« Al World Congress for Climate Justice di Milano si sono riuniti decine di gruppi e collettivi ambientalisti. Questa volta non per contestare un vertice di potenti, ma per comporre la propria agenda, condividere saperi e pratiche », si fa sapere Federico Scirchio inviato di Jacobin Italia [1].
« L’evento milanese ha riunito più di 60 sigle tra collettivi, associazioni e gruppi politici che compongono il folto arcipelago della giustizia climatica », precisa il giornalista.
In buona sintesi, questa la “lettura” di Scirchio: « il punto di partenza della convergenza tra movimenti durante i quattro giorni di assemblee è il fallimento delle “soluzioni di mercato” alla crisi climatica, cioè delle proposte uscite dalle varie Cop negli ultimi 25 anni. Per questo motivo, ogni gruppo presente ha concordato sul posizionare la lotta ai cambiamenti climatici all’interno del campo anticapitalista, dal momento che le cause profonde e complessive della crisi ecologica vengono individuate nel modello socio-economico dominante ».
Da ambientalisti ad eco – socialisti? Non c’è accordo
Probabile che a questa evoluzione anti-capitalista del movimento climatico abbia contributo il fatto che un « movimento apparentemente omogeneo dei Fridays For Future si è andato sgonfiando un po’ dappertutto (per via della pandemia e di altri fattori che nessuno si è preso la briga di analizzare seriamente) e al suo posto sono emerse realtà più piccole e sfaccettate, spesso incentrate su lotte territoriali » spiega Antonella De Biase di “Rivista Studio” [2].
La cosa non è stata apprezzata da tutti: « durante le assemblee a cui ho partecipato si sono scaldati gli animi, si è utilizzata (forse troppo) spesso una semantica legata al marxismo, in un quadro teorico che mi è sembrato a volte lontano da quello dei delegati gen Z più attivi su altri fronti », ha commentato ancora la De Biase [2].
O come dimostra quest’altro commento riportato sempre dalla De Biase: « “Dopo la rivoluzione ci toccherà improvvisare, perché essere vivi è anche questo. Ma una cosa è certa: se non abbiamo un piano non accadrà niente”, ha tuonato João Camargo di Climaximo ».
In conclusione dei “lavori” assembleari, comunque, « il Congress ha costituito l’infrastruttura della “Prima Internazionale Climattivista” e, quindi, un coordinamento permanente di tutte le lotte climatiche della Terra » [1].
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Fonti e Note:
[1] Jacobin Italia, 19 ottobre 2023, “Verso la «Prima Internazionale Climattivista»”.
[2] Rivista Studio, 16 ottobre 2023, Antonella De Biase, “Com’è andato il primo World Congress for Climate Justice”.