Ultimamente fioccano video con questa introduzione: “Attenzione, le immagini che seguono non sono adatte a un pubblico impressionabile”. Bene: attenzione, lo scritto che segue non è adatto a un pubblico impressionabile.
Domenica pomeriggio presso l’Ateneo libertario di Milano si è svolto un incontro con alcuni rappresentanti della comunità colombiana che vivono in Italia da molti anni. L’obiettivo era chiaro: far conoscere una storia sconosciuta a quasi tutti e tutte noi.
In Colombia, tra il 2002 e il 2008, la repressione dell’esercito nei confronti della guerriglia fece un’operazione pazzesca, criminale: dal momento che i finanziamenti (anche dall’estero, indovinate da dove?) erano proporzionali al numero di guerriglieri uccisi e ogni soldato riceveva a sua volta un “premio” per ogni “nemico” ucciso, fu presto fatto. Bastava presentare dei corpi senza vita, dire che erano guerriglieri e passare alla cassa.
Così è stato fatto per anni.
Poiché uccidere un guerrigliero è in genere piuttosto pericoloso, dal momento che questi hanno la caratteristica di nascondersi ed essere pure armati, hanno pensato bene di prendere un po’ di giovani e di trasformarli in guerriglieri.
Proviamo a immaginare la riunione dove hanno incominciato a immaginare l’operazione:
“Bisognerebbe ammazzare qualcuno e poi dire che è un guerrigliero….”
“Basta che siano giovani, ma dove li troviamo?”
“Andiamo nel quartiere X, è pieno di famiglie arrivate in città in cerca di lavoro, sono poveri, vengono da fuori, cercano lavoro, sono imbranati”
“Si!! Potremmo andare lì e offrire loro un lavoro, chiedergli di seguirci….”
“Anzi diciamo pure che all’inizio il lavoro sarà così tanto che per qualche tempo non potranno comunicare con le famiglie…”
“Perfetto! Poi li ammazziamo e diciamo che sono guerriglieri.”
“Ma dobbiamo vestirli da guerriglieri, mica sono straccioni i guerriglieri….”
“Eh già….”
” Non sarà mica difficile, gli mettiamo una mimetica e degli stivali ed è fatta”
“Delle belle foto e via….”
“Quelle famiglie di straccioni piangeranno un po’, poi se ne faranno una ragione….”
“Money, money money, money!!!!”
Probabilmente è andata così. Ma non avevano considerato alcuni dettagli. Le madri, mi spiace, sono sempre madri, lo sanno bene in Argentina, dal momento che queste sono diventate una spina conficcata nel fianco della dittatura.
Così anche in Colombia le madri hanno cominciato a cercare i figli, a pretendere di sapere che fine avessero fatto. le più “fortunate” hanno riavuto i corpi, le altre li cercano ancora. Non solo: le madri non hanno certo creduto che quei loro figli fossero combattenti morti in scontri a fuoco. Era impossibile, ma bisognava dimostrarlo: era la loro parola di povere donne contro quella di alti ranghi militari.
Le donne hanno guardato bene i loro figli, quei corpi, le foto…. Li avevano vestiti da guerriglieri. Avevano messo loro anche dei begli stivali. A volte addirittura nuovi. Ma erano spesso numeri sbagliati, a volte troppo piccoli per i loro piedi, altre volte grandissimi. Soprattutto, a volte erano due destri o due sinistri, o messi al contrario, come fanno i bimbi.
Ecco la prova.
Erano stati spogliati e rivestiti.
C’erano altre cose che avevano insospettito i familiari: tra i giovani scomparsi alcuni erano disabili; inoltre il numero di quelli “uccisi in combattimento” uguagliava o superava il numero dei presunti guerriglieri, che però sembrava non diminuissero affatto!
In quegli anni le sparizioni dei cosiddetti “falsi positivi”, ovvero presunti guerriglieri uccisi, furono migliaia.
Poi le donne si sono organizzate. Si chiamano MAFAPO: Madri di Falsi Positivi. Infine il governo ha ammesso la responsabilità di 6.402 morti. Quanti di più in realtà? Allora hanno cominciato a manifestare portando come simbolo stivali dipinti da artisti, per riportare alla vita quel simbolo di morte.
La serata di ieri, condotta dalla splendida Celmira, era finalizzata a raccogliere fondi per il tour che due di queste madri stanno facendo in Europa. In questo momento sono in Francia e termineranno intorno alla prima settimana di dicembre in Italia.
Per chi sta a Milano: il 17 dicembre presso Casaloca, in via Sarca 183, ci sarà un’apericena con proiezione, dibattito e concerto per finanziare l’arrivo della delegazione delle donne del MAFOPO.
Pretendono Verità e Giustizia.
Cercate informazioni e fatele girare: il silenzio uccide.
Foto del Collettivo Colombia Paz Justicia Social