Riceviamo e pubblichiamo da Milad Jubran Basir , giornalista italo – palestinese :

“L’esercito israeliano, supportato dalle potenze occidentali, non risparmia nulla a Gaza.

Purtroppo, oltre il personale sanitario, le ambulanze, le scuole, gli ospedali , le sedi della protezione civile e le scuole, le sedi dell’Unrwa, le Moschee , ora tocca alle chiese.

Il Ministero della Sanità Palestinese denuncia il massacro di 16 cittadini palestinesi di fede cristiana avvenuto durante la notte di giovedì scorso alla Chiesa ortodossa di Gaza .

La Chiesa oltre ad essere un luogo di culto e di preghiera, per i fedeli cristiani di Gaza è diventata anche un rifugio per tanti cittadini in questa guerra assurda e disumana.

L’ennesima tragedia che si somma a tante altre purtroppo senza nessuna reazione da parte di nessuno, il mondo e la comunità internazionale è impotente , se non indifferente , di fronte a ciò che sta subendo il popolo palestinese .

Dobbiamo tutti fare la nostra parte per mettere fine a questa immane tragedia per il cessate il fuoco immediato e fare arrivare i medicinali, il cibo e l’acque alla popolazione civile che è allo stremo , nessuno può dire che non sapeva , chi tace è complice.

Non siamo numeri!

“Mi chiamo Viola Al-Amash. Ho 26 anni e sono appena diventata la mamma della piccola Alya. Ho studiato all’università di Al-Ahzar e lavoro alla Caritas di Gaza come tecnico di laboratorio, al servizio della mia gente martoriata. Non dite che sono cristiana. Non importa. Sono palestinese, e sono morta nella Chiesa di San Porfirio a Gaza, morti anche mia figlia e mio marito, mia sorella, il marito e i 3 figli piccoli. Un nemico spietato ci ha falciati mentre cercavamo rifugio in un luogo sacro che ritenevo inviolabile. La mia bambina non diventerà mai grande. Alya non c’è più.”

“Mi chiamo Bisan , sono al 3° anno di Medicina e amo follemente il mio gatto. Non vedo l’ora di poter curare la mia gente e sogno una grande casa con tanti gatti e tanti fiori. La mia frase preferita: la mia vita è il perfetto cimitero delle speranze sepolte. Non scrivete che sono musulmana, non importa. Sono palestinese e sono morta con tutta la mia famiglia durante un attacco aereo a Gaza. I miei genitori, i miei fratelli ed il mio gatto sono tutti morti assieme a me. Abbiamo fatto il possibile per sopravvivere ma il nostro destino è segnato dal giorno in cui nasciamo.”

Noi palestinesi, cristiani e musulmani uniti, chiediamo al mondo civile e democratico giustizia, libertà e pace; chiediamo di avere il diritto di proclamare a gran voce la nostra autodeterminazione, di avere un nostro Stato in base al diritto e alla legalità e al diritto internazionale.

Chiediamo alla società civile italiana di sostenerci in questa fase storica e determinante nella nostra lotta di liberazione.

C’è bisogno di mediatori, di diplomazia, di gente di buon senso e di buona volontà che faccia il possibile per il raggiungimento urgente di un cessate il fuoco, andando poi ad aprire una trattativa che assicuri una pace duratura, attraverso il rispetto dei diritti umani per tutte le popolazioni che vivono nella regione, nessuno escluso.”