Per rispondere alle accuse ricevute a causa della sua mancata partecipazione al Lucca Comics per via del patrocinio dell’ambasciata israeliana e per riportare la vicenda alla sua vera dimensione, Zerocalcare, artista solidale con la causa palestinese e curda, ha pubblicato su “Internazionale” una cronaca a fumetti. Ve la consigliamo: QUI.
Zerocalcare conclude scrivendo:
“Ci sta una semplificazione che la logica di guerra impone per cui chiedere la fine dei bombardamenti a Gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si moltiplicano in giro per il mondo. Per me ‘sta roba è inaccettabile, visto che da tutta la vita penso che la memoria vada ricomposta. Così lo sfregio delle pietre d’inciampo a Roma è un attacco alla nostra memoria collettiva e le stelle di David fatte a Parigi sono una ferita inferta a tutti. Ma l’odio per ogni forma di antisemitismo e di razzismo non dovrebbe significare chiudere gli occhi di fronte ai bombardamenti che stanno martellando Gaza, come racconta chi pretende di schiacciare e blindare il dibattito. Per me è l’esatto contrario.
Io non sono il più sveglio della cucciolata, lo so, ma con tutte le contraddizioni del caso cerco di riportare sempre tutto ad una visione del mondo complessiva e coerente, che si basi sull’idea della convivenza tra i popoli oltre gli Stati nazione, in cui non esistono morti di serie A e morti di serie B. Per me la coerenza non è dire: siccome sono contro il fondamentalismo, allora Israele ha diritto di ammazzare migliaia di palestinesi per vendetta. Per me significa dire che proprio perché considero atroci i massacri subiti dai civili israeliani, non posso che considerare altrettanto atroce la punizione collettiva a cui sono sottoposti i civili palestinesi.
Finché non cambiamo la prospettiva da cui guardare il mondo, finché continuiamo a fare il tifo per uno Stato contro un altro, continueremo a scegliere quale massacro giustificare e quale condannare, magari sulla base di interessi commerciali o militari che spesso hanno poco a che fare con gli ideali. Io preferisco spostare il focus sui popoli e sulla necessità di convivere da eguali e le bandiere degli Stati, specie quelli in guerra, raramente vanno in quella direzione”.