole di netto biasimo per Hamas. Ad ogni modo, le oltre 200 persone che, pur con sfumature diverse, hanno unito le voci per denunciare gli orrori in corso in terra palestinese e chiedere ai governi di intervenire per fermarli sono un segno che la coscienza collettiva è ben desta, nonostante certi poteri vogliano “addormentarla”. Domani pomeriggio un altro corteo, sempre organizzato da “Giovani e Palestina” sfilerà nel centro di Bologna. Per non rassegnarsi e “restare umani”: com’era scritto – una lettera per persona – nei cartelli al collo di tredici partecipanti.